Spleen torinese

 

 (Giovanni Volpon)

 

 

 

 

 

 

Sono le quattro e mezza di un pomeriggio di venerdì di fine ottobre . Una sottile coltre di umida nebbiolina ,a stento trapassata dalla bianca luce dei lampioni color ghisa , sta avvolgendo le sponde del Po,  alberi i murazzi e gli alberi che li contornano.

Il sottofondo musicale è dato dai rumori del traffico.

In questo scenario torinese di fine ottobre Armando sta passeggiando per le strade che fiancheggiano il Po alla fine della giornata lavorativa ingannando il tempo prima di prendere il bus°61 che lo porterà alla stazione di Porta nuova

La giornata lavorativa non è stata più pesante di altri e dopo il lavoro ha trascorso molto piacevolmente il tempo con Sonia di cui è profondamente innamorato e da cui è ricambiato con altrettanta e forse maggiore intensità  Un after five dopo le quattordici con baci, coccole e carezze è molto meglio di un tè coi pasticcini (qualche inglese preferisce il tè coi pasticcini ma Armando è molto italiano ed adora i baci (di dama….) ed il loro dolce contorno.

Ma, nonostante questo, Armando è pervaso da un sottile velo di inquietudine di cui cerca di farsi una ragione, ma non ne individua una precisa.

La stagione autunnale avanza e si abbrevia il tempo tra il levar del sole e l’ora che volge al disio ed intenerisce il cuore (per questo, il cuore è intenerito da Sonia ) ed incombe il passaggio all’ora legale . Armando è solito recarsi alla fine di ottobre al suo paese di origine Ronco lScrivia in provincia di Genova col treno che parte da Torino Porta Nuova alle 17.20 e che arriva alle 19.11 e dintorni (19.11 è l’orario “ufficiale”),ma da quando è rimasto orfano di entrambi i genitori (è per giunta figlio unico) il ritorno al paese che lo ha visto nascere e crescere prima di trasferirsi a Torino è sempre più triste perché gli amici sono andati via (chi verso Torino, chi verso Genova) e perché la ricorrenza della commemorazione dei defunti lo induce ad amare riflessioni sul trascorrere del tempo, sulla precarietà dell’esistenza  e sull’omega dell’esistenza. Col passar degli anni (Armando non ha ancora raggiunto gli “anta “ è a meno tre) il vedere nel cimitero del paese la lapide del nonno col suo stesso nome e cognome Armando Parodi induce in lui mestizia ed un inevitabile pensare “Verrà il giorno che ci sarà una lapide così anche per me”.

Sembrerebbe che Armando sia persona tendente alla melanconica introspezione e all’introspettiva malinconia, ma non è per niente così. La descrizione che ne fa Sonia alle amiche (talvolta a qualche amico o conoscente) ritrae una persona di tutt’altra fatta. Per Sonia Armando è un uomo dolce ed affettuoso (vezzeggiato con l’appellativo “gianduiotto ,dolce di cui Armando è ghiotto) pieno di piccole e grandi attenzioni verso di lei ,monellino quanto basta in fatto di sesso anche se fa il finto timido (per celia e perché Sonia conosce molto bene i tempi ed i modi per stuzzicarlo. Armando si lascia stuzzicare più che volentieri e non è affatto genovese in tema di slanci amorosi, anzi,gli piace molto la prodigalità che a Sonia non spiace per nulla

Sonia è una graziosa ed intrigante morettina sulla trentina  abbastanza ben tornita ma non troppo nelle forme, ha uno sguardo reso ridente da riflessi color smeraldo nei suoi occhietti da gattona color castano ed un sorriso accattivante nonché una voce caldamente sonora e sonoramente calda.,insomma una che fa sbarellare ed Armando ha sbarellato e continua a sbarellare.

Sonia e’ una donna che sa ascoltare e quando ha sentito Armando confidarsi sul suo stato di spleen dapprima gli ha detto -“Ma cosa ti sta succedendo gianduiotto mio ? Non ti ho mai sentito così triste,neh! -“ E Armando replica -“ Vedi luce dei miei occhi, quando vado a Ronco Scrivia in prossimità della ricorrenza dei morti ,mi fa un certo effetto vedere il mio nome sulla lapide. Adesso ci faccio più caso di quanto non mi capitasse qualche anno fa.

Di questo non ne ho parlato con nessuno, è qualche cosa che ho sempre voluto tenere per me, ma il solo fatto di poter confidare questo alla persona a me più cara già mi aiuta .”-

“-Sono contenta che tu mi dica questo, perché non mi piace sentirti triste”-rispose Sonia

Le persone non muoiono finchè sono vive nel ricordo di qualcuno ed il fatto stesso che tu le ricordi vuole dire che non sono per niente morte. Il ricordo è un modo per mantenere vive le persone che per noi significano qualcosa nella nostra vita. So che mercoledì sei andato alla messa celebrativa di quella vostra collega a cui tutti volete ancora molto bene e ,forse, questo ti ha reso più recettivo a certi pensieri. Lo capisco bene, sai!”- Armando, nell’udire le parole di Sonia tirò un grosso sospiro e disse: “Già mi sento più sereno nell’averti potuto sentire e farò tesoro di quello che mi stai dicendo , è veramente una gioia anche solo sapere che hai compreso il mio stato d’animo .Il solo sentire la tua voce è per me un grande conforto, tesorona!-”

Sonia a questo punto gli rispose “-Sono più serena anch’io nel saperti confortato e ti mando un miliardo di baci”- . Chiuse la telefonata salutandolo ,augurandogli la buona notte e con l’arrivederci al martedì mattina.

Com’è e come non è Armando prese il treno delle 17.20 con animo più lieve nonostante la nebbia ,il buio e l’approssimarsi dell’ora solare .