Il giardino "Ramelli"

Giovanni Volpon


In un piccolo parco con l’erba spelacchiata di una zona semi periferica di Milano sedevano su due panchine con la vernice scolorita dalla pioggia ,dal tempo e dai pomeriggi di solitudine , una signora ultraottuagenaria di accompagnata dalla badante filppina ed un signore di circa cinquant’anni .
Era una giornata non troppo luminosa, ma nemmeno troppo grigia. Il colore del cielo era azzurro-grigio con qualche nuvola bianca ,insomma il colore di un sabato pomeriggio qualunque di un discreto mese di ottobre metropolitano.
Era uno di quei sabati in cui, per dirla coi versi di una canzone di Sergio Caputo, il peggio sembrava essere passato. 
Il signore di circa cinquant’anni si guardava attorno nella speranza che qualcuno o qualcosa ravvivasse quel pomeriggio.
Per ingannare l’attesa cercò nella tasca della giacca blu il pacchetto di MS e l’accendino.
Trovo ‘le sigarette.
Per l’accendino dovette esplorare con le mani anche le due tasche anteriori dei pantaloni grigio –azzurrino.
Finalmente, dopo una breve ricerca, conclusa col ritrovamento dell’accendino rosso nella tasca anteriore sinistra dei pantaloni,accese la prima “MS”.
Nel giardino del piccolo parco arrivarono due uomini e due donne con cani di diversa taglia. I cani sembravano aver fretta; annusavano quei pochi ciuffi d’erba di color verde indefinibile ed i rimasugli di quella che poteva esser stata una siepe . 
Non ritenevano opportuno marcare il territorio con spruzzi o deiezioni, quello spazio non pareva soddisfarli nemmeno per il soddisfacimento dei loro bisogni corporali.
Tutti i proprietari dei cani, da bravi cittadini rispettosi ,erano muniti di paletta e sacchetto per raccogliere i bisognini (o bisognoni ) dei loro compagni a quattro zampe.
I cani trascinavano i loro padroni e nel loro strattonare i guinzagli (al contrario di quanto più spesso succede) pareva volessero esprimere la voglia ed il desiderio di andare altrove.
Anche i cani metropolitani cercavano un verde più verde ed un parco più parco. 
L’anziana signora e la badante filippina erano impegnate in un dialogo in cui la badante filippina cercava ,con devozione e pazienza ,di cogliere quello che l’anziana signora voleva dirle 
Il cinquantenne cercava di afferrare,sempre per ingannare il tempo dell’attesa di qualche cosa che che ravvivasse il pomeriggio gli spunti del dialogo tra l’anziana signora e la badante filippina .
Non capiva se la badante filippina stesse ascoltando con devota pazienza e paziente devozione frasi magari sentite più e più volte oppure se se due donne stessero parlando del meno e del più .
Arrivarono nel parco un altro signore anziano accompagnato a braccetto da una donna che per età poteva essere sua figlia. L’anziano signore passò davanti alla panchina dove sedeva il cinquantenne e lo salutò levandosi il cappello.
Il cinquantenne, piacevolmente sorpreso da un gesto cortese ed educato (i gesti di cortesia non erano frequenti nel quotidiano metropolitano,quelli educati ancora meno pensò tra sè..),ricambiò il saluto dell’anziano signore e manifestò apprezzamento nel fatto che la figlia sorreggesse l’anziano dedicandogli parte del suo tempo .La donna sorrise e ringrazio’, ma rispose con accento est europeo ed in buon italiano –“Questo non è il mio batiuska, pardon,papà .Io sono solo la sua badante e lo sto accompagnando a casa.
I suoi figli stanno lontano e forse lo verranno a trovare domani. L’anziano signore con molto garbo precisò :”Sa, signore , i miei figli stanno a Sesto San Giovanni e lavorano tutta la settimana e hanno famiglia .Ora la saluto-Andiamo Irina, è l’ora del pisolino- . Il cinquantenne salutò la badante pronunciando una delle due parole di russo che conosceva “ -Dasvjidania-“ e salutò l’anziano signore .
Poi si sedette nuovamente sulla panchina , si guardò intorno e riflettè tra sé su cosa era capitato nel breve lasso di tempo( il tempo necessario per fumarsi una sigaretta in relax-diciamo dieci minuti-) che aveva trascorso in quello pseudo- parco tra via Bronzino e viale Abruzzi..
Aveva visto anziani non accompagnati dai figli, cani che volevano andare altrove e , ancora nessuna mamma o nessun papà con dei bambini.
Anch’io , penso’ ho una mamma anziana che spesso ripete le stesse cose decine di volte, ma almeno la ascolto e non trovo giusto che lei esprima i suoi ricordi (anche se sono sempre i medesimi) ad orecchie estranee . Forse davanti ad altri starebbe in silenzio ed il tacere di una persona anziana pesa moltissimo. Per molti ragazzi, di contro, il silenzio sarebbe il modo per evitare di dire cazzate Oddio, sto proprio riflettendo come uno che sta invecchiando rimugino’ tra sé -anch’io alla loro età dicevo le mie ,loro dicano le loro.
Era forse il rimpianto per non avere più l’età per dirle, una velata malinconia per il tempo che fuggiva o cosa altro? E poi ,disse tra sé in questa città i bambini non escono da casa a giocare -only playstation at home- anche con quel poco di sole, ma che citta’è diventata Milano ?Quand’ero bambino io……Oddio la nostalgia del passato per ora tra prossimo e remoto……. Stava riflettendo troppo, i pensieri fuggivano .L ’antidoto, almeno in quel parco neanche da cani era accendersi un’altra sigaretta .
Per una canna ,pensò, non ho più l’età .Porco cane, ancora , il tempo delle canne e delle mele (non delle pere per carità) è finito oramai ho la mia più o meno bella età. La nostalgia si era spostata avanti di quindici anni …occorre urgente rimedio, altrimenti si analizzano in solitudine cinquanta anni di vita è troppo per chiunque. iStop here, please !!. Emmesse numero due, mandiamo in fumo certi pensieri cortocircuitando un pochino il cervello con uno zic di nicotina.
Mentre i suoi pensieri andavano in fumo con le volute grigio azzurrine della seconda emmesse ,apparvero da lontano una giovane signora (la mamma senz’altro pensò ) accompagnata da un bambino.
Il cinquantenne si consolo’ alla visione di una coppia di persone che andava d’accordo con l’ora (le quattro del pomeriggio ) e con lo scenario del parco .
Il quadro sarebbe stato perfetto con l’erba verde e ben curata, con qualche cespuglio di sforsizia gialla e perché no, con qualche cespuglio di ortensie ,ma da un giardino semiperiferico di una città un po’ incupita che ha più paura degli extracomunitari che cura per gli spazi verdi, non si può pretendere più di qualche ciuffo d’erba ,aiuole per lo più sterrate e panchine dal colore indefinibile verde-marron –grigiastro.Fiori? Optional, forse qualche romanticone li ha usati per tentare di tacchinare,pardon corteggiare (non sta bene scivolare nello pseudo-slang giovanil-metropolitano) qualche ragazza (anche per i fiori meglio rifornirsi nei giardini ,dal fioraio si va poco…costa qualche euro e bisogna scegliere il fiore giusto e non tutti hanno voglia di sforzarsi in questo senso “time is money ,of course”.)
La mamma cercava, per quanto possibile di allontanare il bimbo dalle pareti domestiche e portava il suo bimbo a prendere un po’d’aria nel pezzo di quasi verde
E il papa’ penso ‘tra sé? Be’ un vero babbo milanes al cien per ciento al laura al sabat minga come quei terun o quegli estracomunitari (libera grafia briansola) o quei statai che fan negot.
Il cinquantenne apparteneva ad una delle tre categorie sopra citate, ma non si sentiva per nulla in colpa nel cazzeggiare durante il pomeriggio del sabato 
.Il cazzeggio, cioè il perdere tempo in attività apparentemente non finalizzate (esempio: passeggiare apparentemente senza meta,sedersi correndo dietro o avanti ai propri pensieri in una panchina, giocare con videogames da bambini al computer,attaccare bottone con persone sconosciute parlando di argomenti vari, etc) aiuta a vivere meglio in un tempo dove ogni gesto,ogni azione, ogni parola tende ad essere finalizzata a qualcosa . Che triste è il tempo in cui si è perso il gusto dell’ozio ! Ozio = versione filosofica del cazzeggio laonde per cui ci si costruisce un assetto su base sovrastrutturale a carattere giustificatorio al dolce far niente (attività non di meno nobile ed impegnativa)
Oziare pensava , aiuta ad essere meno scazzati quando si lavora .
Ah la saggezza dei cinquant’anni!! –Esempio scritto di digressione oziosa per l’appunto-.
Le due panchine agibili ,con schienale e seduta integra erano occupate
La giovane signora accompagnata dal bimbo chiese con un sorriso se poteva sedersi nella panchina occupata dal cinquantenne.
Egli dette il suo assenso accompagnandolo con un sorriso a sua volta. Tra sé penso’ che l’ozio( o cazzeggio se si vuol esser meno “filosofi”) ha pure aspetti piacevoli. Effettivamente la signora era di aspetto molto gradevole, mora, coi capelli riccioluti gli occhi verdi magra ma non troppo e con le caviglie affusolate :età trentacinque-trent’ anni, abbigliamento casual –elegante, ma non troppo casual né troppo elegante (per intendersi maglioncino verde –foresta ,pantaloni di velluto verde-smeraldo a coste strette(ben intonati con il colore degli occhi) mocassini terra di Siena a tacco basso ,borsetta a forma di bustina color marron bruciato e una collana color ambra . Un gradevole ensemblè con accostamenti cromatici armonici e gradevoli (senz’altro per l’aspetto della signora!)
Senz’altro un bel tipino,pensò,carina e gradevole e che non se la tira troppo, almeno dal modo di presentarsi .Il nostro, da buon scapolone inveterato e attempatuccio –single come vengono definiti oggi gli uomini e le donne non coniugati-non aveva molta simpatia per le pseudo –strafighe griffate dalla testa ai piedi,accessori inclusi.
.E si che in gioventù aveva fatto “una malattia” come si dice per una ragazza proprio tipo anni’80 della Milano da bere che si era bevuta tante cose e per la quale lui ai tempi si era un po’ bevuto il cervello (non si era sbronzato però.….meglio non pensarci!)
Il bambino ,che poteva aver quattro o cinque anni, era Il classico bimbetto un po’individualista,un po’ capricciosetto, un pò monello, a volte anche simpatico (con variabilità di umore legate,oltre che all’età, alle persone che gli stavano intorno e all’ambiente dove si trovava, insomma un tipico bambino del 2000,come sono peraltro sempre tipici ) che difficilmente usciva di casa senza giocattoli-alternativa alla solitudine per mancanza di fratello e /o sorella?-.Quel sabato era accompagnato da alcuni Gormiti –i noti mostriccciattoi di origine cinese –e aveva deciso di dedicare la sua attenzione ad un mostriciattolo di plastica nero, viola con scaglie verdastre sulla schiena e con due teste da pseudo drago.
Del resto ciò era comprensibile, nessuna delle persone viste nel parco meritava,secondo lui,i la sua attenzione e si limitò a sedersi dietro la panchina (almeno si manteneva a più o meno a vista ) e dimostrava anche non volendolo, discrezione .Che bimbo sveglio, pensò il cinquantenne, mi lascia spazio per tentare di conversare in pace con la sua graziosa mammina!
I bambini sono sempre un facile spunto per una conversazione e cosa c’è di più facile (e scontato) di intavolare una conversazione facendo i complimenti al bambino con la mamma presente guadagnandosi facilmente non dico la simpatia ,ma almeno l’attenzione? Sia chiaro che ,pur non avendo figli i bambini gli piacevano perché credeva che non fossero piccoli adulti in formazione, ma persone con un mondo interiore che andava scoperto ponendosi nei loro confronti con interesse e curiosità, cosa che non tutti gli adulti sanno (o vogliono ) fare
Quando conversava coi bambini (circostanza che gli capitava frequentemente facendo l’insegnante elementare) li ascoltava con attenzione e riteneva che le loro domande non fossero mai banali e che meritassero sempre risposta. Ascoltare con attenzione,cercare di capire e di farsi capire non fare l’adulto che ne sa di più: questo lo rendeva benvoluto dai bambini, qualche genitore lo considerava un po’ “strano” forse perché nell’insegnare cercava di svolgere il ruolo di papà buono (forse ciò gli riusciva perché non era padre e poi è più facile fare il”genitore” part time nell’arco della giornata. 
Stava per reimmergersi nei rimpianti di ciò che non aveva voluto-potuto-dovuto fare (sposarsi, formarsi una famiglia,passare notti insonni per i pianti, discutere per i compiti,per dove trascorrere le vacanze, incazzarsi perche’ rincasava/no tardi, fare trattative estenuanti per acquisti di abiti di moda –per lui/lei/loro-, playstation/s ,telefonino/i , motorino/i,fidanzatina/o/!/e troppo intraprendente/ì… etc..)
Oddio stava ripartendo per la tangente con lo stream of consciuosness, cosa da terza MS, ma era troppo educato per accendersela di fronte a persone che vedeva per la prima volta. 
Il cinquantenne non amava i percorsi facili, diretti o quantomeno scontati :iniziò a conversare con la giovane signora non parlando bene del bimbo, ma parlando male del gormita nero e ,viola, bitesta e con le scaglie fluorescenti. Disse infatti:”-Non capisco cosa trovino di interessante i bambini nei Gormiti sono veramente brutti ,almeno per me” .Il bambino non è dello stesso avviso a quanto pare,!
Ouvetrure d’inizio conversazione quanto mai azzeccata! La giovane signora gli disse :
-“Purtroppo il bambino non voleva uscire se non portandosi dietro quell’orribile Gormita.Ne ha la casa piena e questo è l’ultimo arrivato. Ho preferito fare buon viso a cattivo gioco, come si dice. Questo bambino già passa troppo tempo da solo, non ha fratelli con cui giocare. I genitori poi.. prima il lavoro e poi il bambino!. Per fortuna frequenta l’asilo , ma i suoi genitori oggi mi hanno chiesto di accompagnarlo al parco. Loro dovevano partire per questioni di lavoro e forse torneranno per l’ora di cena stasera “ 
“Allora- disse il cinquantenne – lei non è la sua mamma !(deduzione banalmente non brillante degna del dr Watson ubriaco penso tra sé) . La signora , cogliendo lo sguardo di chi aveva pronunciato una frase convinto di esser stato un po’(solo un po,’non del tutto,suvvia ) gaffeur accompagnò la risposta con un sorriso che cancello’ il sottile velo d’imbarazzo dell’insegnante elementare -“Non si preoccupi, non è la prima persona che mi scambia per sua mamma e penso non sarà l’ultima ; ci sono abituata .Il bambino trascorre molta parte del suo tempo -diciamo cosi’ – libero con me perché i genitori sono spesso lontani per lavoro e ho una buona reputazione come baby badante. –“Ci sono persone che badano agli anziani perché i figli non hanno tempo (o voglia) di occuparsene e persone che badano ai bambini perché i genitori non hanno voglia (o tempo) di prendersi cura di loro.”- “Viviamo in tempi e luoghi dove i figli non fanno i figli ed i genitori i genitori e dove si cerca sempre qualcuno che faccia ciò al posto loro; è amaro ma è cosi, le pare?.”
-“ Condivido la sua osservazione . Se guardo poi chi è seduto nella panchina di fronte (l’anziana signora con la badante filippina ndr) e se penso a quello che mi ha raccontato appena adesso , in questo pezzetto di quasi parco, queste situazioni sono rappresentate perfettamente . Se vogliamo aggiungere qualche altra considerazione sul microcosmo umano di questa parte periferica di Milano , lei non è la mamma del bimbo ed io sono un single di cinquant’anni che sta tirando l’ora del tramonto prima di andare a cenare con la sua anziana madre che abita a metà di Viale Monza, a tre o quattro fermate di metrò.-“

Il bambino , che sino ad allora era rimasto a giocare con il suo gormita nelle vicinanze della panchina , si avvicinò alla signora dicendo: -“Ma Sara, mi avevi detto che mi portavi a giocare con altri bambini come me, ma in questo posto non ci sono altri bambini !! Se sapevo cosi, rimanevo a casa a guardare i cartoni alla tivu’ ,uffah. ! -“Matteo- disse la giovane donna-, tu sei sempre impaziente e quando arrivi in un posto, vorresti subito andartene e tornare a casa.- “Quando sei a casa ti annoi e vuoi uscire-“.-“ Sai che in questo parco i bambini al sabato arrivano un poco più tardi, aspettiamo ancora un po’ ,abbi pazienza!-“. Il piccolo Matteo accolse le parole di Sara aggrottando un pochino le sopracciglia , piegando il labbro inferiore ed incrociando le braccia sul petto con le manine serrate a pugno ( atteggiamento che i bambini assumono per manifestare Il proprio disappunto quando le cose non vanno , per loro, come vorrebbero) .Il bimbo per sottolineare con un gesto il proprio stato d’animo gettò il mostriciattolo viola-nero e verde fluorescente per terra accanto alla parte della panchina dove sedeva il cinquantenne.
Questi , senza dar alcun segno di stupore o di irritazione, raccolse con calma il giocattolo e chiamò il bambino parlandogli con tono pacato : -“ Matteo, non devi prendertela col giocattolo se non ci sono ancora altri bambini qui, ho capito che a te piacerebbe giocare con loro , ma, per adesso , non vedo bambini qui intorno. Ne arriveranno non ti preoccupare non sono ancora le cinque del pomeriggio . Il bambino guardò il signore accigliato e , abbassando lo sguardo ,gli disse –Sara mi dice di non parlare con le persone grandi che non conosco . Il maestro replicò :-“Hai ragione, non mi sono presentato e ti chiedo scusa .Io mi chiamo Adriano”-. Il bambino alzò lo sguardo assumendo una espressione a metà tra lo stupore e l’interesse.
Probabilmente non si aspettava che un adulto ( per giunta sconosciuto ) gli rivolgesse la parola scusandosi e dandogli ragione. Questo non rientrava nei suoi schemi mentali ancora in costruzione .Nel frattempo -che coincidenza fortunata pensò Adriano -arrivò nel parco un bimbetto accompagnato da una signora e da un signore (papà e mamma/ zio e mamma/ papà e zia/ zio,zia e nipote/lei,lui e il pupo…? ) Diavolo ,ancora la fuga del pensiero, l’ho proprio per abitudine , ma in fondo che importanza ha?
Adriano non si lasciò sfuggire l’occasione della circostanza per acquistare “ credibilità “nei confronti del bambino . “Guarda Matteo, sta arrivando un bambino. Vedi che basta aver pazienza.?-“ 
Naturalmente era consapevole che così dicendo rinforzava il concetto espresso con lo stesso valore semantico, ma con altre parole, da Sara.
Trasversale complicità o complice trasversalità?…Adriano sperava in cuor suo nella seconda ipotesi, perchè era riuscito , tramite il bambino e grazie ad un succedersi di circostanze, a conoscere il nome della graziosa signora trovando nel contempo agganci per continuare la conversazione cercando (perché sì, accidenti ) di approfondire la conoscenza di una donna che gli era sembrata interessante già dal primo impatto visivo (suggestione degli occhi verdi?).Carpe diem diceva Orazio, cogli l’occasione pensò Adriano.
Rimase ancora prudenzialmente sul lei nel prosieguo della conversazione perché non erà il tipo che riusciva a compiere con agilità e scioltezza il primo passo ma era abbastanza abile , come si dice in gergo calcistico, a giocare di rimessa . 
Nel corso della sua vita , era stato spesso preso in contropiede, ma qualche volta aveva preso anche lui la vita in contropiede .
Aveva imparato in cinquant’anni che in molte circostanze bisogna saper difendere la sconfitta per raggiungere la vittoria (esempio calcistico storico: Mondiali 1950 finale Uruguay- Brasile con Uruguay campeon do mundo) Diamine, anche le divagazioni calcistiche pensò, Bè in questo caso cerchiamo l’uno a zero anche con calcio di rigore ai minuti finali (Italia –Australia Mondiali 2006) -“Ma che razza di pensieri mi sfuggono e mi raggiungono, Sara al centro e pedalare”-. Quando gli frullavano le considerazioni calcistiche, voleva dire che qualcosa o qualcuna/o accanto /intorno a lui lo faceva un po’ sbarellare. 
Escludendo bimbo, badata e badante filippina, bimbo 2 con adulti al seguito… … .
“Vede signora, alla fine sta arrivando un un potenziale compagno di gioco per il bambino e può darsi che lui adesso non pensi più a ritornare subito a casa.” Sara replico:”-Spero che il bambino che sta arrivando sia di suo gradimento,poiché Matteo non è tipo da dar confidenza facilmente alle persone che non conosce o che non gli risultano gradite al primo impatto. Visto che si è presentato al bimbo e che, a quanto pare, il primo impatto tra voi è stato buono, mi presento anch’io .Mi chiamo Sara .Mi riesce più facile parlare con persone di cui conosco il nome. Adriano a questo punto si presentò anche a Sara e lo fece accompagnando la frase “-Molto lieto ,Adriano” – con un sorriso a 64 denti (si sorride sempre ad un bella mora ricciolona con gli occhi verdi) si alzò dalla panchina accompagnando il movimento con l’acceno di un inchino .
Il fatto che Sara avesse lasciato in sospeso il pronome con cui si era rivolta ad Adriano (uso della forma pseudo-impersonale invece del lei/tu) venne interpretato da Adriano come un invito del tipo “Continuiamo la conversazione (segno di apertura con allentamento- ancora parziale - delle difese), ci siamo presentati anche se in modo leggermente atipico tramite l’intermediazione di Matteo , ok il gradimento da parte del bimbo , ok X 2 il sorriso e l’accenno dell’inchino , verifichiamo se vale la proprietà transitiva Sara è gradita a Matteo, Adriano è gradito a Matteo per cui…. ( facile il sofismo consequenziale anche cambiando l’ordine dei fattori no?).
Ragionamento filosofico matematico con applicazione della regola del tre/due semplice
Memore dei suoi trascorsi calcistici giovanili (mediano nella squadra dell’oratorio di piazza Leonardo da Vinci, niente meno) e del suo atteggiamento nei confronti della vita (anche per quanto riguarda i rapporti con le fanciulline prima ,con le ragazze poi e con le donne ora ) Adriano ritenne fosse il momento del gioco di rimessa , la ripartenza di sacchiana memoria (“Sono proprio un pochetto flippato. Mi viene l’esempio dell’Arrigo anche se sono interista .Sara/sarà colpa della carenza di nicotina? Tento’ la ripartenza con dribbling e tocco d’esterno ,vale a dire passò al confidenziale “tu” rivolgendosi ad una donna di cui aveva conosciuto , per altro in modo non diretto , il nome solo pochi secondi prima..Non rientrava questo nel suo (consueto ) modo di fare . Molto più frequentemente ,vuoi per timida educazione o per educata timidezza chiedeva : Posso darle del tu? Si pose la domanda e si accordò il permesso.
“Io non conosco Matteo come senz’altro lo conosci tu, ma penso che l’arrivo di un bambino possa esser per lui un’occasione attesa per trovare un compagno di giochi poiché è del tutto normale che un bambino preferisca avere a che fare con i suoi coetanei invece che con gli adulti.Oops, mi sono accorto solo adesso di aver usato il “tu” senza chiedere se ciò sia gradito o meno.
Adriano sapeva ,in alcune circostanze , atteggiarsi a timido-distratto cercando,con leggera ipocrisia e con ipocrita leggerezza , di dire o fare ciò che aveva deciso.
Per la serie tre passi avanti due indietro.
Sara ,da parte sua, era abituata a cercare di non mettere in imbarazzo o in difficoltà le persone sia per la naturale predisposizione d’animo sia per il lavoro che svolgeva come psicologa “Non ti preoccupare Adriano, va bene usare il tu. Risulti quanto meno una persona gentile ed educata e poi ho una buona opinione in genere delle persone che ad un primo impatto riescono gradite ai bambini..Io sono riuscita a conquistarmi la fiducia di Matteo dopo qualche settimana di conoscenza. Tu ci sei riuscito semplicemente rivolgendogli la parola. 
Al di là delle apparenze, Matteo era e, talvolta, ancora è quello che si definisce un bambino”difficile” anche se, a mio avviso, molto spesso sono più difficili i genitori. Io l’ho conosciuto circa un anno fa durante una seduta di psicoterapia. I suoi genitori lo avevano portato nel mio studio perché il bambino da qualche tempo aveva nei loro confronti atteggiamenti apertamente ostili con aggressività . Ho cercato di accogliere il bambino mettendolo a proprio agio, ma nel corso del primo incontro il bambino si è comportato in modo aggressivo anche nei miei confronti. Solo dopo alcuni colloqui coi genitori , osservando il bimbo ed in particolare i suoi disegni riuscii a comprenderne i motivi.I genitori mi raccontavano che si dovevano spesso allontanare da Milano per lavoro ed affidavano spesso Matteo a baby-sitters varie.
Nei suoi disegni la mamma ed il papà venivano rappresentati quasi sempre o piccoli lontani o su mezzi di trasporto . 
Questo mi diede degli spunti per poter dialogare con lui nelle sedute successive ed entrare nel suo mondo .A quanto sembra ci sono entrata così bene che i suoi genitori , terminate le sedute di psicoterapia, mi hanno chiesto se sarei stata disponibile a fare da baby sitter al piccolo. Io non ho figli, lavoro a part –time per mia scelta e non mi sono sentita di dire “No”. Matteo, al di la di tutto, è un bimbo che è molto affabile con le persone che gli risultano gradite.
. Si sta avvicinando unl bambino a Matteo ,sono curiosa di vedere cosa succede. Matteo è imprevedibile in alcune sue manifestazioni nei confronti di altri, ma raramente il suo modo di comportarsi è incoerente e ingiustificato e, cosa strana , i miei giudizi ed i suoi sono spesso condivisi”
Dribbling riuscito, pensò tra sé Adriano, affondiamo sulla fascia! 
Nel frattempo il bambino si avvicinò a Matteo. Matteo strinse al petto il gormita nero-viola verde fluorescente pensando che l’altro bimbo volesse toglierglielo di mano. Il bambino guardò il gormita e disse: -“ E’brutto,brutto brutto, brutto ecco, proprio come te”-Accompagnò tale affermazione con una linguaccia associata al gesto del marameo. 
Non si era presentato in modo per nulla simpatico, anzi! Matteo iniziò a piagnucolare e cercò (giustamente) sostegno e conforto tra le braccia di Sara che lo accarezzò dolcemente sulla guancia, gli diede un bacetto sulla fronte,lo fece sedere sulle sue ginocchia e lo abbracciò cercando di consolarlo.
Nel frattempo la mamma (?) del bambino vide che si era allontanato e che si era avvicinato alla panchina dove sedevano Sara con Matteo in braccio ed Adriano .
La mamma(?) con voce acuta e stentorea sommata ad un po’ di birignao tipico da sciuretta milanese “vorrei ma non posso” che guasta sempre chiamo” Gianfilippo, Gianfilippo ti dico sempve di non allontanavti, tovna qui da mamma e papa’ e subito, altrimenti mi avvabbio!|
“Accidenti -penso Adriano- bimbetto stronzetto già dal nome di battesimo e mamma (sicuro) con la erre moscia per giunta….
Gianfilippo ,oltre ad avere un nome perfettamente in linea con la sua indole in evoluzione (od involuzione, c’erano tutte le premesse perché da adulto diventasse un’arrogante stronzo, ) era anche alquanto insensibile ai richiami materni (un tocco di normalità) e non fece alcun cenno di avvicinarsi ai genitori. Sottolineò la sua non intenzione pestando più o meno aritmicamente i piedi per terra , stringendo le manine a pugno facendo come la bambolina della famosa canzone di Michel Polnareff (cover italiana dei “Quelli “, poi Premiata Forneria Marconi) vale a dire “No,no,no no.!
A questo punto entrò in ballo il papa’ che cercò di ricondurre all’obbedienza il pargolo con voce baritonale e sguaiata che copriva anche i rumori del traffico, condendo il richiamo all’ordine con qualche vocabolo non proprio adatto alle orecchie infantili “ Ueh, cretinetti di un pirletto, fasa de merda , vegn chi se no te vedet che stasira la finiss mal! (chiaramente se ci si arrabbia col fieu se parla ming in ‘talian, i tusan i capiss gnient!) 
Un bella famigliola, non c’è che dire! Bimbetto stronzetto (ma in fondo il meno peggio dei tre, poteva ancora recuperarsi col tempo) ,mamma sciuretta vorrei ma non posso, padre fine come un tronco di una quercia bicentenaria! 
Adriano a questo punto si senti ‘ in dovere di pronunciare parole di conforto rivolgendosi a Matteo in tono calmo e pacato da papa’ buono (se aveva funzionato la prima volta perché non doveva funzionare anche adesso)-” Matteo, probabilmente al bambino non piace il tuo giocattolo e questo va bene; hai ragione ad essere rimasto male per il modo in cui ti ha parlato e non è bello per me vedere che un bambino fa piangere un altro bambino. Per fortuna, credimi non tutti i bambini fanno cosi. Cercherò di spiegare all’altro bambino che non bisogna comportarsi cosi. Spero che lui capisca di essersi comportato male con te e che ti chieda scusa.”.
Matteo percepì il clima di solidarietà che si era creato intorno a lui e grazie alle coccole di Sara e alle parole di Adriano smise di piangere
Adriano sapeva interpretare bene i comportamenti infantili e aveva, volutamente ,sottolineato il concetto non pronunciandone il nome rimarcando in tal modo la differenza tra i due bimbi. Era sua intenzione in tal modo guadagnare ulteriore di apprezzamento nei suoi confronti da parte di Matteo.
Era un chiaro gioco a tre sponde (per la cronaca Adriano non sapeva giocare a biliardo) o meglio una triangolazione in spazi stretti ( piu’ consono ciò alla sua passione per il calcio) con tocco brasileiro . Chi Sara/sara’ la terza sponda? 
Adriano si rivolse a Gianfilippo con tono calmo, ma grave e severo . Sapeva molto bene che coi bambini non bisogna alzare la voce, ma bisogna dare tono a ciò che si dice loro-
Aggrottando un poco le ciglia ,muovendo ritmicamente l’indice della mano destra levata s e guardando Gianfilippo dritto negli occhi gli disse “No ,non si deve parlare così ad un altro bambino. Matteo aveva voglia di giocare con un altro bambino, ma tu lo hai trattato davvero male! Gianfilippo era abituato ad essere richiamato in ben altro modo e rimase in immobile senza replicare 
Adriano , a dir la verità , si aspettava che il bambino replicasse con uno di quei gesti, (occhiataccia , sguardo rivolto altrove, breve mugugno,uffah) coi quali i bambini sottolineano il loro disappunto. Ma Gianfilippo rimase zitto ed immobile, almeno fino a la fantastica coppia ( i suoi genitori) arrivarono presso di lui.
Per la serie” la miglior difesa è l’attacco” Gianfilippo giocò d’anticipo e non diede tempo ai genitori di muovergli alcun rimprovero ma con atteggiamento stronzamente falso e veramente stronzo, diede una versione molto personale dell’accaduto accompagnandolo con tono lacrimoso dicendo “Papà, papa,’ quel signore un po’ cicciotto (si Adriano non era magrissimo ) mi ha detto le brutte parole (falso,ipocrita e doppiamente stronzetto) . Ciò bastò a far andare su tutte le furie il gentleman che prese per il bavero della giacca Adriano coprendolo di insulti (pirla fu l’insulto più garbato, immaginiamoci il resto. Adriano era di indole fondamentalmente mite , era paziente e detestava ricorrere ad insulti o peggio a reagire aggredendo chicchessia, ma non sopportava le persone false di qualsiasi età e non era comunque un pavido
Interpretava a suo modo l’assunto evangelico “Quando prendi uno schiaffo, porgi l’altra guancia “ traducendolo cosi “ Quando prendi uno schiaffo ,se puoi evita il secondo , ma non farti dare il terzo ! 
Si alzo’ dalla panchina dopo aver respirato profondamente e contato mentalmente fino a quindici (era il suo modo per far trascorrere i primi dieci secondi nei quali sapeva esser a rischio di dire/fare grosse sciocchezze e per preparare risposte al peperoncino piccante) e guardando fisso in faccia “monsieur finesse “gli rispose in inglese con affettato aplomb -“Dear sir ,i have not told any bad word to your unprepossessing child. 
I suppose it’s your child because he is rude like you. ! I also believe that you have not understood any word . If you like I’ill translate into Italian what I’have told because I suppose you are ignorant like a Spanish cow”-.(traduzione letterale : Caro signore non ho detto parolacce al suo indisponente figlio Suppongo che sia suo figlio perchè è maleducato come lei Se vuole le traduco in italiano ciò che ho appena detto perché suppongo lei sia ignorante come una vacca spagnola. In poche parole lo aveva definito un bifolco ignorante senza pari e aveva (velatamente of course) insinuato che Gianfilippo non fosse suo figlio.
Quando qualcuno o qualcosa lo irritava Adriano sapeva essere pungente , mordace e linguacciuto nonché spiazzante .Il padre di Gianfilippo, sentendosi rispondere in inglese e non essendo in grado di replicare nella stessa lingua , rimase alquanto sorpreso,allentò la presa dal bavero della giacca di Adriano e commento’ soltanto “ Urca veh, anche gli ingless i vegn chi a Milan a rump i ball, me piass no ‘sto post chi , mei ‘nda via . Cesira, Gianfilippo, ‘ndemm! E la simpatica famigliola si allontanò senza profferire parola. Solo Gianfilippo accennò ad una linguaccia ,ma venne redarguito in modo pronto stavolta dalla madre “-Smettila di fave il cvetinetti ,che figuve facciamo con gli stvanievi veh!! Poi ci dicono che a Milano siamo tutti dei pvovincialotti vevo Amedeo? Il papà tutto d’un pezzo commentò con un grugnito/muggito/sbuffo continuando a camminare. Adriano ,mantenne l’aplomb si sedette nuovamente sulla panchina tirando su leggermente i pantaloni pinzandoli tra pollice ed indice .accavallando la gamba destra sulla sinistra e salutò la con l’accenno ad un risolino di compatimento la famigliola dicendo solo -“Bye, I don’t hope to see you again. “ Un voluto sfotto’in perfetto stile anglo-meneghino! 
Sara e Matteo avevano assistito al diverbio/dialogo tra Adriano ed il padre di Gianfilippo, avevano visto che la famigliola tutto sgarbo e antipatia si era (finalmente?) allontanata. Matteo espresse il suo punto di vista dicendo” E’andato via Gianfiippo , ma non mi era simpatico perché è cattivo e fa i dispetti ai bambini ma anche ai grandi . Ma cosa Hai detto al suo papa per farlo andare via. Non ho capito perché si è arrabbiato Gli hai detto delle parole strane vero? A questo punto intervenne Sara “ -Matteo,Adriano non ha detto brutte parole a Gianfilippo, gli ha detto che non bisogna comportarsi come ha fatto lui con te. Ha fatto bene, perché i grandi devono spiegare ai bambini cosa si può e si deve fare,ma devono anche spiegare cosa non si può e non si deve fare. Il papà di Gianfilippo ha detto ad Adriano delle brutte parole e forse lo voleva picchiare. Adriano gli ha risposto in inglese , cioè in una lingua che il papa’ di Gianfilippo non capiva, ma gli detto che Gianfilippo è maleducato , fa arrabbiare le persone e che il papà di Gianfilippo è maleducato ,arrogante e ignorante . Comunque Adriano è stato proprio bravo perché ha mantenuto la promessa che ti aveva fatto, non ha avuto paura del papà di Gianfilippo e gli ha detto quel che si meritava “
Il modo di comportarsi di Adriano aveva , a quanto pare impressionato in modo favorevole anche Sara che gli chiese: “- Ma come hai fatto a capire la situazione con tanto intuito ed a smorzare le velleità di quell ’indefinibile individuo che corrisponde al nome di Amedeo? Sei senz’altro una persona che capisce come agire nel modo giusto ed al momento giusto e anche con un pizzico di sarcastica ironia. Sono curiosa di sapere se sei anche tu uno psicologo, uno psichiatra o cosa altro. Levami questa curiosità per piacere.”! Nel pronunciare queste parole la distanza tra i due diminuì e le rispettive anche (destra per Adriano, sinistra per Sara) si sfiorarono.
Ok , inizio contatto!
.Adriano (non aspettava che l’occasione, ovviamente e stava iniziando la discesa sulla fascia..)assunse una posizione piu’ rilassata ed appoggio’ il braccio destro sul bordo superiore della panchina volgendo lo sguardo verso Sara accompagnandolo con uso dei suoi sorrisi a 64 denti.,” Non sono né uno psichiatra né uno psicologo, sono un insegnante elementare laureato in lingue . Ho iniziato ad insegnare inglese una scuola superiore dell’hinterland ,-Bollate mi pare-dopo la trafila come supplente prima e come titolare poi. ,ma un anno di terza superiore mi ha messo in contatto con una classe di adolescenti che non mi piaceva. Non c’era dialogo, a loro non interessava nulla dell’inglese, della scuola e ,forse, neanche di loro stessi. Ragazzi/e solo abiti firmati,motorini e discoteca. Politica zero, cultura meno cinque, altro non… pervenuto. Ho pensato allora che sarebbe. stato più gratificante insegnare a dei bambini ad apprezzare ciò che non aveva alcun valore per sedicenni brufolosi e ragazzine che volevano sembrare maggiorenni tirandosela un po’ .Coi bambini mi trovo indubbiamente meglio che con gli adolescenti in genere perché se l’adolescente ha qualcosa di adulto in senso positivo va bene, ma se assimila dall’adulto valori e comportamenti negativi non solo va male, ma anche peggio..Va malissimo se assimila comportamenti negativi dai suoi coetanei. Per i bambini è diverso. Dipende molto da noi adulti perché per me bisogna tener presente che ogni bambino è un poco nostro figlio al quale si deve affetto, sostegno, protezione,attenzione quando parla o si esprime con parole e/o gesti, ma anche qualche rimprovero se necessario-“. 
Le parole di Adriano colpirono profondamente Sara che sgranando i suoi occhi verdi replico -“Magari tutti gli adulti avessero Il tuo modo di porsi nei confronti dei bambini!. Se tutte i genitori fossero come te forse resterei disoccupata come psicologa ma saremmo forse circondati da un mondo migliore. Io penso che gli adulti siano il presente dell’umanità,gli anziani il passato ed i bambini il futuro e che ogni persona debba operare per un futuro migliore-. “ Il (quasi) velato complimento rivolto da Sara ad Adriano gli permise di assumere un atteggiamento di falsa modestia o modesta falsità (ci riusciva benissimo quando voleva, di fronte allo sguardo sorridente di due occhioni verdi, azzurri ,castani grigi di una donna graziosa poi….).
Finse di schermirsi abbassando lo sguardo ed il tono della voce come Topo Gigio (personaggio televisivo della sua infanzia) quando diceva “-Ma cuosa mi dici maui “ con la sua vocetta. inconfondibile. Lui stava facendo il topone gigione.! 
“Non credo che siano così pochi gli adulti in grado di capire i bambini, basta in fondo saperli ascoltare e cercare di leggere cosa sta dietro le loro parole ed i loro gesti ripensando un poco alla nostra infanzia. Se guardiamo a loro solo con gli occhi da adulti, li capiamo solo in parte. A me sembra che anche sappia comprenderli molto bene ed al di là di quello che fa parte della tua professione. 
Ho notato che ti comporti nei suoi confronti non da ex terapeuta, ma da mamma- sorella e azzarderei affermare che il bambino preferisce te ai suoi genitori perché capisce che non gli dedichi solo il tuo tempo, ma anche una parte di te stessa e sono convinto che Matteo apprezzi molto tutto questo.-“
Queste parole pronunciate,dopo aver deglutito,con un tono della voce sapientemente arrochito (per un modico fumatore come lui era facile) spinsero Sara ad avvicinarsi ulteriormente ad Adriano. 
(In) consapevolmente Adriano aveva colpito nel segno non limitandosi al banale apprezzamento del lato materno presente, in percentuali differenti, in ogni donna, ma esprimendosi altresì anche con profondità su altri aspetti della personalità di Sara. 
Adriano si stava rendendo conto che Sara lo stava stimolava a mettere in campo il suo meglio in materia di comunicazione verbale e gestuale e che ciò gli riusciva facile lasciando emergere la sua spontaneità. Insomma, non aveva il freno a mano tirato e non era ancora ricorso alla fumosa difesa della sigaretta (vuoi vedere che il mediano si stava trasformando in una mezz’ala sinistra dal tocco vellutato con grande visione di gioco) Sara’? Sara. 
Gli poso’ la mano sulla guancia accompagnando un gesto così semplice e spontaneo con un sorriso ed uno sguardo che illuminava l’incipiente tramonto di quel sabato milanese.
Adriano ricambiò il gesto affettuoso stringendo tra le sue mani la mano destra di Sara dicendole: “Secondo me sei una donna interessante anche per quel po’ di mistero che ti aleggia intorno. Mi piacerebbe sapere qual è il motivo che ti ha indotto a prenderti cura in modo cosi’ affettuoso di un bambino. Mi rendo conto che non ho forse il diritto di farti questa domanda, visto che ci siamo conosciuti da poco tempo “.
Sara replicò: “-Io intendo rispondere a questa tua domanda perché mi sembri una persona interessante e non superficiale, ma per ovvi motivi non voglio farlo con Matteo presente. “
Questo stava a significare la non remota possibilità che si sarebbero rivisti. Goooool, 1-0 e Sara al centro!
Adriano propose a Sara di abbandonare la panchina del giardino poiché non gli sembrava il luogo adatto per approfondire la conoscenza di Sara :I due si incamminarono prendendo per mano Matteo . Anche Sara pareva interessata ad approfondire la conoscenza di Adriano. Passarono di fronte alla panchina dov’erano sedute l’anziana donna e la badante filippina e le salutarono . L’anziana signora li saluto dicendo “Buona serata a voi, siete proprio una bella famigliola! e così dicendo accarezzo’ Matteo .Sara , Adriano e Matteo sorrisero pensando all’equivoco in cui era caduta l’anziana signora , ma non vollero replicare e si allontanarono in direzione di viale Abruzzi.
Si rese conto però che sia lui che Sara avevano impegni per la serata e lo fece presente : Sara rispose” Lo so, e sono sicura che sia tu che io li assolveremo, dopo avremo per noi tutto il tempo che vorremo. In fondo il sole sta tramontando ,ma la giornata non è finita o no?
A questo punto Adriano abbracciò con trasporto Sara, la baciò con trasporto ancor maggiore e le chiese l’appuntamento per la serata
Sara rispose dopo il bacio in apnea .
”- Va bene , ci rivedremo dove ci siamo conosciuti.”-
Tu andrai a cena da tua mamma in via Rovereto, io a cena dai genitori di Matteo. Dalle dieci in poi la serata sarà tutta nostra. Matteo aveva assistito alla scena in compiaciuto e compiacente silenzio. A questo punto saluto’ Adriano mandandogli prima un bacetto appoggiando l’interno delle dita della mano alla bocca ,poi dicendo “Ciao, ci vediamo “,quasi presagisse che la storia tra Sara e Adriano avrebbe avuto un futuro . Per completare il tutto (anche Matteo sapeva interpretare le situazioni) disse -“ Dai Sara, andiamo a casa così non fai tardi!



Giardino Ramelli, ore 22.00 esterno Notte.

Adriano arriva con qualche minuto di anticipo, si siede sulla panchina e si accende la sigaretta pensando tra sé : “-Aspetto per mezz’ora,. Se mi da’ bidone, pazienza, tornerò a casa…..
La sigaretta sta per finire :Sono le 22.10 e già Adriano pensa male . Sente una voce da lontano che lo chiama. E’ la voce di Sara.. Adriano si alza sorridendo nell’inizio della notte milanese dalla panchina del parco in cerca del suo posto sul dirigibile che porta via lontano .Ma a il dirigibile non lo avrebbe portato lontano da solo..C’è anche Sara.
Le note della canzone di Sergio Caputo “Un sabato italiano” riecheggiano dalla finestra di un edificio i cui balconi si affacciano sul giardino Ramelli