Il lampadario di Murano
(Giovanni Volpon)
Monica e Vittorio erano una coppia come tante che viveva nella nella città del
Prosindaco Gentilini,’ ovvero Treviso .Erano sufficientemente benestanti.
Vivevano del benessere dato dal duro lavoro di lui come autoriparatore (a ciò
contribuiva anche qualche fattura non compilata per la serie 100 euro con, 80
senza e molti ,da probi cittadini che si lamentavano delle tasse de quei de
Roma, preferivano la seconda alternativa) e dal lavoro di lei come insegnante di
scuola materna (stipendio fisso, senza possibilità di ritocchi in alto) ,
abbastanza attenti ai soldi (trad. in veneto schei) ,come gran parte degli
autoctoni del Nord-Est e più inclini a risparmiare che a spendere nonostante la
somma dell’eta dei componenti della famiglia fosse inferiore a 65(Vittorio 34,
Monica 30, i figli 0) e la somma dei redditi superasse abbondantemente i 4000
euro al mese (Vittorio- Monica 3000-1200 circa) .
Abitavano in una villetta unifamiliare con giardino,Il box ospitava una
utilitaria e il Suv di ordinanza (Bmw X3) tipico dei” posso e vorrei / perche’
g’ho i schei” (trad. soldi, ma con questa parola non sarebbe riuscita la rima)
Poco lontano dalla villetta c’era l’officina di Vittorio (casa e bottega,ciò).
Come rimasuglio delle lontana ascendenza contadina(quale tra gli autoctoni della
Marca Gioiosa non ha/aveva almeno un avo contadino?) ,avevano conservato la
passione per la cura della loro casetta che cercavano di riempire con mobili ed
arredi di buona fattura (nella laboriosa provincia e nelle province confinanti
non mancano certo artigiani capaci, anche di farsi pagare, ma cossa ti vol,
nesun da gnente per gnente)
Non facevano ciò solo per gratificazione personale, ma anche (e soprattutto) per
far vedere agli altri –rimasuglio della cultura di un discreto esibizionismo e
non di esibizionismo discreto. La crisi dei valori in questa zona del paese da
tempo fa prevalere l’apparire sull’essere e anche Vittorio e Monica non erano
del tutto immuni dal contagio di questa epidemia, se pur con gradi diversi. Dal
punto di vista dell’aspetto fisico Monica era più trevigiana di Vittorio .
Treviso è città nota fin dai tempi della repubblica veneta (e anche prima , pare
) per l’alta percentuale di belle tose e di belle siore graziose , nonché
generose dispensatrici delle proprie grazie coi forestieri ( anche coi locali,
qualche volta!)
Era una bella morettina coi capelli lisci e lunghi fino alle spalle, gli occhi
marrone chiaro, il viso ovale , la bocca con le labbra delle dimensioni giuste,
magra ma non troppo ,ben arrotondata nei punti giusti , le gambe affusolate con
le caviglie sottili con portamento elegante. Canoviana esteriormente, univa a
ciò un temperamento cordiale e giocoso. Era insegnante di scuola materna ,
apprezzata dai bambini per il suo temperamento e dai padri dei bimbi e delle
bimbe per il suo aspetto e per il suo modo di fare. Piaceva anche alle mamme, ma
per altri motivi (ovviamente!) , vale a dire per la comunicatività’ e per la
disponibilità.
Vittorio era di statura medio-bassa (sotto i 170 centimetri,per intenderci)
corporatura tarchiata ,dotato di maniglione antipanico dell’amore, coi capelli
castano –chiari segnati da un principio di calvizie,gli occhi cerulei, il mento
incorniciato dalla barbetta di stile alpino.
Era comunque una persona gioviale anche se ,a volte, induceva al brontolio. Il
principale argomento di brontolio era legato fondamentalmente a denaro e
dintorni e al fatto che lo svolgimento della sua attività di lavoratore autonomo
lo poneva di fronte a scadenze ineludibili (IVA, pagamento fornitori , pagamento
del suoi collaboratori , contatti col commercialista eccetera) Al grido di
“-Vampiri ,sanguisughe, magnaschei a tradimento “ seguiva immancabilmente il
calicino (ombra per i locali) di Prosecco di primavera d’estate, Refosco
d’autunno ,Raboso d’inverno e Cartizze nei di di festa con sequela immancabile
di sagrate a quei de Roma. Probabilmente il tasso di lamentela nella Marca
Gioiosa è direttamente proporzionale al consumo di bevande più o meno spiritose
o viceversa (Interessante argomento di studio eno-cultural-socio- epidemiologico
a dir il vero meritevole di approfondimento) .
Dopo una delle esternazioni solite post –prosecco coi suoi amici contro quei de
Roma e dopo aver ribadito le simpatie per il prosindaco che voleva togliere le
panchine dal centro di Treviso per non far sedere gli extracomunitari (effetto
forse delle overdose di Prosecco plus Grappa Candolini), si mise a parlare di
altri argomenti ,tra cui i recenti acquisti per la casa. Il suo amico Aldo, che
aveva un negozio di frutta e verdura in via San Parisio,vicino alla Casa dei
Carraresi (da lui conosciuta non perché sede di mostre d’arte , ma per la
vicinanza ad una nota osteria famosa per i cicchetti –traduzione: spuntini vari-
e tappa obbligata per il giro delle ombre) si vantava di aver acquistato presso
la vetreria Venini a Murano un lampadario per il salotto del costo di circa 3000
euro. Aldo era un’affezionato del giro delle ombre ,ma, per fortuna, faceva gli
acquisti sobrio ed aveva anche buon gusto e buona disponibilità economica
(ciliegie a 10 euro al chilo, ciò!):
Vittorio non voleva essere da meno naturalmente e nel ritornare a casa rimugino
tra sé “- Se quel mona imbriagon l’a ‘ comperà il lampadario, lo vogio anca mi.
Ne parlerò a Monica!
Tornato a casa, prese il discorso alla larga e propose a Monica un giro a Murano
la mattinata del sabato. Monica però era abbastanza sveglia e non ci mise molto
a fare due più due e replico “ Ti piacerebbe comprare un lampadario nuovo per il
salotto? Scommetto che il tuo amico Aldo ne ha appena comprato uno e che a te
piacerebbe comprarne uno più bello. Va bene, mi hai almeno coinvolto nella
scelta questa volta. Tanto l’asilo sabato è chiuso e poi un giro a Murano non mi
dispiace specie se è una bella giornata!”
Monica, a volte, non riusciva del tutto a capire lo spirito competitivo del
marito nei confronti dei suoi amici ed il suo gareggiare per chi aveva l’oggetto
più raro e più costoso in una continua rincorsa che sembrava non aver fine :
vanità, vanità del tutto vanità,solo vanità,nient’altro che vanità.
La vanità dell’avere, del possedere,dell’apparire,del dimostrare e non la vanità
dell’essere.
Sia chiaro, a Monica i begli oggetti piacevano principalmente per motivi
estetici e per il gusto dell’armonia del bello che dà prima di tutto appagamento
all’anima. Un approccio estetico (il gusto del bello) quasi filosofico
contrapposto ad un approccio bassamente edonista ed altamente esibizionista ,che
si esauriva nel momento del possesso, poteva essere l’innesco di un esplosione
di contraddizioni tra di loro ma questo non era successo perché era mancato il
fiammifero che desse fuoco alla miccia (il fiammifero potrebbe essere un luogo,
un evento , una persona)
Monica e Vittorio partirono la mattina successiva per Murano ignari che proprio
nella ridente località isolana ci avrebbero trovato il fiammifero .
Era una bella giornata di primavera avanzata e il breve tragitto tra l’uscita
autostradale di Treviso Nord e l’uscita per Venezia si era svolto senza problemi
e senza coda (Mestre-Villabona superato senza intoppi. L’ammiraglia grigio-scuro
metallizzata venne parcheggiata nei pressi di piazzale Roma, da cui si avviarono
a Santa Lucia per prendere il vaporetto ACTV della linea 41.
Monica fece presente a Vittorio che coi mezzi pubblici avrebbero impiegato meno
tempo e Vittorio replico -”Se troviamo il lampadario che ci piace come facciamo
a portarlo a casa? E. _”Sei convinto di riuscire a trovare oggi il lampadario
giusto? Oggi, forse, ci faremo un’idea su cosa ci piace e lo ordineremo.”-
Monica aveva usato il pronome “ci” , segno di condivisione.
Dopo una breve passeggiata tra le calli ,i ponti ed i canali arrivarono alla
Vetreria Venini.
Entrati nella parte riservata all’esposizione ( che qualcuno definirebbe in
termine falsamente moderno e modernamente falso show-room) poterono bearsi lo
sguardo ammirando gli oggetti per la casa , i lampadari ed i vetri artistici per
i quali la vetreria era giustamente rinomata. Mancavano (per fortuna) i
pacchiani souvenir (gondola in palla di cristallo con neve, animali in cristallo
più o meno colorato,etc) che infestavano con la loro presenza le bancarelle ed
alcuni negozietti di piazza San Marco e più o meno immediati dintorni .Si
avvicinò loro un commesso che chiese loro, dopo essersi esibito in un inchino
quasi arlecchinesco, se fossero interessati a qualche cosa in particolare.
Vittorio espresse il desiderata . -“Vorremmo un lampadario di bronzo brunito e
cristallo colorato. Non abbiamo visto esposto ciò che desideriamo. E’ possibile
farlo fabbricare su ordinazione ?”-
Avendo udito l’accento veneto il commesso replicò in veneziano . –“Si sior. Se
lu al desidera la faso acomodar in botega.A dispoxision, sior e siora!”-
Gentile, ma troppo servile penso’ tra sé Monica. Per Vittorio invece un po’ di
devoto servilismo accompagnato da inchino era come la spruzzata di Campari (o
Aperol nella versione moderna ) più la fettina di arancio nello spritz. A Monica
gli spritz (tipica bevanda del basso, medio e un po’ meno alto Veneto) non
piacevano! .ll commesso li accompagnò nella stanza da cui si accedeva alla
fornace ove i maestri vetrai davano sfoggio delle loro capacità tecniche ed
artistiche .
Venne loro incontro un vetraio dal fisico aitante e dal passo svelto ,età sui
trenta- trntacinque, capelli castani lunghi e un po’ riccioluti, occhi scuri,
sorriso accattivante che portava un orecchino al lobo dell’orecchio destro.
Monica rimase favorevolmente impressionata dall’aspetto del vetraio. I suoi
muscoli scultorei erano ben disegnati dalla maglietta rossa aderente ed il
sudore che gli imperlava la fronte ed i cui rivoli scorrevano lungo i due lati
del collo emanavano (per Monica, ovviamente) attraenti ferormoni.
Anche il vetraio non apparve indifferente alle muliebri grazie di Monica le cui
forme canoviane venivano messe in risalto da un abitino color rosa .
Corrispondenza d’amorosi sensi per dirla letterariamente?
Attrazione (quasi) fatale per dirla in gergo cinematografico ?
Il vetraio salutò per prima Monica presentandosi “- Buongiorno bella signora, mi
chiamo Valerio . Cosa posso fare per lei? Buongiorno anche a lei gentile signore
.
Si era rivolto a Monica per prima (galantemente casanoviano e casanovianamente
galante) accompagnando le parole con l’accenno all’inchino come (per lui)
doveroso tributo alla muliebre grazia. Aveva salutato anche il marito
educatamente e del tutto scevro da mercantile servilismo a differenza del
commesso
Valerio era un vetraio del tutto particolare . Aveva appreso l’arte dall’anziano
padre che aveva smesso di soffiare a causa di una grave forma di enfisema
polmonare.Nel contempo era riuscito a laurearsi in architettura presso la Cà
Foscari Vista la difficoltà a trovar lavoro come architetto , aveva deciso di
trovar lavoro come vetraio.Gli studi di architettura gli erano utili per
consigliare inserimenti di oggetti nell’arredamento delle case.
Tecnica al servizio dell’arte e arte al servizio della tecnica (technè in greco
significa arte, ma non importa) e sapere + fare = saper fare (per il saper
essere bastava quello che ci metteva di suo) .
Vittorio,visto che il suo ruolo di dominus , o meglio , di sior paron gli era
stato fatto sfuggire di mano, tentò di riaffermarlo. Usò il plurale noi ,ma il
noi significava mi (trad. Io)
“ Vorremmo (la benevolenza residua) un lampadario di bronzo con le gocce di
cristallo color smeraldo chiaro . Gradirei un preventivo e concordare i tempi e
i modi della consegna (pronunciò questa frase meccanica-mente). Valerio non era
l’artigiano del tipo “Come comanda sior” e propose di cambiare il colore delle
gocce di cristallo .-”Guardi, le gocce color ambra si intonerebbero meglio.
Comunque il costo del lampadario, trasporto, consegna e montaggio compresi è
intorno ai 4000 euro. Il colore diverso non comporta alcun sovrapprezzo.
Vittorio cercò (in) consciamente di mettere Valerio in difficoltà chiedendo :
-“Ma come posso vedere se si abbina all’arredamento del salotto prima che sia
montato? “- . Replicò Valerio “-Facile. Io lo disegno in autocad, Lei mi invia
col computer l’immagine del salotto . Io inserisco il lampadario nell’immagine
del salotto e le invio la foto
Monica assisteva allo “scontro” verbale tra i due e riemerse dal Nirvana in cui
si trovava (merito/colpa di Valerio ) dicendo -“Fantastico, il computer al
servizio della creatività”-. Vittorio riportò il discorso su un piano più
materialista e cercò di perfezionare gli accordi chiedendo : “-Devo lasciare un
anticipo ?-“ Valerio di rimando -“Ma no, si paga a lavoro finito, a fattura
emessa . Chiedo gentilmente l’indirizzo, un recapito telefonico e l’indirizzo di
posta elettronica per comunicazioni , grazie”-. Naturalmente Monica non si
lasciò sfuggire l’occasione per lasciare i suoi!
Vittorio era rimasto di stucco (veneziano) quando aveva capito che Valerio non
era l’artigiano 80 senza e 100 con e poi neanche l’anticipo ? Bah, tipo strano
con l’orecchino poi! Valerio saluto’ augurando un buon ritorno e disse
-“Arrivederci a presto.” – Monica rispose “-Arrivederci , Valerio-”. Vittorio
saluto’ dicendo -“Faron saver, buondì”
Durante il ritorno a casa Vittorio rinfacciò a.Monica di aver dato troppa
confidenza a Valerio e non perse occasione per altri rilievi -“G’ho visto che te
vardava le tete e le gambe! Vestete in modo pì sobrio la prossima volta. No
bisogna fidarse dei omeni coi recini! Monica, un po’ stizzita replicò “ No dir
monade (il passaggio al dialetto eera segno di irritazione. I recini i li porta
in tanti. Sto vestito lo g’avevo ieri a lavorar coi tosatei e non ti g’a dito
niente. Forse ti te spetavi an vetraio panzon, tardon pelaton e zoticon.Uno
giovane , gentile e con l’orecchino non rientra nei tuoi schemi. Poi non è
attaccato ai schei e non somiglia ai to amisi.-”
La replica di Vittorio a Monica fu un colpo di acceleratore che fece schizzare
il tachimetro a 190. Inelegante risposta non risposta!
Arrivarono a casa verso le tre del pomeriggio dopo una breve sosta in un
autogrill dell’autostrada.
Vittorio si mise al lavoro al computer dicendo -“Devo sistemare dei conti e
guardare le scorte del magazzino. Da vero uomo del nord-est il sabato pomeriggio
o lavoro od ombre o spendere schei!
Monica allora disse ,” Io allora vado a fare la spesa. L’argomento Valerio
sembrava chiusa. Ognuno dei due aveva ripreso le sue ordinarie occupazioni in un
ordinario sabato.
In realtà, almeno per Monica, non era così. Quel breve “scontro” verbale tra
Vittorio e Valerio l’aveva indotta a pensare che Vittorio non era l’uomo con cui
trascorrere il resto della sua vita. Gli altri piccoli avvenimenti accaduti
nelle ore successive avevano rafforzato le sue convinzioni. Vivere il futuro con
un uomo bottega, ombre e schei,? No, grazie !
Quel colpo di acceleratore aveva accelerato anche i tempi della sua decisione.
Stabilì che avrebbe atteso con pazienza il momento giusto. Aveva già deciso che
ci sarebbe stato e non era poco!
Verso le sei ritornò dalla spesa e Vittorio le disse -“Ho trovà ul computer il
messaggio della vetreria Venini con la foto del lampadario. Xe beo.,va ben così
Te ghe pensa ti a mandar la foto dell’appartamento?. Monica ghe pensò e lo
fece.Vittorio pregustava l’ora di mostrare il lampadario agli amici , Monica
invece………..
Capitolo secondo
La foto del salotto venne inviata alla vetraria Venini all’attenzione di Valerio
Vendramin con il breve ma significativo messaggio “Arrivederci a presto2.
Poche,chiare semplici e sconvolgenti parole. Valerio la richiamò quattro giorni
dopo dicendo che il lampadario era già stato preparato e disse “ Ho voglia di
rivederti anch’io bella signora .Galeotto il lampadario e chi lo fece!
Monica riferi’ (quasi ) tutto a Vittorio che rispose “Va ben,fa ti. Va a Murano.
Te dago l’assegno e ti te farà arrivar il lampadario a casa.
Vittorio disse và, Monica andò. (da ,con e per Valerio, ovviamente)
L’ultimo Sms indirizzato a Vittorio da Monica riportava queste parole:
“Ti lascio casa, bottega ,Suv e lampadario. In cambio mi tengo il vetraio e son
sicura che ci guadagno. Monica
Morale della storia : Monica fulminata da Valerio, Valerio fulminato da Monica,
lampadario perfettamente funzionante Vittorio? Fulminato e abbagliato .