Fanny e John

Giuseppe Ressa
(Il mitico Console)

 

Lui la vide, per la prima volta, in un parco di Londra, in un giorno di pioggia, e quando l'arcobaleno illumino' il suo viso dei colori dell'iride, John se ne innamoro'.
I suoi lunghissimi capelli corvini, a fronde di salice, erano percossi dal vento e John rimase folgorato.
All’improvviso, Fanny scivolo' sul sentiero ricoperto da quelle foglie che l'inverno, appena terminato, aveva lasciato morte per terra.
John accorse e le diede la sua mano.
Fanny si rialzo' e, mentre era ancora in equilibrio precario, scivolo' di nuovo, stavolta addosso a John.
John la fermo', posando la mano su un suo fianco, Fanny lo guardo’ intensamente e gli fece un sorriso che ebbe un potere devastante sulle corde del suo cuore.
John si irrigidi', non poteva certo immaginare che quello sguardo e quel sorriso sottendessero qualcosa di piu' che un lieve ringraziamento: le disse solo poche parole di circostanza.
Non la dimentico', persino durante i suoi lunghi studi di Medicina.

Poi, dopo qualche anno, la rivide, sempre in quel parco di Londra, e se ne innamoro' una seconda volta, all'istante.
Rivide quello sguardo e quel sorriso, erano diretti proprio a lui, passando tra un ramo di un albero e un altro, trasportati nell'aria dai passi leggeri della sua amata.
Poi si incrociarono sul vialetto: John si irrigidi’, balbetto' due parole e Fanny, inaspettatamente, gli disse "Sei rimasto lo stesso!"
John senti', di colpo, il calore del suo animo sciogliere le sue membra e le disse "Sei piu' bella oggi di prima!". 
Si lasciarono cosi'.

John parlo' con i suoi amici di quell'incontro e si schermi' "Come poteva Fanny ricordarsi di me dopo tutti quegli anni?". 
Una domenica mattina John la reincontro’, si fece coraggio e le si avvicino’.
Dopo qualche convenevole la invito' a mangiare qualcosa, insieme a lui, in una piccola trattoria.
La guardava e la riguardava, i suoi occhi neri erano sempre quelli, la sua fronte ampia e spaziosa era sempre li', come le sue bellissime mani, i suoi capelli corvini e il suo sorriso.
Anche Fanny guardava John, ma con circospezione, rimirando quei tratti del viso che, anche a lei, sembravano intatti, John se ne accorse.
Ma, alla fine dell'incontro, Fanny gli disse risoluta “Non sentiamoci e vediamoci più !!” facendosi scappare, però, un insopprimibile sospiro; a John venne un groppo in gola.
Passò qualche giorno.
John cercava di trovare una ragione a quelle parole, ma non ci riuscì.
Alla fine, con un moto di rabbia e per dare una definitiva cesura a quella storia mai cominciata, cancellò quel pensiero che gli corrodeva l'anima: “Non era destino" si disse tra se' e se'.

Ma quella magica voce di Fanny risuono' ancora nell'aria, inaspettatamente, dopo pochi giorni, mentre John si recava da un amico, in un viale di Londra.
Non ho resistito a non vederti più ” gli disse Fanny, con un’inflessione di voce che a John sembrò mal celare dei fortissimi sentimenti.
Lo aveva forse seguito per rincontrarlo "casualmente"?
John andò in confusione e cercò di dissimulare, ma in quel momento, e in pochissimo tempo, fu catapultato dalla Terra al Cielo, in una magica sensazione del “sentirsi sospeso”.
Le propose di rivedersi e Fanny accetto' subito.

I due si scambiarono, nei giorni precedenti l’incontro, concitate e appassionate lettere: “Ti penso sempre!” “Anch’io ti penso sempre!”.
Si rividero e, una volta accomodatisi a tavola, le comuni sensazioni di “stomaco in bocca” visibilmente trasparivano dai due: essi, infatti, lasciarono quasi intatte, le portate che il cameriere recava loro.
Fanny sembrava affetta da un grave forma di tremore, lui da una contagiosissima lebbra che non gli consentiva di rendere accetto, a Fanny, il minimo innocente approccio.
Perché stava andando tutto a rotoli ? 
John non se lo spiegava, poi, pero', quando meno se lo aspettava, Fanny non riuscì a trattenere un sorriso e lo guardò con un’espressione che a John piacque molto.

Il percorso sulla via del ritorno fu più disteso, i due chiacchieravano con un tono quasi rilassato; ad un certo punto Fanny chiese a John una consulenza medica, affermando che aveva alcune macchie sul corpo.
John, con un sorriso sardonico ma privo di vera malizia, le replicò che, da buon medico era abituato a vedere nella sua interezza il “palcoscenico clinico”, avrebbe dovuto osservare tutta la superficie cutanea di Fanny, prima di esprimere un parere.
Sentendo queste parole, a Fanny scappò un sorriso di imbarazzato compiacimento e diede, con la sua bellissima mano, un colpetto sulla gamba destra di John.

Mai contatto fisico fu a lui più gradito. 

Ma la sagoma del viale della casa di Fanny si stagliava, purtroppo, all’orizzonte.
Fanny gli disse che sarebbe andata in vacanza con i suoi genitori e che avrebbe riflettuto.
Quando già la portiera del calesse era spalancata, se ne uscì con un: “Certo che hai proprio una gran voce!” e andò via, con il suo fare risoluto.
John, dopo il veloce commiato, rilascio' le briglie, dando un colpo di frustino al suo cavallo e, mentre il destriero riprendeva a trottare, si diceva, tra sé e se’ “La VOCE, la voce, ma certo!”
Era proprio quella che piaceva irresistibilmente ad entrambi! 
Fanny l’aveva appena detto, ma quante volte John lo aveva ripetuto a se stesso!
La voce di Fanny, la voce di John…. perché erano così attratte l’una dall’altra? 

Dopo il primo drammatico tentativo di svincolarsi, per sempre, dalla presa di John, Fanny gli aveva mandato una bellissima poesia che John si era premurato di conservare nel cassetto, chiuso a chiave, della sua scrivania: 
Ho incontrato un pirata gentiluomo che solcava i mari del passato in cerca di passioni e sogni ormai perduti. Ha trovato un tesoro di ricordi ma e’ un'avventura senza tempo, né futuro. Auguri all’eterno ragazzo che, nonostante le sfide della vita, ha ancora un desiderio incontenibile: trasmettere l’amore e la gioia di vivere attraverso un linguaggio che inconsapevolmente non ha mai dimenticato”.
Bellissime parole che, però, in quel momento critico, avevano un gusto amarissimo per John: sottintendevano, anzi suggellavano, un addio da parte della Fanny dei suoi sogni.

Perché era tutto finito così male?
E poi, a che pro pensarci ancora? 
Fanny era partita per le vacanze: “Mi dimenticherà per sempre” si diceva John tra sé e sé, abbattutissimo.

Rientrò, dopo gli ultimi tempi in cui era in uno stato di levitazione permanente, nella sua vita abituale, sperimentando, ogni giorno, l’abissale differenza tra il camminare e il volare: era tutto intento, infatti, ad espletare le “pratiche” della sua esistenza ordinaria, non priva, beninteso, anche di soddisfazioni.
Ma che cosa se ne faceva se aveva perso Fanny per sempre?
Soffriva moltissimo a non vederla, figuriamoci a non sentirla nemmeno, anche solo per lettera.
Non era stata, per lui, una fugace riapparizione fine a se stessa, John sentiva che Fanny rifaceva, oramai, parte integrante della sua vita. 
Non poteva farne più a meno.

Passo' il tempo previsto delle vacanze di Fanny, ma tutto taceva: era scomparsa.
Se solo la avesse rincontrata!
John non si dava pace, ma il suo cuore gli suggeriva che la fiamma poteva essere ancora ravvivata e le scrisse una lettera.
Sperava in una risposta: non arrivò!
Pervaso da una delusione mista a rabbia, dopo qualche giorno, quando oramai non se la aspettava più, vide nella cassetta della posta una lettera che riconobbe subito: era la calligrafia di Fanny !!
La sua amata gli scriveva:
Caro John,
io non sono una sognatrice! 
Ora è troppo tardi per cambiare ! 
Non sarei mai in grado di spiccare quei voli pindarici che mi proponi, mi sfracellerei irrimediabilmente a terra, con effetti devastanti per me e per i miei cari. 
Un grande bacio dalla tua amica di sempre e…. per sempre!


John, quel bacio finale, se lo strinse forte a sé, sentiva che forse poteva anche bastargli per mettere un definitivo punto a quella storia infinita con Fanny, ma non fu così: rilesse il messaggio dozzine di volte e non se ne faceva una ragione.
Un giovedì, nel tardo pomeriggio, dopo una di quelle giornate che tramortiscono, John si sdraio' sul suo letto e comincio' a guardare le nuvole che scorrevano, come un gregge, davanti alla finestra della sua stanza.
All’improvviso vide materializzarsi, davanti a sé, una ragazzina dai capelli lunghi e sciolti, che lo guardava, sorridendogli, tra un ramo d'albero e un altro, in quel parco di Londra.
Vicino a lei si accostò un ex ragazzo, oramai medico, che era balzato dalla sua poltrona nel vedere quelle oniriche immagini e, quasi come se non fossero passati tutti quegli anni, si accostava a lei, accompagnandola in quel viale alberato.
Era eccitato come non mai, quell'arcobaleno che anni prima aveva esaltato la straordinaria bellezza di Fanny, lui lo rivedeva come fosse ancora acceso e dava al suo inimitabile sorriso un riflesso particolare, assieme a tutto il resto.
Quell'immagine la aveva vista mille volte nei suoi pensieri, in tutti quegli anni, e la pensò con tanta tenerezza.

Il giorno dopo, un venerdì mattina, alle dodici e mezza, le scrisse un' altra lettera, subito dopo provò un profondo disagio, gli sembrava che il suo inseguimento a tutti i costi verso Fanny avesse sorpassato i limiti dell’umana decenza, ma sentiva che DOVEVA scrivergliela dopo quel passeggiata che “avevano fatto”, nel suo sogno ad occhi aperti del pomeriggio precedente:
“Soffro moltissimo quando non ti vedo e non ti sento.
Non ti fare attendere molto, io più di così non posso fare.
Ti voglio sempre bene”.

Fanny, la mattina successiva, apri' la cassetta della posta: sperava e non sperava, voleva e non voleva, trovare una lettera di John. 
La vide e, convulsamente, la apri', nel giardino antistante la sua casa di periferia.
Se la strinse al cuore, poi chiuse la porta dietro di se', corse in camera sua e comincio' a scrivegli.
“Accusava” John, con molta tenerezza, di aver gettato non un sasso ma un macigno nel lago della sua vita e d’essere lui il responsabile di questa “resurrezione”, seppur molto sofferta.
John non ci credette, quando la lesse, anche se gli fece piacere sentirselo dire.
Lui ben sapeva che ci sono laghi placidi e bellissimi ma forse a Fanny piacciono di più le onde del mare, quelle che si frastagliano sugli scogli, con quella frizzante spuma che rinvigorisce lo spirito. 

Segui' un periodo in cui i due si scrissero ogni giorno.
"Con te ho iniziato a sognare. Prima, per me, era tabù. Anche impegnandomi al massimo, non riuscivo ad immaginare nulla che non fosse praticamente realizzabile. Rimanevo ben ancorata al suolo, senza via di scampo. Poi, tu hai fatto il resto, grazie alla tua tenacia e al tuo puro interesse nei miei confronti. Tu sei la musica con la meravigliosa melodia che mi mancava!! Sappiamo bene tutti e due che se seguiamo il nostro cuore, senza eccedere in atteggiamenti che potrebbero persino compromettere questa MAGICO momento, riusciremo a sentirci liberi da qualsiasi stupido accordo concluso, in itinere, con il nostro IO"

John, in una notte tempestosa, si sogno' che accarezzava, con tanta tenerezza, i bellissimi lunghi capelli corvini di Fanny: una volta erano sciolti, una volta a trecce; si era svegliato di soprassalto molte volte ma, quando si riaddormentava, con mille difficolta', il sogno riprendeva daccapo.
La mattina seguente, disfatto dalla deprivazione del sonno, John ando' al lavoro, al ritorno vide che la buca delle lettere era piena: c'era un messaggio di Fanny.
La tua anima poetica mi colpisce al cuore, donandomi lacrime di intensa felicità. Solo pochi attimi e poi, improvvisamente, si gelano e il loro solidificarsi mi scuote e trascina in un vortice di pensieri frustranti. Ho paura di tutto quello che mi sta accadendo, soprattutto perché non riesco piu' a controllarlo”. 

Fanny aveva preso, forse solo inconsciamente, la sua decisione ed era fermamente intenzionata a non nascondere piu' le sue emozioni sotto un improvvisato tappeto di "censura emozionale".

John non trattenne le lacrime, pianse di gioia, a lungo, senza freni e senza vergogna. 

Quando Fanny, dopo un tempo che a John sembrò senza fine, decise che era ora di rivedersi, John non provò quella gioia che si era immaginato, tante volte, nella sua mente, un timore glielo impediva: quello che l’incontro potesse finire come l’ultimo.
A quel punto non ci sarebbe stato più modo di rimediare.
Così, quando Fanny sali' nel calesse, tirato a lucido da John, lo trovo' imbambolato, esattamente come lo era stato anni prima, in quel pomeriggio di primavera.
Riuscì solo a dirle “Quanto sei bella!”.
Ma Fanny aveva già deciso il da farsi e avvicinò le sue labbra a John. 
John non si ritrasse: aspettava con pari desiderio e angoscia questo momento ed accostò le sue. 
Questo era quello che John si era immaginato, mille volte, nella sua mente ma non ando' cosi'.
Quando John la vide in fondo al viale, con quel magnifico vestito che sembrava esserle cucito addosso, non riusci’ a trattenere le sue emozioni: appena entrata nel calesse, comincio’ a baciare Fanny sulle guance, sulla fronte, sui capelli.
Manifestava, in quel modo, tutto l’amore che egli aveva conservato per la Fanny ragazza e che aveva riscoperto, amplificato, quando aveva rivisto la Fanny adulta.

Fino a quel momento, John non pensava che si potesse essere colpiti da un secondo colpo di fulmine per la stessa persona.
Ma adesso era diverso, quando aveva rivisto Fanny, dopo tutti quegli anni, aveva provato un’emozione fortissima, un secondo colpo al cuore.
Toccava a lui rendere giustizia a quei sentimenti e non mise freno alle sue tenerezze quando Fanny mise in campo tutte le resistenze possibili, la sentiva fremere e sussurrare “John, John, no, no!”, ma non si arrese.
Quando quasi aveva perso le speranze, Fanny accolse il suo amore.
Durante quel primo bacio John provò una gioia immensa e totalizzante, pensò che se il destino gli avesse giocato, proprio in quel momento, un brutto tiro, la sua vita non sarebbe potuta finire meglio.
Il miracolo, infatti, si era compiuto: Fanny aveva saldato il passato del ragazzo con il presente dell’uomo.
Solo Lei poteva farlo, perché solo Lei gli aveva suscitato quei fortissimi sentimenti, in egual misura, sia da ragazza sia da donna.

John penso’ che quella persona fosse stata creata da Dio proprio per lui. 

Fanny con il viso commosso, contemplava John con un’aria tra lo stordito e il rapito; John, di contro, guardandola negli occhi, le accarezzava teneramente i capelli e le diceva “Hai lo stesso sorriso, lo stesso sguardo…… ma mi piaci piu’ adesso che da ragazzina” e accosto’ le sue labbra per un altro tenero bacio, Fanny non si sottrasse e, come la prima volta, sussurro’ una sola parola: “Amore”.
Per John era il miglior regalo per la sua frenetica, disperata rincorsa di tutti quei mesi verso il suo amore di ieri e di oggi.
Le disse, sottovoce, “Grazie”.

Fanny, ad un certo punto, guardo’ l’orologio e trasali’, era passata quasi un’ora mentre a John sembrava fossero passati solo dieci minuti, “Devo rientrare a casa, di corsa!” gli disse Fanny e poi gli si accosto’ per un ultimo bacio, gli accarezzo’ i capelli sulla nuca, con le sue magnifiche mani.
John era in Paradiso.
Fanny si congedo’ dicendo che sarebbe ripartita per una settimana per andare a trovare una vecchia zia malata. 
John, una volta uscita Fanny dal calesse, dette sfogo a tutte le infinite emozioni che aveva provato, in sequenza, in quell’incontro, prese il fazzoletto e non trattenne le lacrime.
Pianse di gioia, a lungo, senza freni e senza vergogna.

Poi si riavvio’ verso casa; durante il percorso gli sembrava di sognare a occhi aperti: gli ostacoli gli si paravano davanti in un modo che, a lui, sembrava improvviso: una carrozza, un carro, un passante.
Colleziono’ una serie di parolacce rivoltegli dai malcapitati e anche una bestemmia.
Ma che poteva farci John se non vedeva quello che gli si parava davanti ?
La sua immagine fissa era il viso di Fanny, i suoi occhi, il suo naso, la sua bocca, il suoi capelli, il suo seno trattenuto a malapena da quel sensualissimo vestito rosso, le sue gambe e, soprattutto, le sue mani.
Parcheggiato nella rimessa il calesse, si avvio’ verso il portone di casa, cantando a squarciagola; un passante, incrociandolo per strada, lo guardo’ male e lo apostrofo’ “Bella la vita!”.
“E si’, è proprio bella questa vita che è ricominciata con Fanny! La migliore che potevo mai sperare!”, pensava, tra se’ e se’, John.
Apri’ il portone, si sentiva INVINCIBILE, ora che tornato insieme a Fanny.
Sentiva che avrebbe potuto scalare una montagna a mani nude, con Fanny al suo fianco.
John penso’ che quella persona fosse stata creata da Dio proprio per lui. 


Fanny gli scrisse due lettere: 
"Ho cercato di resisterti con tutte le mie forze, ma la voce di questo amore puro ed innocente prevarica, di gran lunga, quella della mia razionalità. Ti bacio, TUA Fanny"

"Ogni volta che mi scrivi .. IO TI AMO, il mio cuore ha delle accelerazioni improvvise, mi manca il respiro e mi si inumidiscono gli occhi. Vorrei svenire e ritrovarmi tra le tue braccia, sentire il contatto della tua pelle e il calore delle tue labbra. Ancora non riesco forse ad esprimere pienamente i miei sentimenti, ma ti giuro che sei essenziale ed indispensabile per me, come l’aria che respiro. Sto leggendo le tue vecchie lettere. Vorrei rileggerle insieme a te, specchiarmi nei tuoi meravigliosi occhi, fino a sfiorare la tua anima, senza alcun pudore nè paura. Sono sicura che troveremo il modo ed il tempo per stare il più vicino possibile. Lo sai, sono ottimista e niente può fermarmi


Appena rientrata Fanny a Londra, John la invito' a fare una passeggiata con lui.
Fanny accetto’ l’invito.

Quando la rivide John provo’ la stessa sensazione che aveva vissuto alla fine dell’ultimo incontro: Fanny era li’ con il suo sorriso e il suo sguardo e lui, rapito, se ne abbeverava, mai sazio.
Una volta arrivati alla meta, John accosto' il calesse di lato, nel viale, apri' lo sportello e osservo’ Fanny scendere sul gradino, poi la vide incamminarsi per pochi passi, sul marciapiede, con il suo particolare incedere.
In quel momento, la prorompente fisicita’ di Fanny, esaltata dai suoi vestitini, si manifesto’ a John in tutto il suo splendore.
Egli senti’ che cominciava a sollecitare la sua.
Fino ad allora non aveva avuto la piena consapevolezza della corporalita’ di Fanny, la guardava ma non la vedeva, non era certo stata quella componente, almeno in maniera consapevole, a far vibrare le corde del suo cuore, pareva che John vedesse Fanny dal collo in su, tralasciando il resto.

Ma adesso non piu’: Fanny non era “solo” la splendida Fanny della sua gioventu’, aveva calato, inconsapevolmente, l’Asso di cuori della Fanny donna.
John ando’ in confusione: possibile che proprio quella persona avesse, in se’, TUTTO quello che lui aveva cercato, invano, in una stessa donna in quegli anni ?
Ne fu turbato ma felice, non distoglieva piu’ lo sguardo da Fanny, tentava di dissimulare ma non ci riusciva, cercava le sue spalle, le sue mani, tutto quello che poteva essere un appiglio fisico a quelle sensazioni che lui sentiva per la prima volta.
Esse si mescolavano, in pari misura e in un magico cocktail, con quelle che John aveva provato fin da adolescente per Fanny, le completavano, elevandole ad un “rango” piu’ adulto e maturo.
La scalinata di quella piazza si paleso’ in tutto il suo splendore e John non distoglieva il suo sguardo da Fanny che calpestava, con infinita grazia ed eleganza, quei gradini: ne fu incantato.
Giunti ai piedi della scalinata, John condusse Fanny in un locale per consumare un veloce pranzo che, in realta’, duro’ moltissimo.
Questa volta, John, incoraggiato da un invito di Fanny, si sedette vicino a lei e non di fronte, in questo modo poteva, ogni tanto, sentire il contatto delle sue ginocchia e il calore del suo corpo, lo vedeva cosi’ da vicino per la prima volta, l’amore che lui provava per quella splendida persona si palesava anche nel contatto fisico.
Dopo un po’ John, spinto da un irrefrenabile moto, la abbraccio’ e le sussurro’, baciandola a labbra chiuse, il suo primo “Ti amo” e gli parve che Fanny gli rispondesse allo stesso modo, seppur a bassa voce.

Finito il desinare, i due si incamminarono per strada.
John poso’, con naturalezza, la sua mano sulle spalle nude di Fanny, le toccava, le accarezzava e lei non si ritraeva.
Poi , senza morbosita’ e malizia, fece scivolare la sua mano sui fianchi di Fanny, la voleva stringere a se’ il piu’ possibile.
Li ritrovo’ come se li ricordava: belli, torniti e potenti.
Anche questa volta, Fanny non si disimpegno’, ma accetto’ il gesto, John ne fu felice e in quel modo raggiunsero la casa del poeta che John considerava come il suo mentore: William Wordsworth.

La lettura delle sue poesie lo aveva colpito e cambiato emotivamente proprio nel periodo adolescenziale in cui si era innamorato perdutamente di Fanny: il suo primo amore.
Ed ora John era li’, con al fianco la prorompente Fanny adulta, ed insieme calpestavano quei gradini, osservando, con la gioia nei loro occhi, gli imbiancati soffitti a volta.
John abbraccio’ e accarezzo’ a lungo la sua amata, non stava piu’ nelle pelle, le persone che lo avevano piu’ emozionato nella vita erano tutte e due con lui, cosa poteva desiderare di piu’?
Anche l’animo poetico di Fanny sembrava stravolto dall’emozione e, quando i due discesero le scale che li avevano condotti in quel posto meraviglioso, non poterono fare a meno di abbracciarsi e baciarsi: John si senti’ veramente mancare dall’emozione ed ebbe la sensazione che la cosa fosse reciproca.

Il giorno dopo Fanny gli spedi’ una lettera che John conserva tra le cose piu’ care, la lesse un numero infinito di volte: 
Che splendido pomeriggio !!
Sono state poche ore, ma le abbiamo vissute così intensamente, tanto 
da farmi pensare che il tempo si fosse fermato per darci l’opportunità 
di vivere in modo esclusivo il nostro incontro. 
Sono stata magnificamente bene!!! 
Come al solito mi hai stupito al di là di qualsiasi aspettativa, 
la visita nella casa del Poeta mi ha emozionato tantissimo. 
E’ lì che ti ho sentito completamente MIO. 
La tua tenerezza nell’accarezzarmi e nel baciarmi, su quei gradini consumati dal tempo, 
mi hanno fatto viaggiare lontano, in una dimensione spazio temporale unica, coniata esclusivamente per noi. 
Ogni notte mi sveglio e penso a quei momenti.


Ma non era ancora finita!
John sapeva che Fanny sarebbe ripartita, stavolta per ben tre settimane, nella sua casa di campagna.
Al solo pensiero, sentiva un dolore sordo montare nella sua anima, gli pareva che un maleficio fosse calato sulla sua persona: ogni qual volta sentiva Fanny piu’ vicina al suo cuore, subentrava, improvvisa e spietata, una forzata separazione.
Tre settimane, poi, sembravano a John un periodo infinito.
Il calvario era cominciato.

Mano a mano che, troppo lentamente, passavano le calde giornate agostane John provo’, in una lacerante sequenza, tutte le sfumature che un dolore profondo puo’ provocare, non se ne perse una.
Rilesse milioni di volte le sue lettere, ma quei giorni gli sembravano non passare mai e foschi pensieri si avvicinavano, come nubi minacciose, all’orizzonte: avrebbe Fanny dimenticato tutto, distratta dalle leggerezze estive della sua lunga vacanza?
Il sogno sarebbe finito cosi’ ?
John se lo chiedeva, cupamente, tutti i giorni.
Fanny gli aveva detto di non scriverle e lui si atteneva scrupolosamente a queste raccomandazioni, anche se questo gli costava parecchio, anzi troppo.

Poi, finalmente, Fanny torno’ a Londra e scrisse a John:
"Amore mio, ogni giorno che passa, sento che sei ormai diventato parte del mio vivere quotidiano. Ho l'impressione che ogni giorno sia sempre un giorno nuovo da vivere, con tutto il mio essere donna. Grazie a te mi sveglio con una gran voglia di godere a pieno della mia giornata, intrisa del tuo pensiero, sempre presente. Sono felice perchè tu esisti, perchè ho la possibilità di sentirti, vederti, accarezzarti, come segno tangibile del tuo essere reale. Ma sei, nello stesso tempo, un sogno che non avrei mai sperato, nè osato desiderare

John dedico’ tutte le attenzioni al suo corpo, voleva mostrarsi “splendido” al loro reincontro. 
Arrivo’ all’appuntamento 45 minuti prima e comincio’ a passeggiare, in lungo e in largo, su quel viale che aveva visto il loro primo bacio, ripenso’ a quei magnifici momenti e prego’, a lungo, che anche Fanny non li avesse dimenticati. 
Si aggiusto’, mille volte, le bretelle nei passanti dei pantaloni e la bianca camicia di lino che tanto piaceva a Fanny: abbassava e rialzava i bordi del bianco tessuto, eppure aveva gia’ fatto, a casa, mille prove davanti a uno specchio a tutta parete, controllando i piu’ infimi dettagli, nelle varie prospettive.
Aveva persino fatto, sempre a casa, delle prove allo specchio per simulare l’andatura piu’ consona all’incontro con Fanny: lenta e compassata, veloce e concitata e tutte le varie forme intermedie, ma non ne era venuto a capo: in ognuna di esse trovava dei difetti.

In quel viale, John si ravvio’ i capelli milioni di volte, si passo’ ripetutamente la lingua sulle labbra che racchiudevano una bocca che lui aveva ben profumato con ripetute lavate di denti, gli ettolitri di lavanda che si era asperso facevano il loro dovere, persino in quella calda giornata di fine estate.
Quando vide la sagoma della sua amata, ebbe un sussulto e penso’ a cosa sarebbe successo.
Montava, impetuosa, nel suo animo, tutta la fragilita’ e la debolezza verso una persona che non aveva saputo cogliere da giovane e che non era ancora convinto di aver conquistato pienamente da adulto.
Ma si sbagliava!

Fanny era splendida e affettuosa, lo colmo’ di baci e tenerezze, gli accarezzava le mani e gli parlava.
John dimentico’ subito i suoi dubbi e le sue incertezze, penso’ che con quella donna, per la prima volta nella sua vita, non doveva, non poteva, ma sopratutto non voleva ricorrere a quegli stupidi artifici.
Rise, di gusto, tra se’ e se’, di tutto quel cerimoniale che egli aveva buffonescamente messo in opera. Gli parse stupido, insulso, ma soprattutto inutile; da allora in poi si sarebbe mostrato a Fanny nudo e crudo, anche spettinato o sudato se le circostanze lo avessero obbligato, al naturale, insomma, perche’ aveva finalmente capito che a Fanny poteva bastare cosi’.
John senti’ che si era tolto un gran peso di dosso e si rassereno’, come mai gli era successo nei precedenti incontri con Fanny.
John penso’ che quella persona fosse stata creata da Dio proprio per lui.

Fanny e John si fermarono in un ristorante che Fanny aveva scorto, di passaggio, pochi giorni prima e i due consumarono un’ennesimo piacevolissimo pasto.
Fanny aveva intuito che John non le mostrava la sua solita irruenza amorosa perche’ le scorie dei suoi foschi pensieri non lo lasciavano ancora sereno e allora allungo’ dolcemente, piu’ volte, la sua bellissima mano sul loro tavolo: John ne sentiva il bisogno, la baciava ripetutamente e la accarezzava.
Poi venne il tanto agognato momento.
Fanny e John, prima mano nella mano, poi teneramente abbracciati, tornarono nel parco che li aveva fatti incontrare per la prima volta, tanti anni prima, su quel sentiero lastricato che si snodava in un prato all’inglese, perfetto, di un verde abbagliante ma non fastidioso.
Una brezza leggera si alzo’ in quel momento, non riuscendo completamente a mitigare la calda giornata, ma, per i due, la cosa non era importante: avrebbero attraversato il deserto del Sinai, a mo’ di novelli ebrei, pur di raggiungere il loro Mose’.
Fanny e John erano emozionati, si baciarono e abbracciarono a lungo.
John era convinto di vivere in un’altra dimensione, pensava che, da un momento all’altro, uno spirito malefico e ultraterreno li avrebbe ricacciati nella loro vita ordinaria: un “Caron dimonio” ante litteram.

Ma il tanto temuto evento non accadeva: Fanny era sempre li, tra le sue braccia e lo riempiva di baci e di tenerezze, John penso’ che se non avesse gia’ sofferto abbastanza per le sue pene d'amore, troppo debito si stava accumulando verso la vita.
Perche’ quei momenti magici erano riservati proprio a lui?
Cosa aveva fatto di cosi’ onorevole, nella sua esistenza, per meritarsi tutto cio’?
Non trovo’ la risposta, ma non se ne dispiacque piu’ di tanto.
Si sedette, con Fanny, su un sedile di marmo, le lesse alcuni brani del loro Poeta.
Poi, una volta liberatasi, si trasferirono su una elegante panchina nei pressi.
Fanny era calda, sudata, ma a John non dispiaceva, anzi, quegli umori gliela facevano sentire ancora piu’ vicina.
Si tolse la giacca del vestito.

John vide le sue spalle nude, il suo collo, il suo seno, provo’ un'irresistibile attrazione fisica verso di lei soprattutto quando Fanny si tiro’ su, con le sue bellissime mani, i suoi bellissimi capelli corvini: Fanny aveva un fascino e una bellezza che travalicavano, di gran lunga, le capacita’ di autocontrollo di John.
L’avrebbe fulmineamente spogliata e baciata dappertutto, eppure queste fortissime pulsioni che provava erano sempre accompagnate e mai disgiunte dallo spirito dell’“omnia munda mundis” verso Fanny.
I suoi sensi, sebbene eccitati al massimo, non riuscivano a scacciare la tenerezza ma, semmai, la completavano: non c’erano ne’ morbosita’ ne’ senso del possesso e questo, per John, era una scoperta assolutamente nuova.
Ne fu subito consapevole e se ne compiacque moltissimo, non avrebbe mai rinunciato al suo “omnia munda mundis” nei confronti di Fanny, ora donna adulta.
John era veramente folgorato, gli sembrava che Fanny lo guardasse come si guarda Dio, ne rimase compiaciuto e sgomento nella stessa misura.
Nessuna donna lo aveva mai guardato cosi’.
Mai.

Fanny gli disse che erano rimasti soli, in quello splendido posto, e che si sarebbe, volentieri, rotolata con lui sull’erba.
Al sentire quelle parole, il magico incanto non si ruppe perche’ John si rese immediatamente conto che anche Fanny glielo diceva con lo stesso spirito, privo di morbosita’ e malizia: il suo, il loro “omnia munda mundis”.
Ne fu felice perche’ questo spirito e’ tutto, per lui e, come al solito, Fanny era sulla sua lunghezza d’onda.
Quando fu l’ora di andarsene, Fanny e John indugiarono a lungo nei pressi dell’uscita, si scambiarono altre profonde, profondissime, tenerezze. 
John penso’ che si sarebbe fatto rinchiudere, dentro quel posto veramente santo, tutta la notte: si sarebbe sdraiato su quel prato verde con Fanny e poi avrebbero guardato le stelle del cielo di Londra, mano nella mano.
John ne fu felice e si porto’ quella felicita’ con se’, a casa sua.
"Nei pochi momenti in cui riesco ad essere ancora razionale, come ora, dovrei abbandonare questa pazza ossessione che ho di te. Dio, quanto ti amo! Avevo timore di non trovare un tuo messaggio. Non ho bisogno di altro, ho sete di parole, di esternazioni come queste. La vita è meravigliosa se ci sei tu nei miei pensieri, costantemente, in ogni mio respiro. La tua presenza mi porta, ogni giorno, un profumo nuovo ed inebriante. La tua fidanzatina innamorata"

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Fanny si ammalo' e John la tempesto' di lettere.
Fanny gli rispose con altrettante.


Ho scorso le tue lettere, voracemente, ma attenta ad ogni sfumatura che in esse, con molta spontaneità e bravura, hai comunicato prima di tutto a te stesso e poi a me. Quello che mi racconti, le sensazioni che provi sono di pari passo le stesse che provo anch’io. 
Ti ho pensato tantissimo, soprattutto nei momenti in cui ho pianto a lungo per l’emozione. 
Vorrei avere il tempo di continuare, ma non posso, sono debolissima. 
Come vorrei avere il tempo necessario per parlare con te per ore, assaporando attimo dopo attimo il dono della tua presenza !
Ti raccomando di non venirmi a trovare, mio padre non lo sopporterebbe.”


"Amore mio, per me diventa un’eternità anche solo un minuto lontano da te. Quando sento la tua voce, ciò che mi circonda scompare, vedo solo il tuo sorriso, i tuoi occhi in cui tranquillamente mi immergo, senza paura né pudore. La nostra vita ha avuto “UN COLPO D’ALA” incredibile, ed ora il vento, che spira a nostro favore, ci trasporta lontano dal mondo che ci circonda. Tutto mi risulta banale e insulso se non condivido ogni mio respiro con te. Mi manchi da morire!!!!
"


John:
"Posso fare le cose per me piu' gradevoli e appaganti, posso andare
forse anche nel Paradiso terrestre, ma se non ci sei tu non assaporo
il piacere fino in fondo, anzi, il fatto di non poter condividere
questo tempo con te mi fa aumentare un retrogusto amaro che oscura il
piacere stesso.
La mia vita senza di te e' come una ESISTENZA SOSPESA che galleggia
nella quotidianita' in attesa di rivederti, stringerti tra le mie
braccia, baciarti, accarezzarti e parlarti.
TI AMO."

Fanny guari'.

John fremeva dal desiderio e le propose di andare in una casetta, fuori mano, che suo padre aveva comprato anni prima.
Fanny aveva accettato l'appuntamento ma aveva preteso da John, la SOLENNE promessa di non “andare oltre”.
John rimase interdetto ma, allegramente, gliela fece: non pensava a cosa poteva succedere, la voleva rivedere solo per la gioia di vederla.
Quando Fanny arrivo’, John provo’ il solito tuffo al cuore, anche perche’ l’ennesimo vestitino, arancione, che la “fasciava”, gli sembrava il piu’ bello mai visto.
Anche l’ombrellino era in tinta e John si senti’ l’uomo piu’ felice del mondo nel camminare, a braccetto, con Fanny.
Gli parve del tutto logico, come se la loro coppia fosse la piu’ naturale del mondo.
Era euforico e la guardava, Fanny era sempre piu’ bella e gli sembrava veramente felice.

Ma John non sapeva quello di cui Fanny era capace come donna, la sua estrema sensualita’ non gli era ignota, anche perche’ persino un cieco avrebbe avvertito il suo magnetismo irresistibile, il fatto e’ che Fanny non lo aveva mai baciato cosi’.
La vedeva felice, ma soprattutto distesa e libera di esprimersi al suo meglio: forse si sentiva al sicuro nel poco spazio della piccola casa.
Niente piu’ occhiuti passanti che violavano la loro intimita’, ora erano li’, insieme, senza che nessuno si frapponesse tra loro.
John invito’ Fanny a sedersi sulle sue gambe.

La sua amata si scateno' nelle sue affettuosita’ e John diede fondo a tutto il suo prussiano senso del dovere per mantenere quella promessa alla quale si sentiva legato: vedere il viso di Fanny deluso per il patto violato sarebbe stata la peggiore sconfitta per lui.
Ad un certo punto, pero’, John penso’ che i fatti prevalessero sulla parola data: Fanny lo investiva, a ondate successive, di sensuali affettuosita’ e lui si era ingessato quasi completamente per non ricambiare appieno quello che Fanny gli donava.
Sapeva, infatti, che se si fosse lasciato andare non avrebbe piu’ avuto alcuna garanzia del “pacta serbanda sunt".
Ad un certo punto, pero’, avverti’ che non era piu’ possibile, per lui, rimanere inerte e stava per cedere definitivamente e irreparabilmente.


Proprio quando stava per crollare, John riusci’ a controllarsi, ma solo perche’ Fanny gli disse quella FRASE MAGICA che lui tante volte aveva pensato e che tante volte aveva sperato che Fanny gli dicesse: “Sembriamo due adolescenti!!
Era la traduzione letterale di quell’“omnia munda mundis” che John aveva posto come suo caposaldo imprescindibile durante la sua affannosa corsa, di quei mesi, all’inseguimento della sua amata.
Sentiva che, con Fanny, voleva ma, soprattutto, poteva vivere una storia straordinaria e non ordinaria, quella che valeva una vita, la sua.
Il sorriso di felicita’ totale che Fanny gli mostro’, mentre proferiva quelle parole, furono il miglior dono per l’animo di John.

John capi’ che quell’amore per Fanny era molto speciale perche’ aveva rispettato i giusti tempi di maturazione.
E’ vero, la scintilla, nel rincontro, era stata fulminea, con la sensazione immediata che John provo’ quando la rivide: intui’ che Fanny era rimasta quella che lui si aspettava da sempre e se ne innamoro’ immediatamente, una seconda volta.
Ma, poi, quel fiore, appena sbocciato, si era preso tutto il tempo per distendere la corolla e mostrare il suo splendore e il suo profumo: i petali erano fatti dai loro baci e dalle loro carezze, dai loro libri e dalle loro poesie, dalla ammirazione delle opere d’arte, da tutto quello, insomma, che li univa in quel magico intreccio.
John, al sommo dell’emozione che provo’ quando le bellissime mani di Fanny lo accarezzarono in viso, dopo avergli detto quella magica frase, prego’ Dio di decidere di farlo morire, magari solo un minuto, ma prima di Fanny.
Senza di lei non poteva piu’ vivere.

"Non conosco ancora le potenzialità di questo forte sentimento che provo. Mi sento alle prime armi, come un’adolescente al suo primo amore. Sono frastornata da questo turbinio di sensazioni che mi avvolgono ogni volta che ti vedo e, tornare nel mondo del quotidiano, è disarmante. Io che sono sempre pronta a qualsiasi battaglia, mi sento impreparata e, quindi, vulnerabile. Le mie difese, infatti, le lascio sistematicamente a terra, davanti a te. In questo modo, quella che tu vedi e conosci sono Io nel suo vero essere, una persona forte ma, nello stesso tempo, anche molto fragile per questi motivi. Non so se le lo hai capito, ma ti amo come non ho mai amato prima. La vita ha un sapore diverso da quando sei tornato nei miei pensieri. A proposito di oggi, sono stata benissimo, la mia dose di Te l'ho avuta e forse mi può bastare, per ora".

Pochi giorni dopo Fanny gli scrisse un' altra appassionata e preveggente lettera:
Tieniti forte, perche’ non so quando, ma credo che il nostro sentimento “omnia munda mundis” sia la punta di un iceberg.
Il suo crescendo avra’ un’evoluzione degna dell'epilogo che, sento, tutti e due desideriamo


I rapporti molti forti sono come le rivoluzioni: dopo il loro inizio marciano da sole, travolgendo i protagonisti, a prescindere dai loro intendimenti.
E’ come l’energia vulcanica che si manifesta, in tutta la sua forza, dopo che la bocca occlusa del cratere e’ stata violata: non c’e’ modo di incanalarla o di governarla, va da sola e dove vuole.
E cosi’ Fanny e John si ritrovarono, per la seconda volta, nella piccola casetta di John.


John era molto nervoso, guardava mille volte le lancette del quadrante di quel prezioso orologio che il padre gli aveva regalato per la Laurea: gli sembrava non volessero mai andare avanti, come se il tempo fosse sospeso.

Fanny e John si abbracciarono subito, forte, molto forte, nell’ingresso della casetta, non si dissero nulla perche’ si parlavano con quel gesto che fu prolungato, molto prolungato, forse presago di quello che essi sentivano essere un incontro particolare.
E quando i due cominciarono ad acquistare confidenza con i loro corpi, John fu pervaso dal piacere che Fanny gli donava, anche se la sua amata gli aveva opposto, all’inizio, un’ultima tenace resistenza.
Questo piacere era cosi’ bello e unico perche’ racchiudeva, in se’, quello fisico, quello affettivo e quello mentale: persino in quei momenti, infatti, nessuna componente era disgiunta o sopravanzava l’altra, erano tutte riunite in un magico e miracoloso equilibrio, senza morbosita’ o senso del possesso, ma per la pura voglia di donarlo, l’uno all’altro. 
Quella calda pelle di Fanny trasmetteva a John non solo il piacere fisico del suo tatto ma tutto quello che la donna Fanny voleva manifestargli: John capi’ che era proprio quello che faceva la differenza, e che differenza, tra le esperienze d’amore vissute fino ad allora e la meravigliosa, unica avventura che viveva con Fanny.

Assaporo’ una gioia che, come accade in tutte quelle non ordinarie ma totalizzanti, aveva un suo retrogusto amaro.
John, in pochi istanti, ando’ avanti col pensiero, per decenni: penso’ a quale vita avrebbe potuto costruire con Fanny, giorno dopo giorno, se la malattia non lo avesse colpito cosi' improvvisamente: quello sbocco di sangue che gli era uscito, poco tempo prima, dalla bocca, era, purtroppo, un funesto presagio.
Era un medico, lui lo sapeva, e cosi' era morto suo fratello Tom.
Si fece largo nel suo animo, la granitica convinzione che sarebbe stato un rapporto pieno di gioia quotidiana, il migliore possibile per lui, allietato da un matrimonio certo e festoso, dai molti figli che avrebbero voluto, ma soprattutto da quelle SENSIBILITA', sulla stessa lunghezza d’onda, che John considera il lato piu’ prezioso di Fanny e che lo avrebbero fatto gioire, giorno dopo giorno.
Era anche graniticamente convinto che, in quel caso, lui la avrebbe resa felice come nessun altro poteva fare: era certo, infatti, che i due erano nati per stare insieme, erano la COPPIA IDEALE.

Questa sequenza di immagini fu molto veloce, gioiosa e amarissima allo stesso tempo.
John guardo’ la sua Fanny donna e la riempi’, tra le lacrime, di baci e tenerezze. 
Ma l’amarezza forte e aspra del rimpianto non supero’ la consapevolezza che John ebbe ben chiara nel suo cuore: penso’ che poteva, comunque, ritenersi un uomo estremamente fortunato perche’ aveva conosciuto la donna che Dio aveva creato per lui. 
E ora Lei stava li, con lui, con il suo corpo nudo tra le sue braccia.

Senti’ che, senza di lei, non poteva piu’ vivere e, quando Fanny se ne ando’da lui, prego Iddio di poterla riabbracciare ancora per un po' di tempo o, almeno, di sentire il piu’ possibile, anche da infermo, la sua impareggiabile voce: "for their two hearts in life were single hearted".
Fanny e John, John e Fanny.
Per sempre. 


"HERE LIES ONE WHOSE NAME WAS WRIT IN THE WATER"