In morte di Ermanno
(Un Collega)

Camillo Vittici


IN MORTE DI ERMANNO

  Non si può morire
in primavera,
quando il sole s’arrampica
sul colle prima di ieri,
quando la vita si desta
ad emozioni nuove,
quando t’arride il tempo
della stagion che nasce.

Non si può morire
a Carnevale,
quando la maschera sghignazza
allegria sfrenata
fra arcobaleni di coriandoli,
quando la morte
è scherzo assurdo
fra le stelle filanti della vita.

Non si può morire
troppo presto,
quando i tuoi passeri
non hanno ancor le ali,
quando cercano ancora
la tua mano,
quando le frecce ancor
non giungono a bersaglio.

Non si può morire
a questa età,
quando la piccozza
ha morso ormai la vetta,
ma non ha infisso la bandiera,
quando ti attende la stagione
di riposi sognati
da carriere stressanti.

Non si può morire
fra mani di donna
compagna di una vita,
quando il castello
di pietre poste ad una ad una
ancor non giunge a torre.

Non si può morire così,
Ermanno.