L'auto davanti alla stazione

Giovanni Volpon


In una mattinata di metà febbraio, bagnata da una pioggerella fine e fastidiosa, Ludovico passò di fronte alla stazione di Montello- Gorlago per dirigersi al lavoro presso presso la filiale locale della Banca Intesa San Paolo.
Il tempo atmosferico ed il tragitto che percorreva a piedi da oltre dieci anni non erano tali da indurre a divagazioni o fantasie di sorta. Ludovico, da buon ragioniere ligio al dovere, uomo d’ordine e di metodo nella vita e nel lavoro, stava mentalmente compilando il suo job planing. Non vi era niente di inconsueto nella via chiamata “della Stazione” . C’era il solito via vai e vai via delle sette e trenta e nulla di più o di meno. Ludovico notò che davanti alla stazione era parcheggiata una Fiat Panda bianca, ma non vi fece caso più di tanto. Percorse la via della stazione, attraversò il passaggio a livello dirigendosi verso via dell’Assunzione dove si trovava la filiale della banca presso la quale lavorava ,entrò e si immerse nel solito lavoro di bonifici, tratte, trattini di penna, incasso di assegni e reversali di cassa.
Al termine della giornata di lavoro, Ludovico rifece il percorso inverso per recarsi a casa dalla sua famiglia e passando di fronte alla stazione vide ancora la Panda Bianca. Tornò a casa, discusse un po’ con la moglie e coi figli, ceno’, si fece la solita overdose serale di reti Mediaset, si corico per il pronti e via del giorno successivo.
La mattina dopo stessa ora ,stesso percorso (Ludovico era di una metodicità kantiana se vogliamo usare riferimenti culturali , quasi paranoica se vogliamo essere più espliciti) stessa Panda . Ando’ in banca come al solito e fece le solite cose al pomeriggio,la sera e la notte (niente sesso con la moglie, non era ancora venerdì, era abitudinario e metodico anche in questo ).La mattina successiva (era giovedì ) il cielo era terso, color azzurro del bel ciel di Lombardia e la Panda era ancora lì….
Stavolta Ludovico si fermo’ due attimi perplesso a guardarla e scrisse su un post-it il numero di targa,non si sa mai .Una Panda per tre giorni di fronte alla stazione di Montello ….chissà, anche con tutti quegli estracomunitari, forse sarebbe stato meglio riferire ai Carabinieri.
Andò al lavoro, ma era in parte distratto al pensiero della Panda e per poco non commise un grave errore cambiando ad un ragazzo indiano un assegno di cinquecento euro dandogli dieci pezzi da cento. Il ragazzo indiano se ne accorse e glielo fece notare (Un extracomunitario onesto, ‘arda te) .Ludovico lo ringraziò, ma evidentemente la Panda gli stava occupando la mente. Alle cinque del pomeriggio terminò la sua giornata lavorativa ,rifece lo stesso percorso lavoro-casa e ,nel passare di fronte alla stazione vide l’auto bianca ancora parcheggiata. Gli frullarono strani pensieri nella testa. Lui era un uomo d’ordine e la presenza di quell’auto parcheggiata di fronte alla stazione lo turbava poiché non rientrava nei suoi schematici schemi mentali il fatto che un’auto potesse essere lasciata incustodita per così (tanto?) tempo senza che nessuno venisse a recuperarla. Se Ludovico fosse vissuto nella periferia di un’area metropolitana, ciò probabilmente lo avrebbe fatto uscire di senno, poiché eventi di tale genere erano piuttosto frequenti,ma la Panda sembrava essere il granello di sabbia che poteva far saltare i suoi ingranaggi mentali.
Che fare? 
Con molta circospezione fece più volte il giro intorno alla Panda (auto-tour in otto tappe) per vedere se vi fossero segni di scasso sulle portiere , strane manomissioni sul cruscotto, oggetti insoliti appoggiati sui sedili. Non notò alcunché. Gli interni dell’auto erano puliti, le serrature delle portiere e del bagagliaio erano a posto, il cruscotto grigio scuro in perfetto ordine. Nel compiere questa operazione aveva impiegato circa un’ora ed il sole era già tramontato.

Il veicolo bianco era stato ispezionato con estremo scrupolo , ma apparentemente nulla faceva pensare a qualcosa di strano. Ludovico si appoggiò sul portellone posteriore e si mise a formulare diverse ipotesi ,sia logiche sia strampalate .Quell’utilitaria bianca stava diventando per lui una vera ossessione. Era stata rubata e portata lì da un ladro tanto abile da non provocare alcun segno di scasso? Il proprietario l’aveva lasciata lì per disfarsene? Qualcuno l’aveva parcheggiata lì e se ne era andato per i fatti suoi? Era stata lasciata in sosta senza carburante perché il guidatore non aveva soldi per il pieno?
Si immerse talmente in questi pensieri senza passare all’atto (sarebbe stato così facile telefonare ai Carabinieri di Calcinate o avvisare la Polizia Locale) che si dimenticò di andare a cena a casa. La moglie, comprensibilmente preoccupata, lo chiamò al cellulare non vedendolo rincasare per l’ora di cena. Non l’aveva mai fatto senza avvisare da quando erano sposati.. Ludovico era ritenuto dalla sua Elisabetta un compagno affidabile,anche se un po’ noiosetto e prevedibile. .Ludovico rispose al telefono dicendo -“Scusami ,ma mi è capitata addosso una grana e mi sono talmente immerso nel lavoro che mi sono dimenticato di avvisarti. Appena l’avrò risolta tornerò a casa te lo prometto!
Ludovico aveva mentito alla moglie (non lo faceva mai, anche perché non aveva nulla da nasconderle) ossessionato dal pensiero della Panda. Era incuriosito, non c’e che dire. 
Si mise a fare la posta alla Panda osservandola dal marciapiede di fronte.per cercare di capire che mistero si celava dietro quell’auto parcheggiata di fronte alla stazione.
Un perfetto Maigret di provincia senza pipa dalla testa di piombo e senza calli ai piedi!
Passarono diverse persone davanti a Ludovico, ma nessuno lo degnava di uno sguardo mentre lui osservava con paranoica attenzione chiunque attraversava il marciapiede e si avvicinava alla stazione di fronte a cui era parcheggiata l’auto..
Alle ventidue circa , dopo sette ora di posta alla Panda finalmente si avvicinarono all’auto
due signore un po’ in la negli anni, una biondastra, pallida e dal volto slavato e l’altra coi capelli grigi,il volto olivastro e gli occhiali spessi. La bionda apostrofo’ Ludovico in malo modo dicendogli”Sollevi il suo didietro dalla macchina che dobbiamo andar via , si muova, abbiamo fretta. “ La signora coi capelli grigi rincarò la dose dicendo “Io e mia sorella non abbiamo tempo da perdere , si muova!!. “ Ludovico chiese alle due donne come mai avessero lasciato l’auto parcheggiata per due giorni . La bionda rispose: -“Non sono fatti suoi, si tolga dai piedi“-. L’altra signora con maggior garbo ,avendo notato l’espressione di Ludovico disse “Ci scusi se le abbiamo risposto in malo modo, ma in questi due giorni abbiamo vegliato nostra mamma giorno e notte perché non stava bene. Respirava male e delirava Stasera la mamma sta meglio e adesso ritorniamo a casa. Sa pensavamo la mamma morisse e siamo molto stanche perchè non abbiamo né mangiato né dormito.. Mia sorella poi in queste circostanze diventa più scorbutica del solito .Ludovico salutò le due sorelle con grande sollievo (il mistero era risolto) dicendo “Buonasera, buonanotte” mentre si allontanavano a bordo della Panda in direzione della Statale per Sarnico.
Tornò a casa, entro’. Sulla porta c’era Elisabetta che lo aspettava preoccupata
Ludovico –disse-come hai fatto tardi! Come mai ? 
Per tutta risposta Ludovico abbraccio’ la moglie ,la baciò sul collo e le disse: “- Te lo spiegherò più tardi. Andiamo in camera nostra a fare l’amore.”-: Era giovedì sera ,strano, ma Elisabetta fu piacevolmente sorpresa da questo colpo d’ala del marito.
Avrebbe saputo che era colpa (o merito ) di una Fiat Panda Bianca.!