IL PEZZO DI CARTA

Dino Leonetti


 E’ un tipo simpatico, Luigi, mi parla di tutto. In pochi minuti spazia in ogni angolo delle conoscenze, zompettando dalla scienza alla fisica, sgusciando tra filosofia e religione. Una grande fede, questa la dimostra subito, lo pervade e lo fissa in una luce di pace.
Mi piace.
Con lui sto bene in ambulatorio . La visita talvolta e’ una scusa, e' solo un’opportunita’ che mi dona per raccontarmi cose nuove.
Di mestiere fa il tecnico presso una scuola media superiore, e’ sposato con Maria, una donna paziente e che sembra ben tollerare questa tendenza al suo logorroico essere, hanno tre figlioletti vivaci e una giovane vita da trascorrere insieme.
Maria mi disse dell’infanzia e dell’adolescenza di Luigi, che presentava un comportamento talora ossessivo e tal’altra inflessibile, ma questo non aveva frenato il loro amore e il successivo matrimonio.
Quella mattina l’attivita’ dell’ambulatorio procedeva tranquilla, quando mi giunge una telefonata di Maria: "Dottore…ieri e’ successa una cosa tremenda…non ha saputo?"
"Perche’ avrei dovuto sapere, stia calma, signora, mi spieghi bene…" Sento una strana pace quando ci sono situazioni gravi, avverto che deve essere accaduta una cosa grave ma reagisco con apparente indifferenza, sperando forse che in fondo non sono mai cosi' gravi.
"Ieri sono venuti quelli della Polizia…Luigi mi aveva picchiato, mi aveva sculacciato…come una bambina…che vergogna…mi rifugiai sul balcone, mentre lui mi menava ho chiesto aiuto…dalla strada qualcuno ha visto…hanno chiamato la Polizia…che confusione…"
"Ma che sta dicendo? Ma che e’ successo, perche’ Luigi…" e in silenzio sorrido sorpreso di questa cosa buffa e tragica insieme.
"Nella notte mi aveva chiamato Satana, diceva che io ero la rovina della sua vita…ma non avrei mai pensato che…"
"Pensato che… cosa e’ accaduto, dopo che sono intervenuti i poliziotti? Ha fatto la denuncia?"
"No, non l’ho fatta…non me la sono sentita…ho figli piccoli…lui rischia di perdere il lavoro…non me la sono sentita, dottore, come potevo?"
"Bisognerebbe chiamare quelli del SIM…"
"L’ho gia’ fatto stamattina, perche’ Luigi ha ripreso ad insultarmi e ha minacciato di fare del male ai bambini…il piu’ grande gia’ mi ha detto che sa che il suo papa’ e’ pazzo…ho paura, dottore, ne ho parlato col psichiatra che gia’ lo conosce…mi ha detto di chiamare lei per un ricovero obbligatorio…"
"Senta, signora, facciamo cosi’…io chiamo lo psichiatra e ci sentiamo piu’ tardi, anzi e’ meglio che viene in ambulatorio, in questo momento non c’e’ nessuno…"
La signora Maria abita a due passi dallo studio e gia’ e’ da me quando ho finito di concordare con il collega le modalita’ dell’intervento. Lo psichiatra mi conferma di aver gia’ proceduto in precedenza ad un TSO per Luigi, che sapeva anche dell’episodio del giorno precedente e che era d’accordo per un nuovo ricovero obbligatorio.
Tutto cio’ mi sembra assurdo. Non posso crederci.
Io conosco un altro Luigi, quello simpatico e informatissimo, che non ha dato mai segni di scompenso, come faccio a credere a quanto mi viene riferito. Devo far mettere in un reparto psichiatrico un mio quasi coetaneo, perche’ mai? E se invece fosse la moglie a tormentarlo ed ora se ne vuole liberare, come faccio a rovinare la vita a quest'uomo, e se in ospedale lo imbottiscono di farmaci e li’ davvero diventa folle ?? No, non posso assumermi questa responsabilita'.
"Mi creda, dottore, mio marito e’ fuori di se’, non ragiona piu’ ! La prego, ci aiuti, a me e ai bambini…se dovesse accadere qualcosa…pensi ai miei figli…come posso difendermi??"
La osservo attentamente, cercando di cogliere qualche segno di finzione o di cattiveria. Niente, non colgo nulla di sospetto. Guardo la foto delle mie bambine sulla scrivania e il sorriso, il loro sorriso mi ipnotizza. Cosa faccio? L'atteggiamento implorante della signora mi ha convinto.
Mi prega di andare a scuola e farlo uscire fuori dall’edificio, per evitare scandalo tra i suoi colleghi di lavoro e gli alunni, il marito rischierebbe perfino il posto di lavoro.
La scuola e’ vicina. Finisco le visite ambulatoriali e la raggiungo a piedi.
Trovo l'uomo intento a sistemare alcuni attrezzi nel Laboratorio di Elettronica.
"Ciao, Luigi, come va?" lo affronto con imbarazzata cordialita'
"Buon giorno, dottore, come mai qui? E’ successo qualcosa?" mi sorride stupito.
"No, no, ho bisogno solo di parlare un po’ con te. Ti va se usciamo a farci due passi?"
Mi sento un verme ma la recita sta riuscendo.
Fuori dall’Istituto c’e’ un viale alberato e in fondo una piazza con una chiesa parrocchiale. Percorriamo quel tratto di strada piu’ volte, andando su e giu’, lui parla parla, come al solito, e' lieto di poter chiacchierare, mentre io mi guardo intorno preoccupato. Spero che arrivino con le sirene dell’autoambulanza spente, non vorrei che Luigi si metta a correre. Ma che cavolo sto facendo qui? E se fosse tutto sbagliato? Sto ingannando quest’uomo, perche’? Servira’ tutto questo? Come reagira’ ora che verranno a prenderlo?
Ora cammino con gli occhi bassi e lanciando di tanto in tanto uno sguardo di finto interesse a Luigi, che e’ un fiume in piena, dice dice, come sempre.
Un mio pezzo di carta potrebbe rovinargli la vita.
Ad un certo punto lui si blocca, mi fissa:
"Dottore, ma perche’ e’ venuto perfino a scuola? Ma e’ stata mia moglie a farla venire, per caso?" l’ increspare delle sopracciglia di sospettosa attenzione mi fa temere di essere stato scoperto, "…mmmhmm, mi raccomando dottore mi fido di lei, di mia moglie no, ultimamente e’ un po’ stressata, ma di lei sicuramente…ma perche’ si guarda sempre indietro? Aspetta qualcuno? AAAAAhhhhh......ECCOLI che arrivano….lo sapevo… dovevo aspettarmelo… anche lei dottore…ne parleremo…dottore…"
"Ma che…Luigi, fermati, Luigiiiiiiiii….fermatiiii…."
E’ scappato verso la piazza, mi giro e vedo l’autoambulanza arrivare dall’altra parte della strada, mi era sfuggita, non so cosa fare. Luigi e’ veloce, provo a rincorrerlo, si rifugia in chiesa.
Dalle auto in sosta, una di lusso con un fiocco e un lungo nastro bianco, capisco che c’e’ una celebrazione di matrimonio in corso.
Faccio appena in tempo a dire all’infermiere sceso dall'autoambulanza che si inchioda vicino al marciapiedi e alle guardie municipali spuntate all’improvviso, anche loro giunte con stridore di freni, di aspettare fuori dalla chiesa, di non disturbare la cerimonia, perche’ avrei tentato di stanarlo.
Stanarlo, quasi fosse una caccia ad un animale pericoloso. Ma Luigi ora e’ solo spaventato. Ma che cazzo ho combinato? Ho avviato un meccanismo infernale!
Entro in chiesa e lo vedo li'...
 E' attaccato alla parete come fosse una lucertola in agguato, immobile e con gli occhi che guizzano pronti a trovare una via di fuga in caso di necessita'.
Il sacerdote sta sacrificando il nostro Dio : "...questo e' il mio corpo offerto per voi...".
Il silenzio di quel momento cruciale della celebrazione rende il brusio al fondo della chiesa ancora piu' fastidioso, tanto che qualcuno delle file piu' dietro si gira ad osservare la scena.
All'ingresso due vigili urbani, una signora con borsetta professionale, un tizio che si agita con qualcosa che stringe tra le mani , di lato io che mi avvicino cauto ad un uomo, come si fa per catturare un animale che e' fermo ma tutt'altro che fermo e lui che striscia sul muro avvinandosi pian piano all'altare.
Guardo il sacerdote che alzando Cristo in ostia si concentra e poi si inginocchia con solenne riverenza.
"Luigiii...fermati, ti prego...aspetta un attimo...vogliamo parlartiiii..." sussurro a media voce verso il mio paziente.
"Mi sono fidato di lei, dottore, dovevo sospettarlo...quelli adesso mi faranno la festa...ed e' tutta colpa di mia moglie e SUA...ma ora devo andare a fare la comunione..."
Si e' fermato all'altezza della prima fila, mi avvicino al suo orecchio, sorridendo alla sposa, che in quel momento si aggiustava il velo e aveva lo sguardo verso di noi, sussurro ancora:
"Non devi prenderla cosi, tu sai bene che hai bisogno di una cura. Tua moglie ti vuole bene, come te ne voglio io, noi vogliamo solo che tu stia meglio. Se vieni con noi, tranquillamente, vedrai che parlo io con la dottoressa e aggiustiamo tutto...dai, Luigi, usciamo, dai, non disturbiamo questo matrimonio..."
E lui alzando un dito di rimprovero, rosso in volto e scandendo bene le parole:
"Si ricordi, caro dottore...anche a San Giovanni Bosco mandarono un'autoambulanza a portarselo in manicomio...ma LEI sa bene che quell'uomo era un santo...ora voi state facendo lo stesso con me...mi scusi, vado a fare la comunione..."
E va.
Lo seguo con il mio pensiero. Nel cervello le reminiscenze della storia dei salesiani, le parole della moglie, le raccomandazioni dello psichiatra, le mie responsabilita' di medico curante s'intrecciano e s'inseguono vorticosamente. Voci, voci nella mia mente: che faccio, questo non e' matto, porcogiuda, e se facesse male a qualcuno, ma se e' innocuo, non lo vedi, ma in psichiatria esistono le paranoie, la follia lucida, ricordi hai preso trenta e lodi del cazzo, non pensare ste cose in chiesa, hai ragione scusa...
I miei occhi seguono Luigi che va sereno, si mette in coda per prendere il Signore dentro di se, il sacerdote gli sorride e fa una pausa piu' lunga, prima di dargli l'ostia consacrata, come se ci fosse un intesa, come se lo conoscesse, come se si raccomandasse.
Poi va verso la sacrestia, gli vado dietro con passo veloce, accorrono i vigili e il gruppo di fuoco sanitario.
"Fermi, fermi...state lontano" urlo a quelli e rivolgendomi al mio uomo "Luigi, per favore, fatti fare una puntura, dobbiamo accompagnarti in ospedale. Sta calmo..."
"Ve lo avevo detto che c'erano le SPIE  AMERICANE e lei lo sapeva DOTTORE lei che se la fa con quelli del KGB...hanno mandato un medico femmina perche' mi umiliassero...volete vedere il mio popo' con la scusa della siringa...venga dottoressa, MA POI SI REDIMA...state alla larga...non mi mettete un dito addosso...faccio da SOLO..." e si strappa la camicia, si sbottona la cintura mettendosi di fianco a scoprire il gluteo e si da schiaffi a quello. Ha gli occhi lucidi e rossi e guarda un punto indefinito verso di noi, non guarda noi.  Lo circondano e bloccano e pungono e trascinano e ...
Io rimango impietrito da quando ha interrotto il contatto visivo con me, quel turbinio di voci nella testa si placa facendo spazio ad un "veramente questo e' pazzo...o Signore abbi pieta' di Lui e di me...".
Uscendo dalla sacrestia una folla di curiosi si era accalcata, mi faccio di lato, ho ancora i brividi addosso e sento tutta l'angoscia della situazione. Mi viene incontro il parroco:
"Dottore , ma lei e' pallido. Ha forse bisogno di un medico ?"
"Eh...??"