Unica traccia:

un paio di mutandine viola

 

 (Giovanni Volpon)

 

 

 

 

 

 Il commissario Taufer del commissariato di Milano Porta Genova in una fredda mattina di gennaio stava effettuando, insieme con tre agenti una perquisizione in un appartamento di Viale Coni Zugna per trovare all’interno dello stesso degli indizi che lo portassero a rintracciare i componenti di una banda di trafficanti d’armi che aveva occupato l’appartamento fino a poche ore prima, ma che era stava riuscito a dileguarsi nelle brume dell’inverno milanese prima dell’intervento della polizia. Come diavolo avran fatto ad andarsene così tempestivamente-”? pensò tra se. Come metodo di lavoro, voleva trovare indizi sul luogo per poi allargare l’orizzonte delle ricerche .Il commissario in cuor suo pensava già a possibili talpe data la tempestività della fuga, ma era abituato a porsi le domande e trovare le risposte una alla Volta,Era un funzionario preciso e metodico con uno zic di stampo asburgico datogli dall’origine trentina (era nato a Milano, ma i suoi genitori erano originari di Fiera di Primiero ,un comune trentino ai confini con la provincia di Belluno), ma non gli facevano difetto l’intuito e la capacità di non farsi fuorviare dalle apparenze . Condiva il tutto con un il gusto per il dileggio nei confronti di chi lavorava con il paraocchi e non era del tutto poliziotto nella vita privata. Non era per nulla insensibile al fascino muliebre (piaceva abbastanza aiutato da un fisico atletico e da un viso con poche rughe nonostante i primi anta passati da tre anni, con un sorriso birichino e con lo sguardo profondo). Non aveva potuto (o voluto?) trovare il tempo per sposarsi, ma da circa 2 anni conviveva con una graziosa trentacinquenne dai capelli ricci e dagli occhi nocciola con il fisico da falsa magra di nome Angela che, ad onta del nome , a letto era un vero diavoletto, cosa che al buon Enrico non spiaceva per nulla, anzi! In aggiunta era un ottimo conoscitore di vini ed un appassionato lettore di gialli e di libri di storia.

Avuta la notizia, dopo qualche “sacranon e ostia”,aveva fatto diramare la richiesta di ricerca della banda agli aeroporti ,alla Polstrada ,alla Polizia Ferroviaria ,alle Capitanerie di Porto etc . pur sapendo che avrebbero portato a poco nell’immediato: bisognava andare sul posto! Faceva molto freddo, ma lui c’era abituato e con l’aiuto di un caffè zuccherato da esclamazioni in trentino poco da educando si era messo in moto (in auto ,per la precisione ) Eh si, perché l’appartamento si trovava in un caseggiato di inizio novecento (era un edificio di quelli con le persiane di legno color verde marcio e con le facciata color mattone delabrè) in un quartiere abbastanza popoloso ed abbastanza vicino al parco Solari ,notorio ritrovo di tossici e relativo contorno di pushers, cavalli e cavallini e già sotto gli occhi della polizia e per giunta a poche centinaia di metri dalla sede del Commissariato in via Venino !

Spudorata strafottenza o strafottente spudoratezza?

Forse qualche componente della banda aveva letto il racconto de “la lettera” di E.A. Poe, ma il commissario Taufer era anche appassionato lettore (gli piacevano Camilleri e il Commissario Montalbano, Vaquez de Montalban e Pepe Carvalho, Chandler e Marlow per quanto riguarda il giallo)

Era un poliziotto più di testa che di pistola ,anche se non era per nulla un pavido.

Nell’arrestare i malviventi non veniva meno al rispetto delle persone ed odiava l’eccessivo ricorso alle maniere forti. A volte era anche ironico e sarcastico nei loro confronti (era sarcastico anche col vice-questore perché avevano vedute comuni su tutto eccezion fatta sul modo di vedere la vita-compreso il punto di vista sulle donne-,sul modo di concepire il ruolo di tutore dell’ordine , sulle opinioni politiche e,per finire , tifavano per due squadre diverse.

Il fatto che uno fosse di origine trentina per parte dei genitori e l’altro di origine campana accentuava le distanze,ma Taufer non era per nulla un fan di Bossi &c.)

Non era insensibile ai drammi personali che potevano portare alcune persone a commettere i reati. Odiava gli spacciatori che giravano coi Suv o le berlinone, ma non era aggressivo col tossico che rubava l’autoradio per pagarsi la dose tanto per intendersi .

La banda aveva sovvertito i tradizionali schemi della mala scegliendo come base delle operazioni un appartamento situato in un quartiere popolare e popoloso della zona Ticinese-Genova e non lungo direttrici di fuga vicino alle autostrade o a strade di grandi comunicazione .

Va bene, la zona è ben servita dai mezzi pubblici.

La stazione Fs di Porta Genova è a poche fermate di tram –linea 19 – e di metrò- linea verde fermata Sant’Agostino-, ma la fuga in tram o in metrò sarebbe una scena da gialletto di serie D (non è credibile che sarebbero andati in un bar,in una edicola o in una tabaccheria a comprarsi i biglietti e poi che figura farsi beccare da un controllore senza biglietto, robb de pirla) e poi i tempi medi di attesa sono sugli 8-10 minuti per il tram e 5 per il metrò.

Recatosi sul posto, il vice-questore lo chiamò al cellulare e gli chiese di attendere i colleghi della scientifica prima di entrare nell’appartamento raccomandandogli di cooperare e di collaborare. Taufer rispose “-Va bene, li attenderò. A proposito ,verrà l’Ispettore Raynaudi vero?’-“Si-,rispose il questore-e le raccomando caldamente quanto già detto -”. Taufer non si lasciò sfuggire l’occasione per una battutina . D’accordo dr.Ingroia ,caldamente compatibilmente ai meno cinque. Il vice questore non aveva per niente ironia napoletana (anche perché era di Maddaloni –Ce-) e gli urlò al telefono: “-Dr Taufer, mi risparmi le sue sciocchezze e pensi a lavorare!-”. Informò gli agenti che lo accompagnavano e propose loro di andare a bere un caffè in un bar poco distante gestito da un ex galeotto che aveva (pare) messo la testa a posto. Gli agenti accettarono ben volentieri. Uno solo -l’agente Dal Favero in un eccesso di zelo- gli rammento’ che il vice –questore gli aveva chiesto di attendere la scientifica . Taufer gli replicò in dialetto “ Ti ga rason Dal Favero, ma nol g’ha ordinà de spetarli al fret. Se te ol falo ti, ma l’è meio berse an cafè ,ofro mi. Gli altri due agenti ridacchiarono ed il riluttante Dal Favero si aggiunse alla compagnia.

Dopo il caffè Taufer &co raggiunsero l’appartamento giusto poco prima dell’arrivo della Scientifica. Taufer, con un tocco di assai poco trentina paraculaggine, all’arrivo dei colleghi disse “-Era ora, è da quasi un quarto d’ora che stiamo aspettando !(per la cronaca arrivarono appena mezzo minuto prima, ma gli piaceva troppo prendersi gioco di chi non gli era simpatico,nella fattispecie dell’ottuso ispettore Reynaudi da Moncalieri ) . Dopo i “convenevoli” di rito, un commissario, un ispettore e sei agenti entrarono nell’appartamento. La porta fu aperta dall’agente Lussu che era fornito di alcuni passepartout e che era molto bravo a forzare le serrature. La seconda risorsa (abbattimento della porta) sarebbero state le possenti spalle di Dal Favero ,ex rugbista in gioventù. Reynaudi chiese se avessero un mandato di perquisizione. Taufer, che si aspettava la domanda ,aveva già provveduto ai primi “sacranon” a farsela spedire via fax perché si aspettava in cuor suo che un funzionario ottusamente burocrate glielo avrebbe chiesto. Rispose a Reynaudi -“Esibisco prova documentale dell’avvenuta autorizzazione a cura del magistrato preposto-.” Estrasse dalla tasca del giaccone un foglio piegato porgendoglielo”-Non era il suo modo di fare e di esprimersi . Se glielo avessero chiesto altri avrebbe risposto in modo meno formale e più sintetico, ma Reynaudi era un funzionario che badava più alla forma che alla sostanza. Secondo i criteri di Taufer un cattivo poliziotto. Al Dr Ingroia piacevano molto i funzionari che seguivano pedissequamente le procedure ,ma ,guarda caso, Taufer pur andando ogni tanto sopra le righe, era un ottimo investigatore e portava molto spesso le indagini a felice compimento .

Reynaudi e la sua squadra iniziarono a raccogliere alcuni reperti presenti sul posto e a cercare impronte sugli arredi presenti e sui muri inventariando i singoli reperti con protocollare pignoleria. Taufer si era acceso una sigaretta (scroccata a Dal Favero) e si era affacciato dalle persiane sul traffico della strada per avere l’ispirazione sui successivi passaggi dell’indagine. Inutile dire che Reynaudi lo richiamo’ a non gettare la cenere nell’appartamento per non confondere le tracce. La replica fu “Lo so, fumo alla finestra per respirare un po’ d’aria fresca , perché qualcuno qui puzza di stantio”. Una ulteriore non velata stoccata al collega!

Lussu andò nella stanza da letto, frugò tra i pochi indumenti presenti nella cassettiera senza trovare nulla di significativo. Prima di uscire dalla stanza guardò in un angolino vicino ad una delle due brande e vide un paio di mutandine color viola. Andò ad informare il commissario Taufer che gli consigliò di informare Reynaudi del ritrovamento.

Renaudi informato commentò : “Un paio di mutandine viola? Ma che diavolo ci fanno qui? Le porterò come reperto per fare eseguire la ricerca di eventuali tracce di materiale biologico su cui eseguire la ricerca sul Dna . Tra indagini i laboratorio varie sarebbero passati circa 20 giorni. Dr. Taufer ha niente in contrario se acquisisco tale prova?

Taufer replicò: “-No ispettore, ci mancherebbe . Mi ragguagli sugli esiti per cortesia-”. In cuor suo Taufer aveva già pensato a come muoversi . Non aveva nulla contro l’utilizzo delle tecnologie come strumenti d’indagine, ma cercava la via facile. Mutandina = donna Bisognava semplicemente informarsi su donne viste entrare nel palazzo nelle ultime 24-48 ore. Il palazzo vecchiotto era fornito di custode e Taufer chiese a Del Favero di andare a fare due chiacchiere con la custode per avere qualche elemento.

La chiacchierata con la custode, favorita dalle comuni origini (Dal Favero era originario di Adria e la custode di Badia Polesine ) fornì alcuni elementi importanti per le indagini.

A parte le inquiline del palazzo e l’amante del geometra del secondo piano la custode aveva notato che era entrata verso le 20.00 una donna di origine africana (le parole riferite a Dal Favero dalla custode erano “La era nera come al carbon e l’era alta , alta e la g’aveva na pellicia bianca ,de pì non savarie dirghe).

Al ritorno alla sede del commissariato (era quasi l’ora di pranzo) Taufer ed i suoi uomini fecero il punto della situazione. Lussu, Dal Favero e Canavaro vennero sguinzagliati per i locali del quartiere alla ricerca di una prostituta che rispondesse alle caratteristiche riferite dalla custode del palazzo. Non era un compito da poco, ma i tre agenti erano persone sveglie e conoscevano bene il quartiere e sapevano da dove iniziare le ricerche

Taufer raccomandò loro attenzione e chiese di convocare donne che rispondessero alla descrizione al commissariato chiedendo di lui ed incaricò Dal Favero di andare ancora a trovare la custode del palazzo chiedendole se le fossero venuti in mente altri particolari

Dal Favero gli chiese se doveva far convocare la custode in commissariato ,ma Taufer disse r”Se è una persona di una certa età potrebbe spaventarsi. Magari le è più facile confidarsi nella guardiola della portineria. E poi non siete quasi compaesani al vora dir qualcossa ,te par? Dal Favero era una persona molto rigorosa , ma questo commissario con qualche tocco casual gli era fondamentalmente simpatico, sigarette scroccate a parte Nel milieu della malavita locale Taufer godeva di una certa stima (sembra paradossale) perché trattava con i malviventi in modo civile e rispettoso dei loro diritti e perché non si faceva scudo del suo status di funzionario per chiedere “favori” di alcun tipo e perché ,in alcune situazioni interveniva grazie alle sue conoscenze, per cercare di avviarli verso il recupero sociale. Credeva nel rispetto della dignità della persona e non c’era tossico arrestato per furto che non avesse indirizzato verso percorsi di disassuefazione o prostituta che non fosse stata invitata ed aiutata ad uscire dal giro. Non tutti tentativi gli erano riusciti, ma lui guardava alle persone e non si accontentava di mettere le manette ai polsi. I drammi umani non lo lasciavano indifferente e la sua umanità lo aiutava e lo sosteneva nello svolgere il suo lavoro. Il suo superiore si accontentava di aumentare anno per anno il numero di fermi e di arresti e di utilizzare questo per far carriera. Sta di fatto che Taufer cercava di essere un leader,mentre il suo superiore si accontentava di essere un capo!

Tornando allo svolgimento delle indagini, alla fine del pomeriggio ,nel buio di un mercoledì milanese di gennaio, fece un briefing con i tre agenti per raccogliere da ognuno di loro elementi di cui fare la sintesi .Tutti e tre avevano rintracciato prostitute che potevano corrispondere alla sommaria descrizione della custode (che fornì come altri elementi una sciarpa colorata ,delle scarpe col tacco color rosso ed il fatto di aver udito rumore di tacchi

verso le 21 di sera).Taufer decise di convocare le tre prostitute in commissariato per la serata. Non ci sarebbero stati problemi con Angela, perché faceva il turno di notte come centralinista presso l’istituto di sorveglianza presso cui lavorava come guardia giurata e passare la notte da solo in casa non gli piaceva molto!La chiamò comunque al telefono e le spiegò la situazione. Angela comprese e gli disse: “-Ci riposeremo forse domani mattina ,buona notte !Il “forse” sottintendeva che alla fine dopo la doccia della mattina aveva intenzione di fare la diavoletta ! Ed Enrico non aveva alcuna intenzione, da parte sua di essere “angelico”.

Avrebbe potuto attendere la mattina successiva , ma il rumore dei tacchi riferitogli gli fece pensare ad una fuga dall’appartamento ed una prostituta fugge per qualche motivo e lui voleva scoprirlo. Era una indicazione su cui lavorare.

Dopo aver interrogato le prime due che dichiararono di non essersi recate in un appartamento di viale Coni Zugna , il commissario Taufer si trovò davanti la terza.

Era una donna vestita con la pelliccia bianca, alta e slanciata, dalla pelle scura e coi capelli lunghi ricci e scuri. Il trucco non era molto vistoso. Aveva accentuato solamente il profilo delle labbra con il rossetto lucido. Aveva gli occhi scuri ed i denti bianchi ben curati I lineamenti del viso mostravano solo un’accentuazione degli zigomi ed il naso aveva una lieve accentuazione del profilo in prossimità della metà dello stesso. L’insieme, a dir la verità era molto gradevole a vedersi .Dimostrava un’età tra i venticinque e i trent’anni. Il commissario si chiese come una donna così facesse la prostituta , ma si tenne la domanda e la invitò ad accomodarsi dicendo: “Buonasera signora, si accomodi. Devo chiederle se lei la sera del 9 gennaio era andata in un appartamento di Viale Coni Zugna e se sì che persone vi aveva incontrato.

La donna rimase stupita dal modo di fare del commissario e ribadì “Sono molto sorpresa che lei si rivolga a me in questo modo. In genere gli altri suoi colleghi mi danno del tu e non sono così cortesi. Ma che razza di poliziotto è lei? Il commissario asserì semplicemente “ Uno che vuole che risponda alla domanda che le ho fatto e che non credo debba ripetere perché penso abbia capito bene. Mi complimento per il suo italiano e le chiedo di dirmi di che paese è originaria, senza dimenticarsi la risposta alla prima domanda per favore. La donna ,colpita dall’atteggiamento del commissario replico “ Mi chiamo Shoara e sono somala. Nel mio paese ho studiato in una scuola italiana e dopo il liceo mi sono laureata in lingue a Mogadiscio. Sono scappata dal mio paese per sfuggire alle guerre che lo insanguinano . Speravo di lavorare per aiutare i miei familiari a fuggire,ma sono stata costretta a prostituirmi perché mi hanno sequestrato il passaporto che mi restituiranno quando avrò dato al mio protettore una certa somma di denaro. Mi mancano circa 5000 euro e poi. ..

Il Commissario si indignò nel sentire il racconto e le disse “ Prometto che se mi racconterà chi ha visto e cosa è successo in viale Coni Zugna, le farò riottenere il passaporto, cercherò di farla proteggere perché si tratta di trafficanti d’armi gente senza scrupoli e di acciuffare quel bastardo di protettore che la sfrutta e la ricatta. La donna rimase colpita dalle parole di Taufer e disse: “Lei sembra una di quelle persone di cui ci si puo’ fidare : lo leggo nello sguardo e nel tono di voce . Spero di non sbagliarmi sul suo conto. Le racconterò tutto.-” Shoara raccontò di essere scappata dall’appartamento indossando solo la pelliccia perché uno dei due voleva legarla alla branda per eccitarsi di più . Lei fece presente che non si era accordata su questo tipo di prestazione ed era scappata dall’appartamento. Evidentemente i due avevano deciso di non complicarsi la vita inseguendola ed aggredendola per non attirare l’attenzione ancor di più , ma evidentemente il nascondiglio era “bruciato”. Alla domanda su quali altri indumenti indossasse Shoara rispose che aveva indosso solo le mutandine , ma che la pelliccia la proteggeva dal freddo inverno milanese . Strano, pensò il commissario, ma è comprensibile. Potrebbero averglielo chiesto come “regola d’ingaggio” e non era tra le richieste più strane. Shora raccontò di non aver dovuto forzare la porta perché le chiavi erano infilate nella toppa . Eccesso di sicurezza, da parte dei due! Erano ,per fortuna un po’ sprovveduti! Grazie alla descrizione della donna ,Taufer sapeva in che direzione indirizzare la ricerca e grazie a metodi tradizionali (identikit , analisi foto segnaletiche, consultazione schedari con conseguente diramazione alle questure italiane a all’interpool) riuscì a ricostruire l’identità di uno dei due che venne arrestato in una città spagnola, a Valencia per la precisione. Come promesso Taufer fece avere alla donna il passaporto e la fece inserire in un programma di protezione ed arrestò il magnaccia.

Non era il tipo da promesse da marinaio anche perché montanaro da parte di padre e di madre . L’Ispettore Reynaudi dopo 20 giorni gli telefonò dicendo di aver scoperto che le mutandine appartenevano ad una giovane donna di origine somala . Nel sentire questo Taufer replicò : “Si chiama Shoara,è somala,ha 28 anni ed ha contribuito all’arresto di uno dei due trafficanti che è stato arrestato a Valencia. Nell’andare lì per interrogarlo ne approfitterò per un week-end con Angela. Hasta Luego,amigo y feliz trabajo!

Un pochetto strafottente ,ma Reynaudi se lo meritava