L'ultimo treno per Venezia

 

 (Giovanni Volpon)

 

 

Martedì, 18 novembre 2008.

Esterno notte stazione di Carpanè Valstagna (provincia di Vicenza),ore 20.30 circa, minuto meno, minuto più. Serata fredda ,umida , con foschia tendente alla nebbia. Il marciapiede ed i sassi sul tratto di massicciata sono roridi per le piogge dell’autunno inoltrato. Una luce fioca illumina la scritta blu sul muro color crema della stazione che a quest’ora è quasi deserta . Il passaggio dei veicoli nella vicina statale 47 della Valsugana ,che qui si restringe, e’ rado date l’ora e la stagione. Il baretto vicino ha già abbassato la serranda e le persiane delle poche case vicine sono chiuse. Del resto siamo nel produttivo Nord-Est del 21°secolo (un pò meno produttivo di quello della fine del 20°) ove, dopo le 20 ,se pur con qualche eccezione, ci si chiude in casa ,si riposa o si smaltisce qualche ombretta di troppo per essere pronti a laorar di più il giorno dopo (schei,solo schei, sempre schei e nient’altro che schei).

 In questo desolato silenzio e quasi silenziosa desolazione c’è traccia di presenza umana.

E’ un viaggiatore che attende il treno per Bassano del Grappa e Venezia delle 20.54 seduto su una delle panche di legno della sala d’aspetto  color marrone indefinibile  consunte dal tempo ,dalle attese di treni in arrivo e partenza, dal fondo di pantaloni, di tute da lavoro, di gonne meno o più lunghe  e pantaloncini più o meno caldi  .

La sala è illuminata (si fa per dire) dalla tremula e fredda luce di una lampada al neon. Dovrebbero esser due, ma siamo in tempi di risparmio energetico o forse (più  probabile) in presenza di carenze di minuto mantenimento .

Il viaggiatore in questione si chiama Lucio, ha 35 anni ed è single. Il motivo della sua presenza nelle lande della Valsugana è legato alla partecipazione ,in qualità di rappresentante di una società di software di cui è socio al 33,3 periodico per cento, ad una gara di appalto indetta dal comune di Valstagna per l’aggiornamento del sito Internet.

Per la società da lui rappresentata è andata male . Hanno gareggiato “pulito”, senza network di conoscenze e l’appalto è stato assegnato ad una società di un comune della Provincia di Vicenza (di Mason ,per la precisione) e non ai “foresti “ de Venezia. Qualche malizioso potrebbe pensare ad interessi localistici , ma nel virtuoso Nord –Est questo non capita (quasi) mai.   

Lui ed i suoi soci preferiscono non sacrificare valori,dignità ed amor proprio alla logica del far fesso qualcun altro.

Lucio, in particolare appartiene alla categoria di quelli che leggendo Omero parteggiava per Ettore e non per Achille che, per una sorta di nemesi (secondo la sua personale esegesi) fu trafitto al tallone da una freccia scoccata dal pavido e regale fedifrago di nome Paride.

Mentre è immerso in amare riflessioni su quanto capitato nel pomeriggio ,alle 21.00 (con qualche canonico minuto di ritardo) si profila la sagoma della motrice bianca sui fianci ed amaranto sul frontale.

Il treno si arresta sul binario e scendono 2 infreddoliti viaggiatori.

Lucio sale sul vagone centrale (in medio stat virtus ,penserebbe qualcuno) e si siede sul sedile accanto al finestrino posizionando la testa con lo sguardo rivolto nella direzione di marcia del treno.

Tre o quattro file più avanti c’è un gruppo di ragazzi che ridono e chiacchierano ascoltando musica per la serie casino sì ma non troppo.

Lucio è per indole tollerante e comprensivo nei confronti dell’esuberanza adolescenziale, ma il suo stato d’animo lo spinge, in questa serata novembrina , a cercare un posto dove rimanere solo coi suoi pensieri.

Si alza e si porta nella carrozza di coda (non è l’Orient Express, sono tre carrozze e basta).

La carrozza sembra esser deserta , ma la presenza di una valigia color beige sulla griglia portabagagli annuncia la presenza di un altro(a?) viaggiatore (trice?).

Il particolare stimola comunque la sua curiosità anche se ha deciso di non offrire e ricevere spunti per una conversazione .

Si siede , allenta i bottoni del soprabito che indossa ,ruota la testa in direzione del corridoi etto che separa la fila dei sedili e  vede avanzare una figura femminile. La donna incede con passo spedito ed elegante nonostante i sobbalzi del treno. Indossa un giubbotto bianco tipo Monclair(chiamiamolo bomberino per non far pubblicità) ,una kefia a quadretti bianchi e rossi intorno al collo, un  maglioncino a dolce vita bianco, un paio di jeans abbastanza aderenti da disegnare il profilo delle cosce ed un paio di scarponcini color blu Abbigliamento casual, ma con un felice accostamento di colori “ton sur ton”.Il suo volto ovale regolare è coronato da una chioma bionda e riccioluta e l’incarnato quasi latteo è punteggiato da efelidi .Sotto gli occhiali con montatura blu a lenti circolari risaltano un paio di occhi color azzurro chiaro . Età : sui trenta. (più meno che più)

La donna , giunta in prossimità del sedile dove si è accomodato o meglio quasi sbragato Lucio si ferma, si appoggia al bordo superiore dello schienale e volge lo sguardo verso di lui. I loro sguardi si incrociano per un breve lasso di tempo . Gloria (sveliamo l’ identità della muliebre presenza a questo punto )  avverte chiaramente la sensazione di” deja vu” nello scorgere il volto un po’ scavato e con gii zigomi sporgenti Lucio sovrastato da naso di profillo greco,occhi castani e chioma con capelli ricci  con qualche punteggiatura biancastra.

A quanto pare (non pare,così è, anche se non vi pare) si sono riconosciuti a vicenda!  

Lucio la saluta per primo chiedendo:

-“Ciao Gloria, come stai e come mai su questo treno? “-  . Gloria replica in modo interlocutorio con un’altra domanda – “ E tu?” che ,anche se espressa con una congiunzione ed un pronome, è, concettualmente speculare a quanto ha chiesto Lucio.

Nel divenire delle loro  esistenze c’è questo incontro sorprendentemente  casuale e casualmente sorprendente.

Lucio paga - giustamente – lo scotto di aver riconosciuto Gloria per primo ed inizia a raccontare gli anni di precariato dopo essersi laureato in Ingegneria Informatica all’Università di Padova dopo i vani tentativi di intraprendere la carriera universitaria ma faceva la fine di tanti eterni secondi del ciclismo come Poulidor . Aveva sempre un Anquetil davanti .E cosi con altri due suoi ex compagni di studi aveva creato una spcirtà di software che sopravviveva in un settore carico di concorrenza dribblando di volta in volta ostacoli burocratici,finanziari e sgambetti di concorrenti sleali.

Per doveroso raccordo storico, Lucio e Gloria si erano conosciuti a Venezia quando Lucio era prossimo a laurearsi e Gloria iniziava la sua carriera universitaria di studentessa presso la scuola di conservazione e produzione di beni culturali.

L’inizio del loro amore era stato travolgente non solo per la corrispondenza di amorosi sensi . Erano profondamente innamorati ,cio’ che si definisce  poeticamente un corpo ed un anima  (Wess e Dori Ghezzi ci fecero un duetto ed una canzonetta, ma poi Dori Ghezzi per redimersi divenne la compagna di Fabrizio De Andrè ).Poi ,col tempo ,si erano lasciati ed i rispettivi corpi e le rispettive anime erano andati alla ricerca di altri corpi e di altre anime che li corrispondessero con la stessa intensità . La ricerca era ancora in corso per entrambi. Non che non avessero avuto storie, storielle o storiacce dopo che si erano lasciati per il logorio del tempo ( o dell’amore?),ma non era la stessa cosa.!

Comunque sia ,i loro incontro sul treno per Venezia (città dove entrambi vivevano) dopo che si erano persi di vista per anni dimostra la profonda verità delle parole che Chandler fa pronunciare ,al termine di un’indagine che gli ha lasciato l’amaro in bocca , da Philip Marlowe, con  la voce impastata dal whisky ed arrochita dal fumo delle Lucky Strike  (almeno à così nella versione cinematografica):-” Non addio, tanto si finisce sempre per rivedersi da qualche parte -“.

 

Mentre il treno stava proseguendo la sua corsa in direzione di Venezia, Gloria racconto’ le sue vicende personali che l’avevano portata, pur avendo conseguito una laurea importante  presso una Università di prestigio come Ca’ Foscari  , a girare le scuole delle Provincie di Venezia, Rovigo,Padova e ,da ultimo Trento per inseguire incarichi d’insegnamento precari nel tempo ed anche nello spazio. L’ultimo incarico assegnatole dallo stellare Ministero della Pubblica Istruzione (per la precisione si dovrebbe togliere pubblica ed aggiungere università e ricerca per essere burocraticamente corretti e correttamente burocratici) consisteva in   una supplenza di due mesi come insegnante storia dell’arte liceo artistico di Trento. Per sua fortuna, non si era dovuta subire lo stress da pendolare sui mezzi pubblici perché era stata ospite presso l’appartamento che la sorella minore di nome Lidia ,studentessa di sociologia,occupava con altre tre sue compagne di studi. Un modo per tornare indietro nel tempo, ma anche un modo (purtroppo) per vedere un futuro che stenta a decollare a fronte di un presente che sa troppo di “vorrei ma non posso”..  

In modo del tutto inaspettato il tempo che Lucio intendeva trascorrere solo con i suoi pensieri era invece divenuta un’occasione per parlare del suo recente passato e del suo presente con una persona che era stata molto importante . Anche per Gloria, tutto sommato stava accadendo la stessa cosa .

Durante i pochi anni in cui non si erano più né visti nè sentiti ed in cui non avevano comunicato neanche  attraverso il telefono e la posta elettronica le loro rispettive esistenze avevano conosciuto vicende per certi versi  parallele.

Il loro incontro del tutto casuale era avvenuto in una serata novembrina dopo una giornata per loro non certo da ricordare per motivi diversi. Per Lucio era stata una giornata di un insuccesso lavorativo,per Gloria la fine di un periodo di lavoro che apriva le porte ad altre  ricerche e ad altre attese. Forse che quest’incontro così casuale poteva essere l’occasione che i fili delle rispettive esistenze si riallacciassero per poi trovare un filo comune?

Che lo sfondo di tutto questo sia un treno, vale a dire qualcosa che si muove per arrivare ad una meta, ha profondo significato simbolico.

A volte la casualità,il fato,il destino riescono ad essere la scintilla per il cambiamento della nostra esistenza più di quanto non lo siano una serie di fatti e di eventi pensati, preparati e costruiti.

La narrazione a due voci delle vicende di anni di vita ,delle illusioni, delle delusioni e delle speranze fu interrotta dalla voce stentorea e quasi gracchiante che usciva dall’altoparlante della stazione di Venezia Santa Lucia “Il treno Trento-Venezia delle ore 22.37  è in arrivo al binario 16 .

Lucio e Gloria scesero dal treno e si avviarono verso l’uscita dalla stazione. Venezia offriva a quell’ora una visione ovattata dalla nebbia . Si udiva lo sciabordio nei natanti che solcavano i canali ed anche qualche sirena dei vaporetti . Ma il tempo del congedo e dell’arrivederci era ancora lontano. Lucio chiese a Gloria : - Abiti ancora in calle dei Furlani?-”. Gloria rispose :-“Si,anche se vorrei trasferirmi a Mestre ,sai è sempre scomodo dover prendere il vaporetto o dover andare a piedi alla stazione o a piazzale Roma -“. Lucio ,con cortesia si offrì di accompagnarla lungo il tragitto dicendo : “Sai io devo arrivare a Calle Pasubio ed g’ho ancora un bel toco a piè.!   

Gloria accettò di buon grado l’offerta di Lucio . In primo luogo era un’ora abbastanza tarda e la serata era nebbiosa.

Venezia ha un suo particolare fascino anche con la nebbia, ma gli scalpicci dei passi di quelli che percorrono le calli,le fondamenta i campi, i  ponti ,le salizzade  ed i rii interrati incutono meno timore ed evitano qualche sobbalzo se si è in compagnia.

Usciti dalla stazione, si diressero ,dopo aver percorso le fondamenta di Santa Lucia al ponte di Calatrava ,costeggiarono un piccolo parco, precisamente quello compreso tra fondamenta Papadopoli e Fondamenta dei Tolentini, nei pressi della facoltà di architettura che era stato il luogo del loro primo appuntamento,quindi un luogo carico di profondi significati per entrambi. A quell’ora e in quest’autunno il giardino aveva le cancellate chiuse. Sarebbe stato suggestivo ripercorrere, a qualche anno di distanza la stessa strada del loro amore nascente, ma sarebbe anche scontato ,da un certo punto di vista. La strada in realtà si era allungata nel tempo ed è giusto che anche gli spazi siano differenti. Arrivati alla scuola di San Rocco, si ricordarono che c’era nei paraggi la trattoria della loro prima cena a due. Vi passarono davanti ,ma la trattoria era chiusa. Stavolta Lucio fu preso da un soprassalto di nostalgia ed istintivamente cinse con il braccio il fianco destro di Gloria . Gloria cinse il fianco di Lucio e camminarono così nel silenzio della notte veneziana abbracciati l’uno all’altro fino al ponte di Rialto. Non ci fu bisogno di parole, il primo contatto ravvicinato tra i loro corpi era stato stabilito. Alla sommità del ponte Gloria lo abbracciò , poso le sue labbra su quelle di Lucio e si scambiarono un bacio lungo ed appassionato chiudendo gli occhi. Già si stavano guardando dentro con gli occhi dell’anima. Camminarono ancora tenendosi per mano. A metà della salizada san Lio Lucio sollevò tra le sue braccia Gloria ( appoggiò la valigia per terra ) e stavolta fu lui ad appoggiare per primo le sue labbra su quelle di Gloria. La scena fu vista da un gruppo di  avventori di una vicina osteria che,nonostante il carico di spritz e cicchetti, indirizzò un applauso al loro indirizzo. Il più anziano (avrà avuto sui settaant’anni con carico di almeno sette spritz disse: “-Bravi tosi, continuè cossì, ma non desmentegheve la valisa ciò-”. Il commento dell’anziano signore suscitò l’ilarità di Gloria e di Lucio.

Arrivarono di fronte alla casa di Gloria e Lucio le disse: “-Hai dato un altro colore ad una giornata altrimenti grigia,ma come ho fatto a perderti? -“ E lei di rimando : “Peccato che non ci siamo cercati, ma adesso che ci siamo ritrovati ,sfruttiamo questa seconda occasione. Ti lascio il mio numero di cellulare , richiamami,mi raccomando- “. .-“ Lo farò senz’altro “. Si scambiarono alcuni baci della buona notte.Lucio arrivò di fronte alla porta di casa sua in Calle Pasubio e prima di infilare la chiave nella toppa del portone telefonò a Gloria dicendo -“Buonanotte ,amore!-”

La passeggiata notturna tra il silenzio delle calli di Venezia e’ stata la rinascita di un amore Sarebbe senz’altro più poetico e romantico farlo rinascere col sole ,ma ogni ora va bene per far rinascere ciò che pareva tramontato

 

La passeggiata notturna tra il silenzio delle calli di Venezia e’ stata la rinascita di un amore Sarebbe senz’altro più poetico e romantico farlo rinascere col sole ,ma ogni ora va bene per far rinascere ciò che pareva tramontato.