Il sorriso della felicità

Rocco Chinnici


 
 Viveva, molto tempo fa, in una lussuosa villa della Palermo “bene”, una
donna ricca e vanitosa. Gli agi e i lussi più costosi erano per lei motivo
di vita. Non conosceva altro che danaro, gioielli e vestiti di pregiatissime
stoffe. Finì che un giorno, non avendo più cosa desiderare, s’ammalò di un
grosso male: l’apatia. Non mangiava più, non amava adornarsi come prima
soleva fare, tanto che non uscì più nemmeno di casa; si chiuse in una stanza
e non volle più ricevere nessuno, ad eccezione dei migliori medici
specialisti della città, che la visitarono da capo a piedi, ma... nessuno
riuscì a capire quale fosse il suo vero male o le cause che inducevano la
ricca signora a rifiutare anche la sua immagine riflessa allo specchio.
Molti ebbero a dire che per lei erano morte anche le speranze di guarigione.
Nei paesi della provincia si sparse la voce di quel male che affliggeva la
ricca signora.
Un giorno si presentò, davanti al cancello della villa, una vecchietta curva
che si sorreggeva ad un bastone; chiese alla servitù di essere ricevuta
dalla padrona. I maggiordomi si guardarono, curiosi di sapere cosa avrebbe
potuto fare quella vecchietta, decisero di farla entrare, e la condussero
nella stanza dove si trovava la signora. Questa stava seduta in un angolo; a
guardarla, sembrava che stesse specchiandosi e chiedere allo specchio con
quegli occhi dallo sguardo assente, i perché di quella mancata gioia di
vivere.
-Mia cara signora lei non ha niente!- Disse la vecchietta,
sorridente. -Dimenticanze! Nient’altro che dimenticanze!- Continuò.
-Non s’è accorta, lungo la sua vita che fra tutti gli acquisti: cavalli,
auto, gioielli... ha dimenticato di fare l’acquisto più bello.
-Non è vero! Ho tutto!- Esclamò.
-Quando pare che dalla vita abbiamo avuto tutto- continuò la
vecchietta, -dovremmo, invece, accorgerci di non avere avuto quasi niente!
-Io le dico che a me non manca proprio nulla!- Rispose la ricca signora,
mentre la vecchietta continuava a guardarla con un sorriso sereno.
-Anzi, guardi!- continuò, prendendo una campanella a lei vicino e, movendola
due volte: subito accorse la cameriera; la mosse tre volte e comparve il
maggiordomo.
-Come vede- disse la signora -chiamo, e tutti corrono; persino il
giardiniere e l’autista posso chiamare, sa? Tutti, e tutto!
-Sì?- Rispose la vecchietta -Provi a chiamare, dunque, ciò che le manca: la
felicità! Essa non accorrerà mai, perché è dentro di noi.
La signora suonò, e suonò ancora..., ma, dall’uscio non apparve nessuno;
delusa guardò il maggiordomo, la cameriera che, mortificata, a sua volta,
abbassò gli occhi a terra, poi guardò lei, la vecchietta, e, in quel viso
increspato, vide apparire un sorriso ondulato; solo allora capì quanto di
bello era venuta ad offrirle la vecchietta: un sorriso, un semplice sorriso
di felicità.