Le puntarelle

 

 (Giovanni Volpon)

 

 

 

 

Girolamo lavorava come impiegato all’Agenzia delle Dogane di Latina ed era una persona con preoccupanti tendenze orchidoclastiche che riuscivano a rendere un lavoro già di per sé noioso,ripetitivo , desolatamente burocratico e burocraticamente desolante quasi insopportabile .

Il buon Girolamo, di cognome Fannetanta (lasciamo immaginare i frizzi, i lazzi ed i motteggi a contenuto  coprologico e fecaloide  di cui era fin troppo facile bersaglio) aveva il compito di catalogare, in base alla destinazione ,le bollette doganali di import ed export delle derrate alimentari che transitavano per la dogana di Latina.

Un lavoro, che, se vogliamo , non stimolava per niente la stitichezza( modo elegante e perifrastico per non dire che faceva espellere deiezioni,insomma cacare)  a cui il nostro si dedicava con ossessiva pignoleria e ,per sua fortuna ,non ancora con pignola ossessione .

Il controllo delle bolle i era svolto con attenzione asburgica ed ogni bolla veniva controllata con occhiuta attenzione in ogni particolare, anche il più insignificante tipo il colore della biro in cui la firma era apposta..Una firma vergata in blu lo irritava. Una in rosso aveva l’effetto della muleta sul toro nella corrida Si sa che il toro viene irritato dal movimento e non dal colore, ma Girolamo non era un Miura .Il colore bastava ed avanzava…..

Era affiancato in questo lavoro da un altro funzionario di ascendenza vicentina (nipote di uno delle migliaia di coloni veneti che avevano bonificato la zona dell’Agro Pontino ai tempi di Mussolini) di nome Carlo e di cognome Vendramin.

La sua famiglia era originaria di Marostica   la cittadina dove due signori del luogo si erano sfidati a scacchi per i begli occhi di una donna invece di battersi a duello (Saggi per il modo- direi - visti i tempi medioevali in cui si svolse la vicenda). Questa disfida scacchistica nella terra degli Ezzelini prima e di San Marco poi ha lasciato come tradizione l’annuale disfida settembrina nella piazza con pedine viventi (settembre,uno dei mesi preferiti per i matrimoni…..coincidenza voluta bah?)

Carlo aveva tutt’altra indole. Era più tollerante, badava all’essenziale e quando Girolamo gli faceva notare errori di compilazione o piccole inesattezze che non inficiavano la regolarità del documento, lo mandava cordialmente in mona (non a cagare,odiava le battute scontate) : Carlo, da buon veneto d’importazione, aveva conservato (ancora) la cortesia ,la bonomia e la laboriosità tipiche della sua terra d’origine. Non gli facevano peraltro difetto quel po’ di spirito venexian (nel bene e nel male) e la capacità di divertirsi sul serio (ghe piasevan le femene de i artri –no era maridà- ,magnar ben co i amisi , le ombrete e andar a spasso quando nol lavorava).

In una delle sue performances gastronomiche primaverili a Sezze Romano (cittadina famosa  per i carciofi ed anche per un poco onorevole episodio di intolleranza politica che ebbe come protagonista un onorevole ex parà che giocò al tiro a segno durante un comizio) Carlo si era lasciato tentare dall’assaggio di uno dei tanti piatti classici della cucina romana,le puntarelle con alici ed aglio, annaffiando il tutto con “Est,est est”. Anche se veniva dalla terra del Rosso di Breganze del Torcolato , del formaggio Asiago ,della soppressa ,degli asparagi di Bassano e delle ciliege di Molveno ,non si era perso l’occasione per allargare le sue conoscenze eno-gastronomiche.

Bisogna dire che nella trattoria di Sezze la compagnia di Carlo (erano nella stragrande maggioranza veneti e venete di seconda e terza generazione) era stata accolta con molta simpatia dal proprietario di nome Ferruccio (sarà stato anche perche’aveva fatto il militare a Bassano del Grappa dove aveva anche trovato una bela tosa di nome Mara che era diventata bela siora dopo che erano convolati a nozze) ed era stata trattata con particolare riguardo sia per la qualità del cibo, delle bevande spiritose (con medo e medo di aperitivo in omaggio alla gentile siora) e del conto .Bisogna dire che lo standard medio di simpatia degli amici di Carlo era alto e che le gentili siore e tose in loro compagnia non erano da meno ,anche per quanto riguarda la muliebre grazia. Risultato al conto:venti euri a testa per una vera abbuffata!

Carlo aveva l’abitudine, una volta ritornato in ufficio, di raccontare con dovizia di particolari (omettendo, ovviamente per galanteria , i dettagli delle avventure con siore) il menù delle sue cene della serie cene per tutti - ce n’è per tutti soffermandosi a descrivere ed a magnificare apertivi,antipasti, primi,secondi, contorni, dolci ,vini ed ammazzacaffè che lo avevano impressionato in modo favorevole.

Quel lunedì Carlo si soffermò a decantare con particolare enfasi le puntarelle con aglio ed alici  .

Girolamo ,di solito, non partecipava a questo tipo di discussioni sia perché le riteneva una sciocca e frivola perdita di tempo sia perché non era particolarmente amante della buona tavola. Anche nel mangiare esprimeva a pieno la sua personalità di stampo burocratico e di stretta, anzi strettissima, osservanza ai dettami salutisticamente ossessivi ed ossessivamente salutisti.

Quel lunedì Carlo fu colpito dall’esprit venezian e colse l’occasione per una sapida burla al noioso e pedante collega.

Cominciò a descrivere con dovizia quasi pittorica i particolari delle puntarelle affermando  non solo di non averne mai gustate di così squisite, ma sottolineando che le venature marroncino chiaro con sfumature violacee del  gambo contribuivano senz’altro a dare alle stesse un sapore particolare.

La raccontava così bene che tutti ci credettero (riusciva ad essere credibile anche quando diceva fregnacce, ma ci vuol talento anche in questo) ; nessuno dei colleghi d’ufficio metteva in discussione la sua riconosciuta competenza gastro - enologica di cui non perdeva occasione per  farne  sfoggio ,specie se era stimolato da una graziosa tosa o siora (nol faseva  diferenza!)

Quel lunedì ,visto che tutto l’ufficio si era raccolto intorno a lui, Girolamo gli si avvicinò con l’intenzione di richiamarlo all’ordine ed allo svolgimento dei suoi compiti,

Girolamo lo riprese bruscamente dicendo- “Basta raccontare le tue mangiate, hai le bolle   da controllare,muoviti

Carlo replico, - “Va bene, ma quelle puntarelle eran davvero speciali! Non ne ho mai mangiate di così buone  e poi il riflesso violaceo che sfuma nell’indaco accostato ad una traccia cromatica nocciola-!.” Carlo sapeva di aver fatto scattare nel suo collega la molla della curiosità  (di solito Girolamo ostentava indifferenza ,ma  stavolta no)e ne approfittò per ordire ,improvvisando, la trama della burla .

Infatti Girolamo chiese “-Ma ‘ste puntarelle si possono trovare dal verduraio ?” La replica di Carlo fu all’altezza : “-E’ probabile trovarle nei negozi, ma bisogna andarle a cercare. Certo, adesso è stagione. Può darsi che in qualche negozio di Latina, Pomezia ,Saturnia ,Guidonia  o Sabaudia tu le trovi, ma non so se della stessa varietà:; io le ho mangiate a Sezze Romano , potresti cercarle anche li, al limite.

Carlo sapeva benissimo di stimolare la ricerca di qualcosa che non c’era e che Girolamo non concepiva il fatto di non trovare qualcosa che altri avevan già trovato e che nella ricerca avrebbe profuso tempo ed energia visto il suo habitus ossessivo-paranoico.

Gli aveva , a bella posta, fornito le indicazioni di cinque o sei cittadine dei dintorni sapendo che Girolamo sarebbe andato a cercarle nelle cittadine indicate. Almeno un centinaio- forse più che meno-  di verdurai,  mercati rionali vari,ortofrutta ,supermercati etc. in cui effettuare la ricerca. Lo aveva combinato per feriali e prefestivi per almeno dieci giorni il birichino!

Girolamo dapprima si preparò l’elenco (già con questo impiegò la mattinata compresa pausa pranzo,) e poi iniziò la ricerca del Santo Graal.

Con metodica costanza e costante metodicità nei giorni seguenti il buon Girolamo batte’ palmo a palmo tutti i negozi di Latina e dintorni per cercare qualcosa che non c’era e che, ovviamente non riusciva a trovare.

Per dedicare maggior tempo alla sua affannosa, metodica,ossessiva estenuata ed estenuante ricerca giunse al punto di prendere anche qualche giorno di ferie sul lavoro delegando a Carlo la gestione dell’ufficio con il risultato di migliorare il clima lavorativo e l’efficienza dell’ufficio stesso. Carlo era un burlone ed un gaudente,ma anche un funzionario preparato e capace e, soprattutto, sapeva relazionarsi meglio con i colleghi (e le colleghe soprattutto) di lavoro svolgendo il ruolo del leader senza arroganza e burbanzosità ,ma improntando il lavoro alla collaborazione partecipata del gruppo accettando di buon grado idee e suggerimenti. In ciò era aiutato dalla sua indole veneta “buona” che gli aveva lasciato come traccia la cordialità ,la bonomia e la serietà nell’applicazione sul lavoro. Si applicava molto anche nel divertirsi, ma ciò non è del tutto male,anzi…

Girolamo nella sua lunga peregrinazione tra i negozi giungeva persino a dimenticarsi di avere a casa una moglie. Giunse al punto di dormire in auto per tre notti di fila per potere iniziare le sue ricerche delle puntarelle di buon’ora.

La moglie, che di nome faceva Filomena Mondragone, al terzo giorno di mancato rientro del marito, chiamo’ sul posto di lavoro per avvisare della prolungata assenza manifestando la sua  preoccupazione  per le sorti del marito. Carlo, che era stato informato da una sua collega della telefonata, capì che la burla stava superando i limiti. del buon gusto  Non era sua intenzione gettare in ambascie la moglie del collega. In primo luogo le telefonò a casa assicurandola che avrebbe cercato di rintracciare il collega e che glielo avrebbe comunicato al più presto. La signora Filomena ringraziò Carlo del suo interessamento e gli manifestò la sua gratitudine. Carlo rintracciò Girolamo al cellulare e gli disse “-Guarda , mi è venuto in mente il nome di un posto a Sezze  dove si può sapere dove le hanno acquistate. Chiedi della trattoria di Sor Ferruccio e di Sora Mara ,vai pure a nome mio .mi conoscono bene! “ Girolamo, ormai prostrato disse “ – Grazie Carlo, la cosa mi sta ossessionando . Ti chiedo di avvisare mia moglie, sara’ preoccupata (al terzo giorno, meglio tardi che mai…..). Carlo disse -“Non preoccuparti ,lo farò subito”-. Prima di avvisare la moglie del collega, come tocco finale chiamo’ la trattoria di Sor Ferruccio. Per circostanza fortunata gli rispose la moglie (sor Ferruccio era assente per spese ) e coinvolse anche lei nella burla facilitato dal comune dialetto. Le disse “ Ciò vegnarà la un sior de nome Girolamo a cercar le puntar elle col manego  co i riflesi viola e nocciola. Mi lo so che no le ghe xè , ma ti prepara an masso cosita, fame un piaser te prego!  Mara ,che era una donna spiritosa replicò “-Ti te sé mato, Carlo, ma te dago na man,.no sta preocuparte. An cin de tempera viola e  maron ciaro la trovo e le preparo. -“ Carlo disse “ Mara, te se an splendor, te mando basi. Ah ,saludame to mario. Mara replicò “-Va ben, grazie per i basi. Te spetemo, cossì  te racontarà cossa ti gà combina’, monellasso . Stame ben.”- 

Girolamo arrivò alla trattoria .Mara nel frattempo, grazie ai suoi studi al liceo artistico , aveva preparato il mazzo di puntarelle colorate col gambo viola chiaro e nocciola che aveva consegnato a Girolamo che nel frattempo era giunto alla trattoria. Carlo nel frattempo aveva avvisato la moglie di Girolamo e l’aveva tranquillizzata.

 

  

 

Capitolo secondo

 

Girolamo ,con il mazzo di  puntarelle pagate a caro prezzo (il tocco di venezianità di Mara che gliene aveva cedute un chilo per venti euri) arrivò a casa dalla moglie Filomena.

L’accoglienza non fu delle migliori, ovviamente. Filomena gli disse “-A disgraziato, ttre giorni in giro, nu me fai sapè gnente,me fai preoccupà, disturbà li tuoi colleghi che ssò stati gentili e m’arrivi qqua con un mazzo de cicoria  …E questo sarebbe er motivo per cui sei stato ttre ggiorni in giro? Che m’hai preso ppe fessa?”. Durante il litigio  le puntarelle furono tirate in testa a Girolamo più e più volte e persero (ovviamente) i riflessi viola e marroncino che rimasero come traccia sulle mani sudate di Filomena.

Il giorno dopo arrivò in ufficio e Carlo gli chiese (perfido) “ –Come erano le puntarelle?”

Girolamo(ipocrita) rispose -“Le ho trovate, ma probabilmente perdono il loro riflessi se non sono trattate delicatamente (omise, ovviamente i particolari circa i motivi del trattamento “non delicato”. Comunque adesso so dove trovarle, anche se venti euro al chilo.Ma non sono care ? -“Eh si replicò Carlo, ma penso che quest’anno non ne trovi più. Ti avevo fatto tenere da parte l’ultimo mazzo!