L'eredità sepolta

 

 (Giovanni Volpon)

 

 

 

Il buon Alvaro, aIl’età di circa 82 anni ,stava da alcuni mesi quasi immobilizzato nel letto di casa sua per colpa dello scompenso cardiaco di grado elevato che gli rendeva molto difficoltoso, nonostante gli sforzi del suo medico curante e le terapie da questi prescritte e da lui regolarmente assunte, anche l’alzarsi per sedersi nella poltrona della sua stanza

Antonio era un paziente osservante e scrupoloso ed era assistito, per lo svolgimento delle sue attività quotidiane da una badante di origine peruviana di nome Maria del Pilar.

Questa donna era molto paziente e scrupolosa nell’assistere Alvaro che, peraltro da anziano scapolone impenitente (era troppo tardi per pentirsi pensava lui) aveva mantenuto nel corso degli anni, nonostante gli acciacchi, la predisposizione, sempre volentieri  assecondata , di relazionarsi con le donne in modo educato, gentile ,cortese , galante e seduttivo (gli aggettivi possono essere variamente combinati tra loro) e anche Maria del Pilar non sfuggiva a questa regola.

Chiaramente non gli passava nemmeno per le scale che conducono alla porta dell’anticamera del cervello di tentare approcci seduttivi e galanti (il tempo delle more, delle bionde , delle rosse e delle canute  era per lui passato - anche se non da molto-, ) , ma non mancava di manifestare nei confronti di Maria del Pilar sentimenti di riconoscenza e gratitudine. Quando voleva formulare qualche richiesta  si rivolgeva alla donna in spagnolo (Alvaro era poliglotta in virtù del suo passato da marinaio prima e capitano di lungo corso poi e conosceva bene l’inglese, il francese,lo spagnolo , il portoghese e l’arabo) usando la formula -“Maria ,por favor podrias -“ richiesta  che sottintendeva comunque cortesia. Inutile dire che sapeva utilizzare molto bene le frasi e le costruzioni più gentili (in gioventù e nella maturità , ma anche nella  post-maturità se ne avvaleva per corteggiare senoras, senoritas, madames, ladies etc), ora per chiedere di accompagnarlo in bagno o a sedersi in poltrona ,

 Alvaro non era un uomo senza parenti, aveva tre nipoti figli di una sua sorella che era già morta da un  anno a causa di una emorragia cerebrale. Sua sorella, di nome Francesca, gli voleva molto bene e aveva accudito il fratello con paziente amorevolezza e con amorevole pazienza fino a quando le condizioni di salute glielo avevano consentito. Quando le sue condizioni erano progressivamente peggiorate (la sorella era affetta da fibrillazione atriale) e quando le attente  cure del dr. Buriani (avevano lo stesso medico curante che era preparato, competente, gentile e disponibile-gli piacevano un po’ troppo le scommesse sui cavalli, ma nessuno è perfetto.-  ) non eran più riuscite più a garantire nemmeno il labile e precario equilibrio , Francesca si era preoccupata di garantirgli l’aiuto domestico grazie a Maria del Pilar ed aveva chiesto ai suoi tre figli di occuparsi del fratello dopo la sua morte. I tre figli promisero, ma non mantennero…….

. Francesca era sempre stata una sorella amorevole,paziente  e comprensiva ed Alvaro ricambiava i sentimenti che la sorella nutriva verso di lui. Nei suoi numerosi viaggi per l’orbe terracqueo, da vero  marinaio di scoglio di origine livornese, infrangeva cuori femminili (quasi,ma di molto quasi ) in ogni porto (lo faceva anche sulla terraferma, a dir il vero), ma non si dimenticava mai dell’amata sorella e dei suoi tre figlioli . Birichino , ma fratello e zio amorevole a parte tutto.

Inutile dire che la morte della sorella lo lasciò in grave sconforto e contribuì non poco a sia stendere un  velo di  mestizia in una persona che aveva sempre vissuto con serenità e con leggerezza, (non con superficialità ,era persona capace di profondo affetto  con le persone che amava e la sorella era tra queste)sia a far peggiorare le sue condizioni di salute . I suoi tre nipoti sembravano essersi dimenticati di lui e la circostanza lo amareggiava non poco. Oltre alla sorella ed ai tre nipoti non aveva altri parenti. Venivano a trovarlo ogni tanto i marinai con cui aveva condiviso peripezie di navigazione ed altri tipi di peripezie ovviamente (Alvaro era un marinaio tradizionale da questo punto di vista, vale a dire frequentatore di bettole e di belle signore che a Singapore hanno la mania di fare l’amore come dice una canzone dei Nuovi Angeli- gruppo pop fine anni’60 per chi non li conosce ) ed una settantacinquenne signora dai capelli canuti  ancora piacente (almeno a lui era piaciuta) e brillante di nome  Susanna , la sua ultima e moolto affettuosa amicizia femminile (Susanna era vedova, per cui le apparenze erano almeno salve) .  Dai tre nipoti di nome Giustino, Gastone e Gianmario, nessun cenno di presenza ,neanche telefonica.  

Questa reiterata mancata presenza dei tre nipoti lo angustiava e lo spingeva ad amare riflessioni sull’umana ingratitudine. Ogni tanto esternava questo suo stato d’animo a Maria del Pilar che lo ascoltava con pazienza  condividendo in modo solidale la sua amarezza.

In una mattina di fine ottobre piovosa e libecciosa   , Alvaro si sentiva particolarmente triste perché vedeva approssimarsi il momento della morte (il respiro era sempre più affannoso ,le caviglie sempre più gonfie e la voce sempre pù flebile. Chiamò vicino a sé Maria del Pilar e le chiese di avvisare i suoi tre nipoti , Susanna  i suoi  amici Battista ,Giobatta  ed Ampelio nonché il notaio perché voleva redigere il testamento . Maria del Pilar replicò “- Senor Alvaro, me parece sea presto ,no credo che lei stia per morire : Alvaro le rispose “ “–O cara senora, lo so da me che sta per scoccare l’ultim’ ora ,accidentaccio e voglio almeno salutare tutti e far testamento prima che sia troppo tardi. C’avevo da pensarci prima. Maremma maiala ,ma c è ancora tempo .Poco , ma c’è! Telefona anche al notaio Montini di Livorno por favor ! -“Al mio funerale ci penserà qualcun altro, i saluti li ho da ffa da me suvvia.-”. Maria gli disse  con un velo di lacrime che gli coprivano gli occhi  – “Esta bien Senor Alvaro, farò quello che mi chiede-“. Alvaro disse “ Grazie Maria , sei un una cara donna “ e le prese le mani tra le sue. Non disse nient’altro e le lacrime sgorgarono copiose dagli occhi di Maria del Pilar.

Maria del Pilar telefonò a tutti .Gli chiese se volesse un sacerdote per i conforti religiosi ma Alvaro rispose: “-Tanto tra’n poco dovrò render conto a qualcuno più in alto e ‘un c’ho tempo da perdere-“. A modo suo, era anche religioso anche se non era mai stato grande frequentatore di chiese.

Dopo circa un’ora arrivarono tutti e si avvicinarono al letto di Alvaro . I nipoti non si vedevano. Alvaro chiese a Maria di fronte a tutti   “-Ma te  li hai avvisati vero? Maria disse “-Si senor, ma oggi non possono venire ,hanno tutti degli impegni .

“-Accidenti a loro! Ma se un li vedo gli combino un bello scherzetto per l’eredità , Alla lettura del testamento quei bischeracci verranno, ma il su’ zio ci farà uno scherzo non da prete, ma da vescovo!  E lo dico di fronte a tutti ! Sor notaro , la scriva che se vogliono la loro eredità io me la porto meco e se la devono venire a cercare nella mi’ tomba del cimitero di Piombino dove voglio essere seppellito.  I presenti si mettano d’accordo e si dividano in parti uguali la mi’ casa e quello che c’è dentro. Buonanotte ai sonati e ai sonatori, io me ne vo all’aldilà, accidentaccio, ’Un piangete .. Prima o poi ci si rivede tutti-“:Adesso vi chiedo di uscire dalla stanza. Siete delle care persone ,fatemi quest’ultimo piacere, chè non voglio ricordarmi di voi che piangete. Lei signor Montini resti che c’ho da spiegare alcuni particolari sul testamento e metterci la firma. Uscirono tutti dalla stanza chi piangendo chi singhiozzando dopo aver rivolto lo sguardo verso Alvaro

Dopo aver pronunciato queste parole (anche nel momento del trapasso non aveva voluto venir meno al suo spiritaccio di marinaio livornese di scoglio) uscì dalla scena del mondo dei vivi abbastanza compianto, da qualcuno /a rimpianto e da qualcuno/a  con seguito di contumelie sia in dialetto labronico sia in italiano. E’ abbastanza intuibile da chi e perché……. I nipoti trovarono il tempo partecipare alla cerimonia e soprattutto per essere per essere presenti alla lettura del testamento dello zio nello studio del notaio Azeglio Montini.

Il notaio aveva convocato Susanna, Ampelio, Battista,Giobatta, Maria del Pilar ed i tre nipoti nel suo studio di via Fattori a Livorno per un martedi pomeriggio alle 15.00.

Tutti erano puntualmente presenti -anche i nipoti- che per la lettura del testamento avevano disdetto i loro impegni (cosa puote l’amor per i danari dello ziol ) Il notaio , molto compreso nel ruolo (che notaio sarebbe sennò) dopo aver espletato le formalità di rito ,inizio la lettura del testamento . Le volontà di Alvaro vennero espresse in forma molto paludata infiorata da espressioni  tipiche del  linguaggio notarile , senza trascurare un tocco di sfumata ironia. I tre nipoti assunsero un’espressione sbigottita quando il notaio lesse queste parole “- Ai miei adorati nipoti Gastone, Giamario e Giustino lascio la somma di euro 610 61,0 ciascuno (il notaio lesse seiunozero seiuno virgola zero) che potrà essere riscossa tramite l’esibizione di un assegno agli stessi intestato. Gli assegni, da me medesimo compilati e firmati con la dicitura “non trasferibile” li ho portati meco nel feretro in cui sono stato sepolto e sono stati allocati sotto il cuscino su cui poggia la mia testa . - “.

Inutile dire che il testamento redatto dal notaio iniziava con la formula “ Il sottoscritto Alvaro……in pieno possesso delle sue facoltà mentali dispone in data 27 ottobre 2007 quanto segue alla presenza di etc..

Era formalmente ineccepibile in quanto le volontà erano state espresse di fronte al notaio ed in presenza di testimoni , Le poche frasi con cui Alvaro aveva manifestato le sue volontà erano divenute un quattro pagine  di carta bollata” . Il notaio ci aveva messo del suo nel far friggere nell’attesa i tre nipoti dell’anziano marinaio. Aveva letto il testamento con voce stentorea , con cipiglio severo sottolineando alcuni passaggi anche con gesti degni di un attore da teatro (memoria di frequentazioni giovanili dei teatri di prosa quale studente-attore)

Era livornese anche lui ed era affezionato lettore de “Il Vernacoli ere “ per giunta ,

Un poco di sapida ironia ‘un fa male ovvia pensava tra sé.

I tre nipoti ,dopo essere usciti dallo studio del notaio,cercarono di trovare il modo per venire in possesso della somma destinata loro dal lascito testamentario. Chiaramente doveva essere aperto il feretro dello zio. Il giorno dopo si recarono al municipio di Piombino per chiedere se ciò fosse possibile, ma un solerte e garbato funzionario comunale spiegò’ loro che l’apertura veniva concessa solo dopo parere in merito dell’autorità giudiziaria in occasione di indagini di reato o al termine del periodo di concessione della tomba in caso di estumulazione ordinaria.

Si resero subito conto che l’unica possibilità per venire in possesso della loro parte di eredità consisteva nel diseppellire il feretro, aprire la cassa per prendere gli assegni a loro intestati. In una notte buia di metà novembre si recarono con l’auto di Gastone ,il maggiore dei tre nipoti , al cimitero di Piombino .Scavalcarono il muro di cinta forniti di vanghe ,torce corde e cassetta degli attrezzi . Portarono a compimento la macabra operazione in poco tempo . Dopo aver disseppellito la  cassa la aprirono, sollevarono il cuscino e trovarono i tre assegni della Banca dell’Etruria intestati a loro .Mossi dall’avidità non si preoccuparono nemmeno di richiudere la cassa e di riporla nella fossa.

Guardarono alla luce della torcia gli assegni che effettivamente riportavano la somma di € 61061,0 . Gianmario notò ad una osservazione più attenta che la data degli stessi era posteriore alla data del decesso dello zio , esattamente 1 novembre 2007  ,guarda caso il giorno della commemorazione dei defunti.

Lo zio Alvaro era stato ironicamente beffardo e beffardamente ironico. Sta di fatto che non si poteva riscuotere un assegno con data posteriore a quella del decesso. Inutle dire che i tre divennero statue di sale.

Lo zio Alvaro non aveva fatto promesse da marinaio. La beffa ai suoi nipoti che si eran dimenticati di lui non fu da vescovo, ma da cardinale! Più livornese di così si muore.

Per l’appunto..