La voce di un albero
G.R.U.
C'eravamo amati, poi qualcuno o qualcosa ci spinse ad uscire fuori.
Scendemmo, senza dirci una parola.
La notte era calma e tiepida. Non passavano auto sulla strada, né altri rumori
disturbavano la pace della natura. Il cielo era completamente sgombro sia dalle nuvole che
da quel velo sottile di umidità che talvolta ricopre le nostre notti e la luna era nel
suo primo quarto, perciò si potevano vedere chiaramente le stelle. Qualche grillo
cantava. Il vento taceva.
Una splendida notte d'estate.
Si sentiva un leggero fruscio come di acqua fitta e sottile ma non stava piovendo.
Ondeggiava, taceva, poi riprendeva con più forza, come un canto armonioso. Sì, un canto,
perchè non era un unico suono, ma una miriade di suoni che si fondevano perfettamente pur
conservando la loro singolarità.
Ci guardavamo intorno incuriositi, affascinati, tenendoci per mano. Camminavamo
lentamente, con passi leggeri, quasi per la paura di rompere quell'equilibrio perfetto di
suoni e silenzi. Poi ci abbracciammo sotto il grande albero, alzammo gli occhi verso
l'alto e capimmo tutto.
Era la voce dell'albero.
Erano le infinite foglie di quel grande albero a cantare, mosse da un vento che i nostri
sensi umani non potevano percepire. Ma quella musica leggera aveva oltrepassato le pareti
e penetrato le nostre anime. Ci aveva chiamati per fermare quel momento, per imprimere
nelle nostre memorie qualcosa che il tempo e le nostre vite umane avrebbero tentato di
offuscare, per non permettere a niente e a nessuno e neanche a noi stessi di cancellare un
ricordo di felicità, per non dimenticare un momento d'amore.