L'indesiderata

 

 (Giovanni Volpon)

 

 

 

 

 

Cleofe lavorava come operaia metalmeccanica presso una fabbrica di Treviglio.

Fino a qui, niente di strano. Però Cleofe era una donna particolare ( per usare un garbato eufemismo) sotto molti punti di vista.

Non era stata dotata da madre natura di un aspetto gradevole dal punto di vista estetico.

Ciò in molti casi può non essere grave;  esistono molte donne non proprio avvenenti che compensano vuoi con la simpatia ,vuoi con la gentilezza ,vuoi con la cortesia, la cordialità ,il senso dell’umorismo (variamente combinate/i) etc la scarsa avvenenza

Cleofe assomigliava al Bombolo versione femminile di una famosa canzone degli anni cinquanta (per i più giovani Bombolo cadde in un canal e non si fece mal) ovvero sembrava un pallone da rugby pompato molto e male . La sua pelle era cadente come un moccolo di candela che si liquefa ed il volto era segnato da così tante rughe da assomigliare ad uno sharpei . In conclusione , (tras) portava molto male i suoi 47 anni

Se si aggiunge l’indole sospettosa, lamentosa, litigiosa ,malevola abbiamo il profilo di una persona con cui nessuno vorrebbe aver a che fare potendo scegliere.
Difatti aveva continue discussioni con le colleghe ed i colleghi di lavoro anche e soprattutto per questioni futili e non sopportava che nessuno le facesse osservazioni di alcun genere .

Come ultima spiaggia era stata messa a lavorare nel reparto dove si rifiniva il montaggio ri nel  quale lavoravano operai ed operaie di provate esperienza e pazienza  .Il capo reparto poi aveva tra i suoi colleghi la nomea di persona tollerante e comprensiva (lavoravano in questa catena molti operai di origine africana coi quali ci voleva molta pazienza per spiegare cosa,come  e quando fare , ma Bruno riusciva ,grazie all’esperienza e alla pazienza, ad esser anche un ottimo “insegnante”. Una mattina Bruno suggerì a Cleofe in modo garbato di applicare  un pezzo  in un modo differente :fu apostrofato come despota e pignolo. Bruno tirò tre o quattro sospironi ,contò fino a venti e via così

Tre giorni dopo fu definito schiavista perché fece presente a Cleofe che stava sforando i tempi per l’applicazione di un cuscinetto a sfere (aveva raddoppiato il tempario previsto!)

Bruno in gioventù era stato militante di Avanguardia Operaia ed aveva dichiarate simpatie per la sinistra alternativa e sentendosi definire schiavista , persecutore nonché rompiballe , aveva già messo la mano in un cassetto di bulloncini (buono sì, santo no) con l’intento di prenderne una manciata e di tirarli dietro a Cleofe, ma due operai sudanesi  lo fermarono dicendo” -No Bruno no fare , tu hai detto noi stare calmi.  No fare cazzate meglio tu stare calmo-”.! Bruno si calmò e ringraziò i due operai  per avergli impedito di fare una sciocchezza. Cleofe avrebbe fatto perdere la pazienza anche ad un santo, figuriamoci alle persone comuni per la serie anche le formiche nel loro piccolo si incazzano (Citazione da Michele Serra !)

Naturalmente il capo reparto  non era il solo  bersaglio della sua incontinenza verbali, delle sue giaculatorie e delle sue lamentazioni. Anche i due operai sudanesi  di nome Malik ed Ahmed venivano bersagliati a raffica. In ciò era scevra da qualsiasi forma di razzismo. Diceva ad altre/ che questi “baluba” e “bongo-bongo ( poteva mancare l’insulto marca Borghezio?) venivano a rubare il lavoro, che erano dei magna ure (trad. fannulloni) nonchè

 degli sporcaccioni incivili e così via .Pazienza se Malik ,ed Ahmed.erano scappati dal Sudan per sfuggire non solo alla miseria, ma anche alle lotte tribali spietate che insanguinano il loro paese (provenivano dalla regione del Darfour) e che li avevano colpiti nei loro affetti più cari ; di ciò non teneva alcun conto,

Anzi, loro avevano il privilegio (!?) di essere insultati in dialetto perché “ I nigher i è ignuranc come capre” trad. ignoranti come capre) Così insultava anche le capre, tanto per non farsi mancare nulla.. Per fortuna non c’erano piante nel reparto, sennò avrebbe insultato anche loro (flora, fauna ed esseri umani per fare l’en plein degli esseri viventi).

Le/i suoi (s)fortunate/i compagni di lavoro erano state/i portate/i ad un tale punto di esasperazione che tutte/i cercavano in qualsiasi modo di evitarla riducendo i contatti sull’ambiente  di lavoro ed i dialoghi al di sotto del minimo indispensabile. Non sempre ciò era possibile e bastavano una parola in più ,un sorrisino, una battuta per scatenare l’ira funesta della Nereide Cleofe (nereide come patronimico visto che il  padre  di nome faceva Nereo ,come il compianto allenatore del Milan fine anni ‘60 ed inizio anni 70,quello  di Rivera per intenderci) che non era funesta come quella del Pelide Achille di omerica memoria (altri tempi, ovviamente)!

Bruno , suo malgrado , fu il collettore di tutte queste lamentele che spaziavano dal -“Non la sopporto più -“al “- La coparie, ostia -“ passando attraverso “-Allah la maledica- ”.

Bruno era consapevole che le lamentele che gli erano state riportate erano più che giustificate .Capi’ che a questo punto non gli restava altro da fare che parlare a quattr’occhi con Cleofe per spiegare la situazione e per consigliarle, per il suo bene, di chiedere di essere trasferita ad altro settore. Per la serie, come chiedere alla Trevigliese di battere il Brasile. Era una impresa disperata, ma Bruno non si tirò indietro. Nel pomeriggio dopo  aver bevuto il caffè  fumandosi tre sigarette e  dopo 2 minuti di auto training per convincersi a rimanere  calmo, (il tutto accompagnato da sospiri degni di un apneista ).

si avvicino’ a Cleofe e le disse che aveva bisogno di parlarle . Questo bastò a far si che la stessa gli rovesciasse addosso con tono di voce alto e stentoreo un uragano  di improperi ed un tornado di recriminazioni- “Basta, stronzo ce l’hai con me! Questa settimana mi hai preso di mira. Sei proprio una vera carogna. Alle altre operaie non dici niente e con gli extracomunitari che vengono in Italia a rubarci il lavoro  sei troppo tollerante. Ti denuncio ai sindacati per mobbing così imparerai come comportarti in futuro.

Bruno si era sentito dire tutto questo , aveva già rinserrato le mani a  pugni stretti, aveva il viso madido di sudore e sbuffava come il mantice di una vecchia officina. Stava trattenendo un attacco di collera con grande sforzo e non aveva ancora aperto bocca.

Le prime parole che gli uscirono furono “-Cazzo, smettila di stressare la gente- “ Le pronunciò a voce alta tanto che furono udite anche da Gina che  capì che era opportuno intervenire. Gina era la valvola di sfogo di Bruno quando c’era qualcosa che non andava e lo conosceva da oltre dieci anni ed era molto in confidenza con lui ne conosceva benissimo anche i difetti tra cui l’ impulsività..Era una signora sui quaranta (quarantaquattro come i gatti  portati molto bene per la verità –gli anni,non i gatti,ovviamente-)   simpatica gentile ed anche carina per giunta   ed aveva la grande capacità di dire e fare le cose giuste al momento giusto. Gina si avvicinò’ a Bruno ,lo prese sottobraccio e gli disse “Dai vieni a bere un po’ d’acqua che fa molto caldo oggi.”

Accompagnò il tutto con il suo tono di voce  aggraziato e con uno dei suoi sorrisi.

Questo bastò a fargli sbollire la rabbia , ma scapparono alcune  parole pronunciate con tono non proprio rilassato e conciliante “ Sei fortunata che sia arrivata Gina altrimenti……... Alla parola “altrimenti “Gina gli tappò provvidenzialmente la bocca con il palmo della mano perché sapeva che sarebbe uscito un torrente di esclamazioni non proprio garbate . Bruno ringraziò Gina dicendole “Grazie, stavo per esplodere e chissà che cosa avrei detto. Mi hai tolto da una situazione veramente difficile. Domani andrò dal responsabile del personale per chiedere il trasferimento ad altro reparto. Spero mi ascolti

Il mattino successivo fu ricevuto dal Dr. Donini responsabile del personale che lo ascoltò, gli diede ragione e gli promise che avrebbe fatto il possibile nella compatibilità con i desiderata dei sindacati, nel rispetto del contratto di lavoro e nella tutela dei diritti della lavoratrice. Tante belle ed infiorettate parole per dilazionare la soluzione del problema in fin dei conti (il dr Donini .era molto bravo in ciò, ma Bruno era determinato ed anche testardo )

 

Bruno suggerì al Dr. Donini di dare un’occhiata al fascicolo personale di Cleofe .Il Dr Donini aprì il fascicolo e con sua meraviglia scoprì che Cleofe aveva già percorso quasi tutti i reparti della fabbrica e che anche in una fabbrica di Arcene dove lavorava prima i colleghi di lavoro ed i datori di lavoro e -udite,udite-, anche- qualche sindacalista si era lamentato dei suoi atteggiamenti. Alla fine Bruno suggerì al Dr. Donini di trovare un posto dove il contatto con altre persone fosse ridotto al minimo. Rimaneva solo il magazzino,. ll magazziniere stava per andare in pensione (gli mancavano due mesi) . Il dr Donini disse “ “E’una buona soluzione . Glielo  comunica lei, per favore? “ Bruno replicò “No dottore, glielo comunichi lei, le spetta per ruolo e funzione. Il Dr. Donini la convocò la mattina seguente e si beccò anche lui la sua dose di lamentazioni e di improperi nel comunicarle il trasferimento (il dottore era uomo di chiesa e si fece più volte il segno della croce nel sentire le parole profferite). Le chiese “ Accetta il trasferimento al magazzino o no? Ha tempo quindici giorni per accettare o rifiutare. Quattordici giorni dopo arrivò sul tavolo del dr Donini  la richiesta di messa in mobilità firmata da Cleofe Subacchi. Il dr Donini siglò la richiesta con le parole “Visto si approva “. Lo comunicò a Bruno che lo comunicò alle colleghe e colleghi di reparto. La notizia fu accolta da urla da vittoria  finale della Champion League dopo 45 anni  (il reparto era un “covo” di interisti). Non fecero i caroselli per le strade di Treviglio ,ma poco ci mancò.!