Ascoltando i Dik-Dik (e altri)

 

 (Giovanni Volpon)

 

 

 

“ Al mercato un di andai cosi/ senza sapere cosa far .Tra divise blu e giacche lunghe di lamè/ ho visto te /miraggio bianco intorno a me” ….. Senza un valigia io e te/ siamo partiti un giovedi’/ nei nostri occhi c’era un si….Voli di farfalle intorno a noi /mi davi la tua gioventù /nessuno ci ha fermato più"

Le note di questa canzone dei Dik - Dik frullano nella testa di Vasco mentre sta percorrendo ,in una giornata dell’inverno milanese di inizio dicembre, Via Breda a bordo di un autobus della linea 81 in direzione del suo posto di lavoro in una fabbrica di Sesto San Giovanni.

Sono le 7.30 più o meno  e su per giù (dipende dagli orologi più o meno precisi)

Il testo della canzone parla di un incontro e di una fuga per amore che si compie allontanandosi da una   metropoli (supposizione ragionevole essendo i Dik- Dik un gruppo pop di fine anni ‘60 nato a Milano) E’ il colorato inizio di un amore con voli di farfalle dopo una partenza senza valigie. Anche se ci sono stati altri voli di farfalle e partenze non solo il giovedì’,Milano nel frattempo è molto cambiata e non solo nel colore degli autobus che da verde chiaro-verde scuro sono diventati arancioni non perché il responsabile dell’ATM avesse in mente un colore dell’arcobaleno.

Sono cambiati anche i Dik –DiK che gestiscono un ristorante nella zona della Darsena  Navigli chiamato “L’isola di Wight” Hanno qualche anno, qualche chilo e qualche capello bianco in più ,ma .quando suonano a volte sembra  scuotano di dosso il tempo a ex ragazze/i più o meno loro coetanee/i (e non solo a loro)!

Il colore degli autobus è più vivace,quello della città pù grigio (non solo per l’inquinamento e per il traffico). Le persone ottimiste sperano sempre in pennellate di colore che tolgano la patina grigia e i DIk –Dik a volte tengon loro compagnia!

Affrontare una giornata di lavoro a Milano ed hinterland  è già duro di per sé , figuriamoci dopo i voli di questi simpatici e romantici lepidotteri dalle ali molto colorate e, soprattutto, dopo essere andati in aria per altri motivi!.  

L’hinterland milanese non aiuta cerco a risollevare l’umore,anzi ha forse l’effetto contrario.

Chi ha scritto “-sapessi quanto è strano sentirsi innamorati a Milano- “ non ha nemmeno lontanamente pensato a sostituire Cormano a Milano. Se a Milano è strano –secondo Memo Remigi ,ma non secondo gli innamorati milanesi- a Cormano ancor di più … .

 Qualcuno dovrebbe spiegare perché ci si innamora anche in un centro conosciuto per essere l’uscita più incasinata dell’A4 tratto Venezia – Milano Viale Certosa ( o viceversa )   e per poco altro, ma è meglio non perdersi in divagazioni che ci porterebbero fuori autostrada (sic!).

Vasco però ha il ricordo di Eleonora  molto vivo,  ,coinvolgente ,piacevolmente sconvolgente e  travolgente, solo come può esserlo l’inizio di un amore ,anche perché il ricordo dei baci,degli abbracci ,delle carezze  e ,di tutto ciò che fa da contorno,primo,secondo, dolce, frutta e caffè (penso sia chiaro che non si tratta del menù di una cena o di un pranzo) risale solo a poche ore prima e gli è rimasto attaccato dentro e sulla pelle.

La canzone gli ricorda gli inizi del loro amore in una tersa giornata di primavera (strano, ma anche a Milano ci sono giornate dal cielo azzurro. Non importa se il mercato in cui l’ha vista la prima volta  non è quello di Portobello Road,ma quello della zona Ticinese vicino a Viale Papiniano e  se i voli di farfalle sono quelli del Parco delle Basiliche invece dell’isola di Wight .fantasmagorico luogo dei ricordi di chi ha passato i cinquanta ed anche i sessanta

L’autobus è affollato come lo sono quasi tutti gli autobus nell’ora di punta e Vasco lancia uno sguardo panoramico sull’umanità che affolla il bus carrozzato Menarini a quell’ora.

 C’è tutto il campionario umano di una città che si è destata dal letto per vari motivi e che raggiunge le varie destinazioni (scuole di ogni ordine e grado,, posto di lavoro, uffici, mercati rionali,case mie o loro etc) senza essersi, svegliata., salvo qualche lodevole eccezione. Vasco non appartiene certo agli svegli, ma per piacevoli ,giustificati e da qualcuno/a invidiati motivi

 Mentre guarda le persone che lo circondano aggrappato ad uno dei maniglioni di plastica (posti in piedi a quell’ora se non si sale al capolinea ) ovviamente gli occhi della sua mente sono rivolti ad una dolce ed adorabile creatura dagli occhi azzurri coi capelli castano scuro, con le sopraciglia scure e ben arcuate la bocca dalle labbra sottili non carnose ma  invitanti.

 Il suo volto sovrasta forme gradevoli (curve più o meno sinuose nei punti giusti particolarmente nel raccordo fianchi-bacino) . Non si parla del resto, anche perché non si può dire niente di male,anzi!

Età più di venti ,meno di trenta (non sta mai bene rivelare l’età delle donne) .

Anche Vasco è nello stesso ambito di età ,ma per lui possiamo dire che ha ventotto anni perché non c’è niente di male.

Non ci sarebbe niente di male anche se ne avesse ventisette o ventinove.

Il suo aspetto fisico, ad onta del nome che rimanda ad un cantante rock pieno di trasgressive bollicine in anni giovanili diventato, negli anni maturi, più salutista per la bolla di responsabilità che lo ha avvolto,   è quello di un giovanotto per bene (capelli corti biondi con una spalmatina di gel, carnagione chiara, occhi castani con occhialini seriosi ,fisico taglia 48 senza pancetta od altre rotondità da sportivo ma non troppo ) che talvolta porta anche la cravatta ,accoppiando quasi sempre giacca e jeans (ha copiato da papà Alfredo, ma non si è colpa di Alfredo come dice il Blasco nazionale).

Lo stato estatico in cui si trovava immerso Vasco si protrasse fino al momento in cui appoggiò le natiche sulla poltroncina girevole della scrivania dell’ufficio. prima di accendere il computer

Prima che si sedesse appoggiando i gomiti sui braccioli , in stretto ordine cronologico, si verificarono tre eventi sintomatici di uno stato d’animo in fluttuante leggerezza e leggera fluttuazione:

1-scese alla fermata d’autobus successiva e dovette percorrere 350 metri per raggiungere la fermata giusta (capita quando si pensa intensamente ad altro/e/I)

2-attraversò il viale scambiando il verde per il rosso: Succede ai daltonici o a chi negli occhi della mente  ha impressa l’immagine del volo di farfalle multicolori; il tutto accompagnato da sinfonie di clacson, improperi con accenti diversi e qualche stridore di freni: Attraversare col rosso un viale di Sesto San Giovanni all’ora di punta senza riportare altre e dolorose conseguenze è un’esperienza da tramandare ai posteri!

3- Arrivò in ufficio in ritardo (qualche minuto ,non di più!)

Secondo l’assunto di Paolo Rossi (l’attore comico ,non l’ex calciatore ) , in questo caso la sfiga ci vide benissimo. Il ritardo fu notato dal capoufficio che non si lasciò sfuggire l’occasione per un gerarchico rimbrotto.

Il capoufficio è un over cinquanta già ex rivoluzionario, ex progressista ,ex moderato ,ora tendente al reazionario , affetto da work alcoolich syndrome .che non perde occasione per rimproverare chiunque anche per futili motivi.

Insomma ,il tipico capo che nessuno vorrebbe avere.

Il motivo per cui un ex militante della sinistra extraparlamentare sia divenuto ,col tempo  un bieco despota destrorso può essere dovuta :

1-     al fatto che si cresce e si matura , , (Boh, alcuni sono rimasti a vari gradi di immaturità)

2-     al rispetto dell’assunto che solo gli stolti non cambiano mai idee  ( si potrebbe chiosare “se ne hanno”)

3-     al  fatto che a vent’anni si è stupidi davvero secondo una nota canzone di Guccini (si può essere stupidi a qualsiasi età a dire il vero)

I rimbrotti sono quotidiani e colpiscono chiunque lavori nell’ufficio (impiegati, segretarie, fattorini) ed in questo non fa distinzioni di sorta .

Almeno in questo è democratico e non fa preferenze, tanto è vero che tutte/i sono state /i colpiti e non è che ci vada leggero . E’british nell’abbigliamento,(camicie monocolore o a righine, preferibilmente azzurre con cravatte regimental o a pois piccoli  su abiti gessati grigi fumo di Londra o al massimo blu,scarpe tipo Churh’s con fibbia laterale o Barrow’s ) per la frequenza del sesso (only on Saturday, of course) , ma per il resto scivola nel brianzolo stretto (del tipo “Hue, pirla per gli uomini o “ Hue,Sciura per le coniugate o Sciuretta per le altre, più indurmentada   per le donne .

E quel giorno, fatalmente , essendo arrivato in ritardo di ben tre minuti, il rimbrotto gli tocca.

Ma Vasco, forse (anzi, senz’altro) a causa dello stato di piacevole fluttuazione in cui ancora si trova, non reagisce al  rimprovero del Dr. Colombo (cognome milanessimo del suo capoufficio che di nome fa Salvatore ,un po’ meno milanese) come lo stesso sperava.

Non recita l’atto di dolore, non assume l’espressione contrita chinando  il capo in atto di fracchiana sottomissione , ma si limitata a pronunciare la parola “Sorry” in modo molto british. Questo viene preso come uno sfottò dal Dr Colombo che avvampa in volto  sbarra gli occhi serra le mascelle , batte i pugni sulla scrivania di Vasco a ritmo di assolo di batteria di Phil Collins (si, quello dei Genesis, forse remoto e rimosso ricordo di gioventù).

In poche parole si arrabbia (o si incazza ,per scrivere in modo meno “politically correct) . In altre circostanze Vasco avrebbe risposto ,come si suole dire, per le rime, ma la piacevolissima serata con strascico  fino alle prime ore dell’alba trascorsa con dolce passionalità e passionale dolcezza gli ha spuntato le ali dell’incazzatura, ma non quelle dell’ironia Infatti replica -_“Sorry vuol dire mi dispiace . Adesso dr Colombo mi scusi,ma  devo recuperare il tempo perduto!-”. Con questo ottiene che il Dr. Colombo esca dall’ufficio dopo che il suo volto è diventato color rosso Ferrari e che prometta tuoni, fulmini e saette pronunciando la frase :-“Tarenghi, attenzione non faccia più il coglione

( detto in rima baciata da parte di chi ha poca dimestichezza sia con le rime sia coi baci :Un tocco di involontaria ironia.

Vasco sapeva lasciarsi passare sopra le sfuriate del capo che erano, peraltro , prevedibili nel loro modo di manifestarsi seguendo un copione prefissato  sia dal punto di vista della successione degli eventi sia dal punto di vista dell’intensità della voce. Le frasi finali  venivano pronunciate con acuti baritonali (non da tenore,perché gli mancava qualche ottava.

Era, in fondo,  noioso e prevedibile nel rimproverare i subalterni ergo -pensava Vasco -  per la proprietà transitiva doveva esserlo anche in altre manifestazioni della sua esistenza (sesso compreso, ovviamente). Questo pensiero un po’ monellino forse,anzi senz’altro,gli era balenato in testa sull’onda delle ore trascorse in compagnia di una splendida creatura dagli occhi azzurri e dalla pelle di seta. Sublime indifferenza e per nulla indifferente sublimazione. La giornata lavorativa trascorse senza ulteriori scossoni e alle diciassette. Vasco si recò alla fermata dell’autobus che lo avrebbe riportato verso  casa . Era una tipica serata dell’inverno sestese (milanese dopo tre fermate di autobus)   con il cielo grigio tra palazzi dai colori resi smorti dalla coltre di foschia oltre che dai fumi delle caldaie e dei tubi di scappamento di moto, auto, furgoni, autobus, camions etc.

A Vasco tornarono in mente le parole di un’altra canzone dei Dik-Dik che dice “Cielo grigio su /foglie gialle giù / cerco un po’ di blu/ dove il blu non c’è . Ti sogno California e un giorno io verrò . E’una canzone che parla della speranza di orizzonti più luminosi

 L’effetto delle ore passate con Eleonora  stava svanendo nel buio e nel traffico di un tardo pomeriggio del tardo autunno milanese.

 

Si ripromise di chiamarla appena sceso dal pulmann.; aveva troppa voglia di rivederla  Mentre stava aggrappato alla stanga color alluminio anodizzato accanto all’uscita dell’autobus (si stava avvicinando alla fermata di casa sua ) udiva le parole di  una famosa canzone dei Ribelli  provenienti       dall’ipod            di un ragazzo abbarbicato alla stanga dalla parte opposta.rispetto a quella dove si trovava lui.Il volume era a manetta e le parole si udivano chiaramente. La canzone è “Pugni chiusi” . Alle parole “nasce l’alba e  un raggio di sole disegna il tuo viso su di me, le porte dell’autobus si aprono e la luce fioca di un lampione illumina il viso sorridente e i begli occhioni di Eleonora che è andata ad aspettare Vasco alla fermata dell’autobus. Vasco ha trovato il blu anche dove il blu nonc’è.