Una giacca nel Naviglio

 

 (Giovanni Volpon)

 

 

 

 

 

Ore quattordici e trenta di un solatio pomeriggio di metà maggio, Via Ascanio Sforza zona Navigli.

 Enrico Taufer si è da poco congedato a suon di baci, abbracci e coccole varie dall’adorabile ed adorato diavoletto di nome Angela dopo aver pranzato con lei in una trattoria della zona.

Per rimanere immerso ancora un po’ nel flusso dei piacevoli pensieri che gli attraversano la mente sta raggiungendo il commissariato a piedi aspirando con voluttà il fumo dell’immancabile Pall Mall rossa.

Giunge nei pressi di un ponticello dove si trova un chiosco-friggitoria che non ha ancora ceduto alla moda del sushi e,volgendo lo sguardo verso le acque nero-verdastre del Naviglio vede scorrere sulla sua superficie una giacca. La vista dell’indumento dissolve senza incanto il flusso di pensieri in cui è immerso e gli fa assumere l’identià del commissario di P.S.

Si avvicina al bordo del Naviglio e recupera la giacca afferrandola per la manica facilitato in questo dallo scorrere lento della corrente.

Comincia a porsi le seguenti domande : 1- Perché è li? 2-Di chi è ? 3-Chi l’ha buttata nel Naviglio?

Chiama  col cellulare l’ispettore Pinna che lo sta sostituendo al commissariato e Pinna, nel rispondere gli chiede: -“E’ andata bene la mattinata?-”. Taufer o meglio il commissario Taufer risponde: -“Si grazie. Se ti può interessare anche il pranzo, specie dopo il dolce. Ma non ti chiamato per questo. Ti informo che ho recuperato una giacca dal Naviglio e che la faccenda mi puzza un poco. Puzza anche la giacca per la cronaca, ma sai che le acque del Naviglio non sono per nulla chiare e fresche. Chiedi a Dal Favero di raggiungermi al chioscetto all’inizio di via Ascanio Sforza con un sacco di cellophane .Digli anche che se fa in fretta,ci può scappare un cicheto. Lui capirà.

Pinna , se pur abituato alle espressioni dialettali che Taufer usava spesso chiese: -“Un che? A volte parli proprio strano -“. E Taufer  glii replicò: -”Elio, te se bravo, ma an cin teron. Dal Favero capirà e arriverà in mezzo batter d’occhi-”.

Così accadde. Taufer offrì a Dal Favero un cicheto con pesciolini e calamaretti fritti accompagnati dal poco regolamentare prosecchino e gli fece – naturalmente- compagnia. .Una volta giunto al Commissariato  iniziò ad esaminare la giacca in ogni dettaglio.

Il taglio,i risvolti,la sciancratura e e finiture deponevano per un capo di buon taglio . Ciò era confermato anche dalla scritta riportata sull’etichetta sopra il taschino interno .

Altri particolari gli balzarono all’occhio. In primo luogo  sul bordo della manica sinistra c’era una macchia di  colore differente dalla giacca  e mancavano due bottoni anteriormente.

In base a ciò dedusse due elementi e ne parlò con Pinna e Dal Favero.

“-La giacca- asserì  Taufer- non appartiene certo ad un barbone. La macchia sulla manica fa pensare alla vernice o anche a sangue. I bottoni potrebbero esser stati strappati durante una colluttazione o tagliati. Sono pochi elementi,ma c’è qualcosa da cui partire.

Pinna osservò: -“Il fatto che galleggiasse sta a significare che non è stata gettata in acqua molto tempo prima e che, probabilmente ciò è avvenuto lungo la via dove è stata rinvenuta.-”

Al che Taufer disse: -“  Ma bravo il nostro Maigret di Carini. Per premio contatterai il tontolon di Moncalieri e gli chiederai di cercare tracce di materiale biologico vario. Se vuol perdersi col Dna faccia pure,noi procederemo col nostro metodo.-”

Pinna rilevò -“ Grazie Enrico  ,mi chiedi di parlare con chi mi sta sui cabasisi quanto a ttia .Un vero amico sei.!-” E allora Taufer gli rispose: -“ Ma certo che lo son. Io in compenso mi occupo di  preparare e farmi firmare dal Dr. Ingroia  permessi e richieste varie. Non lo faccio fare a te in premio per la tua brillante osservazione.

Pinna, volgendo lo sguardo al cielo e scuotendo la testa disse: -“Sempre un tanticchia  paraculo, con rispetto parlando!. A Taufer venne da rispondere ridendo di sottecchi: -“Non un tanticchia, ma tanto tanto ,lo ammetto.

Com’è, come non è l’ispettore Reynaudi prese in consegna il reperto corredato dei documenti necessari in duplice copia e ,nel giro di due giorni informò Taufer che la macchia sul polso era di sangue, che i bottoni eran stati strappati e che sul bordo interno del colletto erano stati repertati (sic!) alcuni capelli grigi!.

Sulla scorta di tali elementi Taufer ipotizzò che il possessore della giacca fosse stato aggredito e che la macchia di sangue poteva esser causata da una ferita con un oggetto tagliente da cui l’aggredito aveva tentato di difendersi parando il colpo sollevando il braccio sinistro. Bisognava solo dare identità ad aggredito ed aggressore, trovarli e valutare le rispettive versioni sull’accaduto. Niente di più, niente di meno!

La muta dei segugi dell’investigativa fu impegnata nelle ricerche a tutto campo. Il cucciolo Presutti fornì il suo contributo dicendo che al commissariato non era venuto nessuno per denunciare aggressioni

Vennero effettuate  le ricerhe nei commissariati vicini per sapere se era stata presentata qualche denuncia d’aggressione nella giornata del ritrovamento della giacca.

Fu effettuata la ricerca presso gli ospedali vicini e lontani per vedere quali e quante persone con ferite da taglio si erano fatte medicare .

La  ferite medicate riguardavano donne, bambini od anziani ed erano dovute per lo più ad incidenti domestici.

Per non trascurare nulla, Pinna si fece un giro in via Ascanio Sforza tra bar, trattorie e locali vari per sapere se c’erano  state liti o aggressioni. Il suo risultato  fu negativo in tal senso. Gli riferirono solo di schiamazzi nella “madrugada” (testuale) da parte di un gruppo di sudamericani “emborrachadi”. La fonte di informazione fu un gentile cameriere ecuadoregno di un  bar . Tradotto in linguaggio più meneghino, un gruppo di sudamericani sbronzi marci aveva fatto casino nelle ore piccole. 

L’esito negativo fu riferito a  Taufer che si rivolse al gruppo dicendo . “-E’ andato male il primo giro, ma non scoraggiamoci. E’ anche vero che abbiamo limitato la ricerca a lunedì e martedì. Nulla esclude che il fatto possa esser avvenuto nei giorni precedenti per quanto ne sappiamo. E’ vero ,probabilmente la giacca è stata gettata martedi ,ma nchi ci dice che chi l’ha gettata non se la sia tenuta per qualche giorno?

Dobbiamo di nuovo, ahinoi , chieder aiuto alla scientifica perché ci dica a quanto tempo fa potrebbe risalire la perdita di sangue. A questo ci penserà Pinna,vero? “-

E   Pinna ,dopo aver rivolto lo sguardo al cielo e sbuffato un po’ si rivolse a Taufer dicendo “-Me lo aspettavo, accidentaccio!. . Lo farò subito perché le rotture di cabasisi vanno prese di petto !-  .“

L’ispettore Reynaudi alla richiesta traccheggiò e tergiversò come suo solito frapponendo ostacoli di carattere burocratico- procedurale.

Pinna nel sentire la frase “Le procedure richiedono espressa disposizione scritta in tal senso a firma di un superiore” sbottò . -“E che minchia, sempre a mettere ostacoli sei. Ma se tutti facessero come a tttia, a schifio finisce!”

Reynadi non gradì la frase di Pinna e riferì il colloquio a Taufer  che si sentì ripetere il refrain sulle procedure.

Taufer fece appello alla sua per niente proverbiale pazienza e gli rispose: “Caro Reynaudi (espressione molto ipocrita) mi scuso per le parole dell’ispettore Pinna nei confronti del quale prenderò i provvedimenti che riterrò opportuni (si sarebbe fatto offrire il caffè al bar di Vincenzo alla prima occasione), ma sai che prima di passare il caso alla “Omicidi” voglio esser sicuro. Dietro l’aggressione potrebbe esserci anche un tentativo di omicidio. Ho ventilato l’ipotesi al commissario Lanzafame che mi ha chiesto di tenerlo informato.-”

Non era vero per nienteI Il commissario Lanzafame  era un vero sbirro. Bravo nelle indagini, ma pignolo,  stakanovista e fumantino e non tollerava ritardi nel rispondere alle richieste di supplementi d’indagini

L’ipotesi di collaborare con Lanzafame atterì Reynaudi che ,qual novello Mercurio, mise le ali ai piedi e gli comunicò nel giro di due giorni che le perdite di sangue risalivano a sette giorni prima!

Grazie a questa nuova informazione “estorta” con il solito tocco di trentina paraculaggine,la ricerca di eventuali denuncie di aggressioni e di persone con ferite da taglio al braccio sinistro presso gli ospedali abbracciò l’arco di una settimana.

L’aiuto provvidenziale venne dal personale del Pronto soccorso del Fatebenefratelli.

Nella serata di lunedi della settimana precedente intorno a mezzanotte era stato visitato un uomo di cinquantatre anni (e qui potevano starci i capelli grigi) con una ferita al polso sinistro. Consultando i registri informatici del Pronto soccorso, fu facile dare un’identità alla persona. Si trattava di Artemio Tripodi, residente a Milano in via Conchetta.

Pinna e Lussu andarono ad interrogare il personale di turno quella sera. Sia il medico sia l’infermiera confermarono la circostanza. Riferirono che era stata praticata la sutura sulla superficie volare del polso sinistro e che il paziente,dopo la prammatica profilassi antitetanica,era stato medicato ed inviato a casa con prescrizione di antinfiammatori ed antibiotici.

Il medico disse “Il paziente mi ha riferito che la ferita era dovuta da un incidente domestico .E ci sta. Ma è insolito che sia venuto qui quando ci sono più vicini il Policlinico, il Gaetano Pini o il San Giuseppe!Il paziente mi ha anche detto di esser venuto da solo e non accompagnato a pensarci bene. Anzi, mi disse che era venuto guidando la sua autoZ!-”

Lussu invece, da par suo, fece qualche domanda all’infermiera bionda e carina coi capelli a caschetto con un sorriso a trentadue denti e voce suadente. Aveva notato l’anello al quarto dito della mano sinistra per la cronaca (e non solo, ma questi sono dettagli che non contano) “Signora e lei cosa mi può dire a proposito? “ L’infermiera disse. Confermo quanto ha detto il dottore. Il paziente si è presentato indossando solo la camicia che era sporca di sangue sul polsino. E’ strano perché lunedì notte pioveva e faceva anche un po’ freddo.

Pinna giocò d’anticipo per evitare che Lussu chiedesse come al solito il numero di telefono finalità non legate l’indagine e disse: -“Vi ringrazio per la vostra cortesia. Se ci sarà bisogno, vi ricontatterò. Ho già i vostri nominativi. Buona sera. Vieni Lussu, andiamo a riferire al Commissario.-”

Lussu rimase scornato per non aver potuto chiedere il numero di telefono,ma fece finta di nulla.  

Appena il commissario sentì cosa gli aveva riferito Pinna chiamò Presutti e gli disse: “ Chiama il signor Tripodi e digli di presentarsi al più presto al Commissariato, perché devo parlargli. Insisti su “al più presto, per piacere”. Va bene commissario-disse Presutti.

Nel frattempo Canavaro aveva provveduto a ritirare dall’Ispettore Reynaudi la giacca. presentandosi al suo cospetto munito del necessario (e anche superfluo) corredo burocratico già predisposto da Taufer.

Presutti ,senza chieder nulla a Taufer, effettuò la chiamata non dalla guardiola, ma direttamente dal telefono  del commissario.

Insistette molto sull’ al più presto. Taufer osservò: -“Di solito si chiede se si può utilizzare il telefono di qualcun altro ti pare ? . Presutti si scusò dicendo “Ma commissario,  mi ha detto di farlo al pù presto e così ho fatto!

Taufer   accennò al sorriso e disse “Beh è vero anche questo. Grazie Presutti, Magari tra qualche giorno lascerai la guardiola e comincerai il tirocinio on the road. Mi sembri un ragazzo sveglio! E adesso aspettiamo”-. Dal Favero entrò dal Commissario per riferirgli che aveva fatto il giro dei commissariati  per chiedere notizie su denuncie di aggressioni. Riferì solo di aver saputo di una denuncia sporta da una signora nei confronti del marito per liti in famiglia al commissariato di Porta Venezia.

Taufer gli disse “Grazie anche a voi. Comunque ho convocato qui una persona che si chiama Artemio Tripodi che abita in via Conchetta.

Dal Favero, nell’udire il nome disse:-” Proprio lui? Nella zona dove abita corre voce che campi facendo l’usuraio, ma nessuno l’ha mai denunciato?  Taufer replico - “ Anche questa informazione mi è utile. Se non incastriamo per la giacca ,lo incastriamo per la cravatta! Fabio, rimani anche tu durante l’interrogatorio. Non si sa mai”- ,

Taufer detestava profondamente le persone che traggono profitto dalle  sventure altrui e gli usurai erano in uno dei primi tre gradini di questo poco invidiabile podio.
Artemio Tripodi arrivò in commissariato quasi in contemporanea con Canavaro che depositò la giacca incellofanata sulla scrivania di Taufer.

Nell’ufficio erano presenti Taufer, Pinna (addetto al verbale ) e Dal Favero.

Taufer fece accomodare Tripodi e ,dopo averlo salutato disse: -“Lei si chiederà – giustamente- cme mai l’ho fatta chiamare. Bene, mi dica innanzitutto se questa giacca grigia col polso della manica sinistra macchiata è sua. Dopo passerò al resto delle domande.-” Tripodi cercò di prender tempo e disse -“Non ne sono sicuro commissario.”_ Al che Taufer incalzo:-” E va bene. Le chiedo se sa qual è il suo gruppo sanguigno. Se non sa rispondere a questa domanda passo alla terza. Tripodi, sudaticcio e tremante balbetto’:”-A Rh positivo-”. Con sarcastico compiacimento Taufer rivolgendosi a Tripodi gli disse: “ Ma che strano. E’lo stesso della macchia di sangue sulla manica della giacca. E’proprio sicuro che non sia la sua? Ci pensi bene. Se vuole un bicchier d’acqua prima di rispondere chieda pure. Tripodi disse con un filo di voce -“Si è la mia.

Taufer allora .-“Cominciamo a migliorare. Questa giacca l’ho trovata nel Naviglio martedì pomeriggio . Lei può spiegarmi come mai è finita li?. Ce l’ha buttata lei?Esistono anche i sacchi della spazzatura lo sa?”- Taufer stava tessendo la tela. Tripodi era sempre più tremebondo . Taufer lo rassicurò . “ Se mi da una spiegazione convincente la lascio andare. Ci provi! E’ meglio per lei se ci riesce, ma ho paura che non ce la faccia.!-” Mellifluo ed insinuante, non c’è che dire.

Tripodi, messo alle corde ,inizio’ a parlare. E va bene commissario. E’andata così. Nella serata di lunedì un uomo prima mi preso con forza per i bordi della giacca, mi ha coperto di insulti e ha cercato di colpirmi con un coltello da cucina .Io ho sollevato il braccio per difendermi,ma quell’energumeno mi ha ferito.Ho cercato di scappare, ma quello mi ha inseguito, mi ha preso per il colletto della giacca. A quel punto mi sono sfilato la giacca e  me la sono data a gambe

Taufer si avvicinò a Tripodi e disse: -“Bene, fin qui la storia può reggere. Non mi sono ancora chiare un paio di questioni. Chiedo la sua collaborazione.. Lei conosce la persona che l’ha aggredita? E poi perché ce l’aveva con lei? Se la conosce e sa che si tratta di un tipo diciamo suscettibile, perché l’ha incontrato di sera e non di giorno?  E poi perché non ha denunciato l’aggressione subita? Poteva farlo il giorno successivo dopo essersi ripreso dallo spavento! Come vede domanda chiama domanda e a me piacciono le cose chiare e , se possibile semplici. Sono un montanaro,che ci posso fare? La  domanda di riserva è sempre li, ma intanto aspetto le sue risposte!

Tripodi,con il sudore che gli colava lungo il collo disse: Me l’ha chiesto lui di vederci alle 23.00. Taufer si alzò e sbraito’ “Lui chi sacranon? Non meni il can per l’aia.

E va bene, - disse Tripodi chinando il capo-si chiama Attilio Cevenini ed abita in via Pavia.

Oh bene.,finalmente stiamo arrivando. .Convochiamo anche lui e lo mettiamo a confronto col signor Tripodi  che rimarrà nostro ospite.” Dal Favero per piacere mi ripeti le voci che girano sul signor Tripodi nel quartiere . Sai ho un vuoto di memoria…

Dal Favero disse “Corre voce che faccia l’usuraio, ma non ci sono denuncie a suo carico.”

Tripodi replicò “Le solite maldicenze di quartiere,commissario.

Cevenini fu facilmente rintracciato a casa sua e fu accompagnato in commissariato da Lussu e Presutti.  Taufer disse ai due agenti : “Fatelo entrare e sentiamo cosa ha da dirci.

Cevenini era un uomo di bassa statura, magro, stempiato sui sessantacinque anni di età da poco in pensione . Non aveva certo l’aspetto dell’energumeno. Appena entrò e vide Tripodi, dimenticò  di essere in un commissariato di polizia gli si avventò contro urlando:”-Sanguisuga, verme schifoso, topo di fogna”. Dal Favero lo placcò con forza.

Taufer gli disse “E’ meglio che questi due non stiano troppo vicini”. Signor Tripodi con lei per il momento basta. Adesso faccio qualche domanda al signor Cevenini.

Perché ce l’ha col signor Tripodi? “ E Cevenini tenendosi la testa tra le mani “ Maledetto il giorno che l’ho conosciuto. Avevo bisogno di soldi per aiutare mio fratello che ha la casa ipotecata. e sono finito nelle grinfie di questo strozzino. Gli dovevo l’ultima rata di tremila euro e gli ho chiesto di darmi altri due giorni di tempo. Lui mi ha detto che trascorso il tempo la rata aumentava del dieci per cento. L’ho preso per il bavero della giacca, gli ho strappato i bottoni e ho tentato di colpirlo con un coltello da cucina. Lui ha parato il colpo col braccio e l’ho ferito.. Io gli sono corso dietro, l’ho preso per la collottola e mi è rimasta la sua giacca in mano. Raccontò tutto tra i singulti. Uscì dalla stanza dicendo “ Ho proprio perso la testa, ma mi sono venduto anche le sedie per pagare le rate del prestito che mi aveva fatto.

Taufer a questo punto disse: “Dal Favero, accompagnalo nella stanza di Pinna,cerca di calmarlo e digli che non terrò conto degli insulti che ha pronunciato. Proponigli di denunciare Tripodi per usura.

Poi per il resto vedremo ….. Non gli ho chiesto perché ha tenuto la giacca, dove l’ha tenuta, ma questi sono dettagli vi pare?

L’Ispettore Pinna annui . Tripodi affermò : “Dettagli per lei, ma non per me!,”

Taufer lo zitti dicendo “Io non le ho chiesto nulla, per ora, Abbiamo tutto il tempo di sviscerare i fatti. Se il signor Cevenini  la denuncia per usura, la sua posizione è molto. grave. Per conto mio spero la denunci,-”