Pasqualina e il gatto (senza stivali)

Fausto Maggiori


Lei arriva sempre al mattino presto, quando ancora l' ambulatorio e' chiuso, e aspetta fuori, immobile e con il rosario in mano, a biascicar silenziosa le sue devozioni.
E' sempre allegra e di tanto in tanto alza la testa per salutare chi passa mentre, tra un pater ed un ave, fa una carezza al gatto che gli si strofina sulle gambe. 
Ci parla, gli chiede dove, come e con chi ha passato la notte, manco fosse una persona pure lui, e poi aspetta fiduciosa la risposta, inclinando la testa di lato, gli occhi sgranati a guardar lontano, la bocca socchiusa in un oh! di meraviglia, come se ascoltasse davvero la storia delle avventure e dei folli amori notturni di un mondo incantato dove tutti, bestie e persone, parlano lo stesso linguaggio.
E mentre, con una mano dietro l' orecchio annuisce, il rosario, intrecciato tra le dita, oscilla e occhieggia al gatto tra la neve dei capelli.
Allora lui col muso serio dei gatti seri, che han dormito poco ed han bisogno sempre di altro riposo, ma che all' occorrenza non disdegnano lo scherzo, guizza fulmineo, a caccia di quegli impertinenti acini volanti.
"Guarda che birbante - lo sgrida Pasqualina, con finta serieta', ma rimanendo imperterrita nella stessa posizione di prima, e divertendosi ancor piu' a far ondeggiare la lucente preda a destra e sinistra, mentre il gatto balza di qua e di la' - e che ci fai della mia corona, dimmi un po'? Tu sei una bestiola, mica un cristiano!
To', mo' m' hai fatto perdere pure il segno , e mi tocca ricominciar daccapo, birbantello! Beh, meglio cosi', ne diro' qualcuna anche per le anime sante del purgatorio e per il dottore nostro".
Ehmm...si', secondo lei io sono anche il medico del gatto, ed in effetti ho il sospetto che il gatto stesso nutra la medesima convinzione.
Poco male, e' sano come un...gatto, non chiama mai per visite domiciliari e odia misurarsi la pressione: insomma, un paziente modello, magari fossero tutti come lui, ci metterei subito la firma!. 
Quando apro la porta, entrano tutti e due , lui avanti nobile e compassato, la coda ritta a frustare delicatamente l' aria, lei dietro, umile e tenera, da vecchia e cara nonnina. Ma ognuno per i fatti suoi, dimentichi ormai delle recenti confidenze.
"Avete detto le orazioni, Pasqualina?" Chiedo sorridendo. Lei mi guarda sorniona, con la stessa espressione che aveva mostrata poco prima al gatto, poi alza una mano, la scuote affettando l' aria come a minacciarmi, e, sottovoce, mi benedice. Io, a questo punto, non so mai se ringraziarla di questa benedizione fuori programma!
I primi tempi lo facevo e ci aggiungevo uno sgorbio di gesto fatto a mezz'aria con una mano rattrappita dalla vergogna, e che nelle mie intenzioni era un segno della croce, ma che finiva per assomigliare troppo ad un vago acchiappar di mosche. Cosi' ora rimango zitto e fermo, e mi atteggio a persona istruita ed impegnata, proprio come il gatto ( anzi, a dir la verita' ho imparato da lui!).

Quando la visita e' finita lei e' soddisfatta, e mi guarda con fiera premura, come se gli stessi affidando le chiavi del regno, e solo a lei, per premio, perche' arriva sempre prima in ambulatorio e perche'...ehmm...perche', non lo so neanche io perche' lei lo crede, e se lo crede veramente, o se e' solo una mia fantasia nata tempo fa, mentre le consegnavo la solita ricetta.
"Grazie dottore, e che Dio la benedica!" Dice uscendo.
"Oggi e' lunedi' e ce n' ho bisogno davvero, Pasqualina!" Le rispondo, diventando d' improvviso serio, lo sguardo perso lontano.
E lei: "beh, sara' una preghiera piu' bella!"