L'AMENO GIORNO

Francesco Gugliotta


Nel corso di una delle tante inutili e dannose giornate ,di grigie esistenze consentite da chi, probabilmente, se ne sta in panciolla a dirigere i fili del mondo, mi ricordavo, come peraltro mi succedeva da tempo e con una certa ritmicità, che avevo un amico, speculare a me in tanti suoi aspetti della vita, specie quelli tragicomici. Si chiamava Tommaso e , supponendo che a tale nome si attagliasse anche una certa necessità di conoscenza profonda, precisa e inequivocabile della realtà di cui era costretto a cingersi, supponevo , prima di poter essere onorato della sua amicizia, che mi trovassi di fronte ad un individuo dal carattere forte , meticoloso nell'agire, implacabile nel giudizio, e perché no, che ricalcasse in qualche modo quei modelli cinematografici americani, goduria e passione sfrenata delle nostre donne europee, alla Richard Geere per intenderci.
Nulla di tutto questo, un disastro, un solo inequivocabile tragicomico fantozziano disastro!
Dovendomi comunque occupare dell'ultima esperienza di un certo spessore da lui vissuta e dei rischi concreti che la sua vita ha superato in quel frangente, mi esprimerò successivamente su quegli aspetti esteriori, interiori, viscerali ,intestinali, ecc. ecc. che lo contraddistinguono.
Per l'appunto, in una di quelle sere invernali, ma non troppo, in cui il diametro dei ..cosi assume proporzioni di un certo tono, ma, per contingenze sfortunate della vita solo quelle, ricevetti una sua telefonata e dai suoi convenevoli ebbi chiara la sensazione che per qualche accadimento l'avesse veramente scampata bella. Non che il suo tono abituale fosse espressione della gioia del cuore per il piacere di vivere la vita, non perché esistesse invero una soddisfazione spirituale a latere di quella soddisfazione corporale che lui acquisiva dopo sonore abbuffate, ma... comunque mi aspettavo un tono diverso di voce. Questo non avvenne e mi convinsi delle sciagura che aveva sfiorato e che di li a poco mi riferì.
Seppi cosi' che nel palazzo ove abitava v'era un appartamento ampio, di non so quante stanze adibito a uffici: qui lui nel raccontarmelo emise un profondo respiro che io sulle prime non sapevo come collocare nel contesto emozionale del discorso e che conoscendo la sua libidine repressa , intuii, con una sagacia da strapazzo, che fosse la naturale conseguenza di quel bisogno genuino ,fisiologico quasi da madonna col bambino del Caravaggio e che commiserai all'istante, non conoscendo peraltro a quali digiuni, io con tanta superiorità, mi stavo avviando. 
L'emozione e soprattutto la paura invece gli avevano reso tremula la voce, poi pian piano però riuscì a raccontarmi con particolari decenti o forse indecenti tutto il fatto. E .. si... perché in effetti la notifica che esistesse quell'appartamento adibito a uffici e di imprecisabile attività si coniugò egregiamente con la sua successiva descrizione dell'incontro avvenuto in ascensore con una procace e diciamo in una sola parola bona donna . Successe, per l'appunto che si trovò a dover prendere l'ascensore, per salire a casa sua e a dover dare ospitalità alla bonazza di cui sopra. Mi pare che l'accanimento, stavolta, della sua dialettica facesse molto riferimento allo sviluppo rigoglioso di quelle che in gergo siciliano vengono definite 'Minne' e alle curve sinuose ben rappresentate , anzi troppo rappresentate di quello che in gergo internazionale viene definito 'Culo'. Tralascio per pudore le osservazioni veramente pesanti e sfrontate per un mezzo sangue blu come lui su quello che grandi pittori definiscono l'Origine della vita' e di cui, sono convinto, nasconda dagli sguardi indiscreti a casa sua, nella bolgia del suo disordine svariate copie fotografiche, per valutazioni appartate e dense di contenuto.
Terminato il cerimoniale della descrizione dettagliata oltre che in alcuni tratti passionale ,quasi una logorrea erotica, mi confessava che giunti al piano la ragazza lo salutò educatamente e si avviò in ufficio.Lui sali al piano di sopra ma dall'impressione che questo incontro gli aveva suscitato dedussi che non si mosse da casa per tutto il giorno, che si sarà affacciato decine di volte nella speranza di rivedere quella sagoma corporale sanguigna come una bistecca alla fiorentina, mucca pazza compresa. E si.. con quel ben di Dio proprio di una muccarella, diciamo così, pazzerella diciamo così... doveva trattarsi e chi sa.... da cosa ...nasce cosa.
Mi riferì, allora, che in uno di quei rarissimi momenti nei quali i suoi neuroni emettono stimoli elettrici con scambio di ioni sodio, magnesio, ecc. ecc., - per inciso lasciamo stare quello che gli succede quando lo scambio avviene tra lui e un altro ...ione-, mi riferì, dicevo, che gli venne la illuminata idea- per il mio cane Jo è una ovvia idea - di chiedere al portiere chi fosse quella donna. Dimenticando, causa lo spasmo erotico-spirituale che ne era conseguito, di inforcare gli occhiali, ebbe l'opportunità mai avuta in precedenza di arrivare subito a piano terra, giacchè fece gli scalini da perfetto slalomista della nazionale azzurra di sci in quanto la zavorra di lardume addominale lo attirava vorticosamente verso il basso , simile a ciò che riferiscono i soggetti che tornano dal coma quando parlano del tunnel verso il quale sono inesorabilmente attratti. Ma si sa, per un amore mille pene e perciò giunse in guardiola con un volto rubicondo di ecchimosi, con un sorriso ...un po' suo sul volto.....ma con un labbro sensuale e tumefatto da edema di Quincke. Immediatamente il portiere lo soccorse e tentò di fargli una respirazione bocca a bocca che servi a rianimarlo troppo perché la libidine a lungo repressa gli esplose all'improvviso e qui... il suo racconto.., per pudore si ferma un attimo, non volendo né turbarbi né riferirmi tutti gli aspetti psicopatologici del suo erotismo. Mi disse poi che, chiedendo al portiere, ebbe la conferma che quella immagine corporale che lo stava distruggendo sul fronte psicopatologico tale da fargli ritenere di essere diventato erotomane, lavorava in quell' ufficio dove ci stavano tanti computer ma poi non si sapeva altro.
Aveva a questo punto orchestrato una manovra di accerchiamento a largo raggio. Tornò velocemente a casa e rovistando tra le sue cose riuscì a trovare il fonendoscopio gigante , quello per cardiologi; scese immediatamente al piano di sotto e con fare furtivo appose il fonendo al muro la dove immaginava potesse erre quella creatura che lo aveva sconvolto. In questa smania erotica ebbe la sensazione di avvertire un ticchettio , forse, o no, sembrava- diceva- un rumore ritmico, si ritmico alternato- o no-, ma forse era solo ritmico a frequenza alternata!!!
Non capiva più nulla quando improvvisamente, nella scala buia un gatto si mise violentemente a miagolare perché il Tommaso di cui sopra abbracciando molto platonicamente il muro, non si capisce bene per quale motivo, ne aveva calpestato la coda. In un lampo si aprì la porta dell'appartamento attiguo e ne uscì un donnone la cui stazza superava di una buona metà quella dell'infelice Tommaso. Aveva una sorta di pigiama sexy che dava sommariamente l'idea di una palla bitorzoluta e precisamente a livello mammario e gluteale. A parte tali imperfezioni da strapazzo ciò di cui lui si accorse fu l'abbondante peluria sulle braccia nude, le nocche delle mani use probabilmente a sgozzare vitelli, una barba incautamente non curata, un sigaro obbrobrioso sul lato sinistro della bocca, una serie di colpi di tosse da tubercolosi di epoche di altri tempi e una voce un pò rugginosa ma anche molto volgare e che in volgare dialetto siciliano gli chiedeva che stava a fare li, al buio col gatto. Dopo un primo momento di smarrimento,con relativo rapidissimo ammosciamento, delle voglie a tutti i livelli, ebbe quel lampo di idea che a lui sarà sopraggiunto due tre volte in tutta la sua vita.
Dandosi un contegno da grande scienziato, con la residua bava erotica che ancora gli scendeva dalla bocca, ebbe la sfrontatezza di riferire che essendo un medico, e per di più un pneumologo, stava facendo uno studio sulla incidenza dell'enfisema felino su gatti di appartamento.; il donnone abboccò e dopo aver propinato una serie interminabile di vaff.. ulo si afferrò il gatto e richiuse violentemente la porta proprio mentre lui si avvicinava con la cordialità che lo contraddistingue, per salutarla e porgerle la mano. Il botto non fu senza conseguenze perché a parte il lamento, tornando a casa si accorse , guardandosi allo specchio che il naso adunco, quel naso da sparviero che aveva sempre folleggiato e in un al suo sorriso accattivante aveva mietuto solo vittime al suo piacere sensuale, stavolta virava a sinistra. Capi solo in quel momento che non avrebbe dovuto votare per il polo delle libertà.
Il resto della giornata trascorse in evidente angoscia, in desiderio impellente di correre e suonare il campanello di quell'appartamento per rivedere quella donna che lo aveva veramente sconvolto, E poi? E poi, chi sa.. ma cosa ,cosa faceva ... ma forse non erasola, forse con lei vi era qualche altro. Si forse vie era qualcuno, ma chi... chi.. chi poteva sfiorare mai quel volto profumato di un colorito così naturale, con i suoi feromoni traboccanti da tutti i pori,con il suo vestito aderente, foriero di immagini lascive, lui ,lui che era anni che non gustava momenti d'intenso sapore sensuale, sessuale, materiale ,spirituale,corporale , esistenziale, be adesso non ricordava proprio più alcun aggettivo.
E il lui, il lui chi poteva essere? Questo fetentone che si permetteva di starle vicino. Si ,si... quel ticchettio cos'era... un ticchettio ritmico che poi aumentava di frequenza e poi imporvvisamente diminuiva e.. poi... ricominciava... ma era a frequenza alternata? Ma ..allora.. che succedeva li dentro... e lui ... come poteva... così tante volte... ma che facevano?
Gelosia, rabbia, incazzatura pura 24 carati, tutta la notte rimase sconvolto con gli occhi fissi sul soffitto.Nei rari momenti di stanchezza prendeva il sopravvento la sua fervida erotica erotomane ,erotizzante immaginazione E si rivedeva con quella donna, accanto a,lui, che giaceva libera da veli, la luce soffusa.la musica dolce, melliflua rilassante, poi improvviso lo sguardo bieco negli occhi,lo sdegno nelle labbra per colui che ormai era il suo rivale, si proprio cosi, doveva essere il capofficio, quella merda arrivata, che adesso si dava da fare con quella donna eccezionalmente bella con quella sua apparizione da vangelo apocrifo. Lui era il nemico, il capoufficio, lui ,lui che avrà abbondantemente approfittato di quella donnina indifesa, si... quel bruto, quello era il suo nemico, E però inesorabilmente ne provava invidia, tanta ,tanta invidia e si si sentiva meno che un verme e si sarebbe sbattuto la testa ma si... il volto al muro solo che all'ultimo istante riuscì a frenare tale veemenza idiota ricordandosi della deviazione del naso di cui sopra. 
Invidia, ....invidia...invidia...si è vero ...tanta invidia
Nel corso della notte ebbe dei sussulti come se dei rumori o delle voci squarciassero il silenzio delle sue pene.
Al mattino, si alzò, si preparò, scese le scale. A piano terra nella penombra vide un tavolino coperto da un drappo, uno di quei drappi che intristiscono al solo vederli. Si affannò a cercare il portiere per chiedere chi avesse lasciato questa per un'altra mioglior vita. Il portiere lo guardò ,lo squadrò ed emise la sentenza. Il capoufficio stanotte era improvvisamente deceduto, per infarto forse, per il troppo lavoro che la sua segretaria gli aveva imposto di ultimare.
Lui rimase di ghiaccio talche', solo con un po di fortuna meteorologia riusci a sciogliersi, difatti un vento di scirocco avanzava implacabile.
Quando riusci a muoversi si diresse verso il portone di casa per uscire all'aria aperta.
Fu li che i passanti lo videro scorazzare per mezza giornata lungo via Enrico Albanese, come un forsennato, correndo e effettuando enormi balzi e chi lo vide asseriva che gridava dittonghi di provenienza comanci e sioux mentre ,si diceva che le sue mani stringessero il suo pur piccolo scroto.