29 settembre e dintorni

 

 (Giovanni Volpon)

 

 

 

 

In un inizio pomeriggio di fine aprile Mario, un funzionario di banca di circa quarantacinque anni ,stava seduto al tavolino di un bar prospiciente la stazione di  Lambrate sorseggiandosi in santa pace un caffe’..Era uno di quei rari pomeriggi soleggiati con il cielo reso terso dalle folate del Phoen che aveva fatto scrivere a Manzoni  mirabili frasi, croce e delizia di tanti studenti (più croce per la verità), sul’azzurritudine del bel ciel di Lombardia.

Ogni riferimento ad “Addio monti sorgenti dall’acque etc è volutamente non casuale.

Essere seduto al tavolino del bar all’angolo con via Salieri. pur nel consueto movimento pomeridiano di persone che entravano e uscivano dalla fermata della metropolitana e dalla vicina stazione Trenitalia , in quasi sbrago era un modo come un altro per rilassarsi .Non mancava il pezzetto di verde (era il verde-spelacchiato tendente a sabbia di molti “spazi verdi” della Milano del 21°secolo) dove nasce una primula in mezzo al traffico, ma in quel momento stava scaricandosi dalla tensione fumando dopo il caffè una sigaretta con voluttuosa lentezza e lenta voluttà. Aveva deciso di utilizzare la pausa pranzo fino all’ultimo minuto ,vale a dire fino alle 14.29. prima di entrare di nuovo in banca .Tale decisione, per la cronaca, era stata presa alle 13.21, minuto più, minuto meno.

Era stata ,almeno per lui una mattinata lavorativa moolto pesante nel corso della quale non era mancato nessun elemento negativo tipico di qualsiasi ambiente di lavoro a contatto con il   pubblico (clienti pedanti, pretenziosi ,maleducati e litigiosi,lavoro arretrato da consegnare per ieri, diverbio fra tre sue collaboratrice e successive (e legittime)lamentele  di due di loro esternate al Mario di turno, animata discussione con un suo collega circa presunti torti subiti e, ciliegina finale sulla torta, sfiancante discussione col direttore della filiale che ascoltava tutti, diceva sempre sì, guardandosi bene però dal prendere decisioni.)

Insomma una di quelle mattinate da “Fermate il mondo, voglio scendere!

Mario avrebbe potuto ,facendo poca strada in più , arrivare tranquillamente a casa sua (abitava  in via Clericetti, una traversa di via Bassini) , ma pensò tra sé che non era il caso , almeno in questi giorni. Non aveva alcuna intenzione di discutere col suo figlio adolescente Lucio  di quindici anni sull’acquisto dell’ultimo capo di abbigliamento firmato che avevano tutti i suoi compagni di classe né di litigare con la moglie Silvia che gli rimproverava continuamente di essere un padre poco propenso ad accontentare il figlio (Mario detestava profondamente la corsa al consumismo becero  e massificante  soprattutto da parte dei ragazzi ) e che era caduta in un accesso/eccesso di gelosia perche aveva osato!? salutare con due bacetti sulla guancia una sua ex compagna di classe incontrata mentre stava accompagnando la moglie a fare la spesa. Mario era un tipo espansivo, non lesinava complimenti , apprezzamenti e baci alle  signore di ogni età ma non in presenza della moglie e senza andare né sopra né sotto né in mezzo alle righe. Stavolta era andato leggermente oltre e la stava pagando cara oltre il dovuto. Era stato sincero con Silvia spiegandole che Barbara (la signora bacettata che, per sua sfortuna, –di Mario ,non della signora,ovviamente-era ancora graziosa e piacente) era stato un amore di gioventù ,un tuffo dove l’acqua è più blu. niente di più. Per sua sfortuna Mario aveva replicato citando una frase di una canzone degli anni settanta,gli anni in cui, prima di laurearsi in scienze politiche ad indirizzo economico e  diventare un funzionario di banca stimato ed apprezzato, era militante in una formazione extraparlamentare, studente non proprio brillante ,capitano della squadra di condominio “Le furie rosse “ ” ed  aspirante corteggiatore di compagne di classe, sorelle e cugine dei compagni di classe,vicine del primo secondo e quinto piano. Non era un tombeur de femme

( percentuale una su dieci per intenderci) ma era chiaro che politica,calcio e ragazze gli interessavano più degli studi di ragioneria 

Le sue spiegazioni non avevano convinto Silvia che da tre giorni gli stava rendendo  pesante la convivenza tra le pareti domestiche.

Meglio il purgatorio del tavolino del bar! Il gironcino dell’inferno domestico lo avrebbe affrontato nel tardo pomeriggio dopo le diciotto!

Mentre si stava gustando in placida solitudine quei momenti di relax, dall’interno del bar partirono le note della canzone dell’Equipe 84 “29 settembre”. che inizia, guarda caso con la voce fuori campo di un giornale radio e con le parole :-“Seduto in quel caffè,io non pensavo a te/guardavo il mondo che girava (o correva?) intorno a me.”Eccezionale coincidenza tra canzone ,momento e stato d’animo!

Mentre era in quello stato d’animo che si potrebbe definire come piacevole sensazione di non essere del tutto connesso con il mondo esterno, ma non del tutto assente, passò davanti al tavolino dove si stava gustando con lente boccate la sigaretta del dopo caffè, la segretaria del collega con cui aveva litigato durante la mattinata. Mario la salutò cordialmente dicendo “-Ciao Daniela, ti posso offrire un caffè prima di riprendere il lavoro? Daniela era una  signora sui quaranta di bella presenza quanto basta (e avanza),non molto appariscente di aspetto gradevole grazie  ai suoi capelli castani ,alle sopraciglia folte, agli occhi castani con qualche riflesso verde ,al sorriso che spandeva con profusione ed alle forme di magra non anoressica. Non era una donna che colpiva al primo impatto, ma al secondo o terzo o quarto per i distratti , ma ciò non vuol dire…….. .

 Era gentile e cordiale sia coi clienti sia coi colleghi d’ufficio. Era arrivata alla banca da poco tempo (sei mesi) trasferita dall’hinterland e si era fatta benvolere da tutti i suoi colleghi e da tutte (o quasi) le sue colleghe. Non era una pettegola,era abbastanza discreta e non tediava colleghe e colleghi con le narrazioni di disavventure matrimoniali anche perché con suo marito andava d’accordo (quando lo chiamava od era chiamata al cellulare rispondeva rivolgendogli sempre epiteti graziosi (il suo preferito era cucciolone, in seconda posizione cioccolatino, in terza il più banale tesoro). Anche a Mario risultava gradevole e simpatica,ovviamente.

Daniela accettò di buon grado l’invito di Mario e si sedette allo stesso tavolino di fronte a Mario .ed iniziò a sorseggiare il caffè lentamente. Guarda caso,  Daniela era arrivata dopo i versi  “-Poi d’improvviso lei sorrise/e ancora prima di capire mi trovai sottobraccio a lei /stretto verso casa abbracciato a lei/quasi come se non ci fosse che lei…. (segue uo,uo uo in falsetto dalla voce di Maurizio Vandelli)

Per strana, imprevista ed imprevedibile coincidenza,Daniela smise di sorseggiare il caffè e sorrise. Mario doveva aveva assunto un espressione  tra il perso ed il sognante  che indusse Daniela a chiedergli “-Cosa c’è? Cosa ti sta succedendo? Mario le rispose dicendo che la canzone 29 settembre gli piaceva molto perché legata ad momenti passati per lui importanti (alla sig.ra Barbara fonte dell’accesso di gelosia della moglie,particolare che omise di raccontare) e che lo aveva piacevolmente colpito l’associazione spazio-tempo- azione (il sorriso di Daniela appunto). Daniela rimase abbastanza sorpresa da quanto gli aveva detto Mario.

Era la prima volta  che Mario faceva alla collega confidenze di carattere così personale. Certo con la collega andava d’accordo, dialogava su questioni inerenti  l’attività lavorativa ,con lei parlava di politica, di sport, di arte ed altro  (condividevano la passione per l’Inter ed avevano anche punti di vista abbastanza vicini per quanto riguarda la politica –entrambi con simpatie per il centro e , piu’o meno ,-sinistra- e la meno o più  velata antipatia per il collega con cui Mario aveva avuto un diverbio in mattinata)  . Mario lasciò il discorso in sospeso, si avvicinò alla cassa offri il caffè alla collega che lo ringraziò sorridente ed insieme si avviarono alla filiale della banca dove entrambi lavoravano.

Il pomeriggio trascorse nelle consuete attività per entrambi. La pausa sembrava aver restituito a Mario la calma e le energie per continuare l’attività lavorativa senza intoppi. Anzi riuscì a sbloccare in mezz’ora una questione legata ad alcuni bonifici estero su Italia che tardavano a palesarsi sul conto corrente di un cliente.

Alla fine del pomeriggio Mario salutò quasi tutte le sue colleghe ed i suoi colleghi (fece eccezione per la racchiosa e pedante sig.na Camilla Sfondrini che, richiedendo un giorno di permesso non previsto aveva lasciato a due sue colleghe il lavoro arretrato senza informarle e per il dr.  Manlio Meliconi con il quale aveva avuto il diverbio in mattinata).

Si avviò a passo lento lungo verso casa accendendosi la sigaretta ,Varcò la porta di casa e manco a dirlo ,fu accolto dalle sarcastiche parole di Silvia che gli disse -“Bentornato al Dongiovanni dell’Ortica (quartiere  dove abitava prima di conoscere e sposare Silvia ). Quante signore sono state oggi vittime dei tuoi baci appassionati ?- Mario in un primo tempo fu tentato di rispondere per le rime , ma la sua esperienza gli suggerì di non offrire spunti per una lite . Rispose “Cucciolona mia, oggi ho avuto troppo da fare in ufficio”- Silvia rimase sorpresa pensando :-“Ma come, due giorni fa litigata pazzesca e oggi e oggi mi da’ della cucciolona”-. , Nell’arrovellarsi per capire come mai Mario, nonostante la litigata a 70 decibel di due giorni prima le si fosse rivolto con un vezzeggiativo insolito (di solito diceva ,nei momenti si , luce dei miei occhi,adorabile creatura e gioia –aveva anche lui la sua terna preferita-) Silvia,almeno quella sera ,non diede la stura al travolgente effluvio verbale di epiteti ed al rinfaccio di episodi passati già collocati nel dimenticatoio (da Mario,ovviamente).

L’aveva spiazzata. Va bene Mario aveva letto il libro sui  36 stratagemmi di un autore cinese e stavolta aveva (forse inconsapevolmente ,ma non troppo ) applicato uno degli stratagemmi diversivi, peraltro i suoi preferiti. Sarebbe stato perfetto se Lucio non fosse tornato alla carica per chiedergli di poter acquistare una polo a maniche lunghe colore rosso e nero (passino i colori del Milan) griffata del costo di 150 euro che molti suoi compagni di classe vestivano. Al diniego di Mario, che cercò di far capire al figlio che la maglia valeva più di  una sua giornata lavoro e che ce n’erano simili, di marca e di buona qualità e di costo più ragionevole , Lucio replicò dandogli del taccagno, del vecchio babbione, dell’uomo non al passo coi tempi e del fascista. Mario incassò i primi tre epiteti con relativa calma. Serrò i denti e le mani a pugno. Alla parola “Fascista” scattò in piedi, prese Lucio per il bavero della camicia e gli replicò gridando “ -Se qualcuno me lo avesse detto alla tua età lo avrei preso a cartoni (era spuntato il suo passato). Io non te li do perché i figli non si educano a botte e perché poi mi vergognerei di una tale azione.(materialmente non colpito,ma forse uno schiaffo avrebbe fatto meno male) Sappi stronzetto che non sei altro, che anche prima di insultare qualcuno bisogna collegare il cervello . Posso capire che i fighettini tuo pari che frequenti tirino secchi i genitori per farsi comprare vestiti od oggetti “di moda”, capisco anche che alla tua età non si consideri l’importanza che il valore in denaro di un oggetto non equivale per tutti allo stesso tempo di lavoro. Perché tu ci pensi 150 euro sono  quasi tre giorni di lavoro di un operaio. Te lo dico anche se non te ne frega un cazzo, ma almeno pensaci se hai ancora neuroni funzionanti. Sarò anche un moralista o un mormone secondo lo slang giovanile dal tuo punto di vista , ma non  intendo cambiare idea. So che andrai a batter cassa da tua madre, ma se mi accorgo che la maglia viene acquistata anche se ho detto no motivandolo, mi incazzo anche con lei. Adesso allontanati da me, credo sia meglio per entrambi ……..   –“Aveva sbarellato nei modi e nei toni l  Non era da lui. Sì gli era capitato altre volte di alzare la voce e di usare anche espressioni non proprio da educando,ma non gli era mai capitato di avere uno scatto di aggressività nei confronti di suo figlio.

Del resto aveva affrontato la questione dimostrando una certa flessibilità ( si,ma…) e forse avrebbe accondisceso all’acquisto ,  se Lucio non lo avesse insultato ed offeso (Mario col tempo scivolava sugli insulti,sulle offese…..).

Evidentemente figlio e padre davano alla parola “fascista” pesi e misure diverse ed è anche normale, vista il gap generazionale ed il modo diverso di vivere la propria adolescenza (normalissimo anche questo, per carità ). Per Mario era una offesa e per Lucio un insulto.

Tutto?! qui.(non è poco e può essere tanto!). In situazioni di particolare stress e tensione Mario cercava  luogo di ritagliarsi uno spazio dove poter trascorrere un certo periodo di tempo (variabile ovviamente in base al tipo di evento ed all’impatto che questo aveva avuto su di lui) di libera fuga  dei pensieri, e di più o meno parziale connessione con il mondo esterno. Altri lo cercavano (e lo cercano) attraverso fumosi, pastigliosi e polverosi paradisi artificiali. Qualche cultore di filosofie orientali direbbe che utilizzava tecniche yoga,tantriche,ayurvediche  o chissà che altro, ma a Mario non aveva, neanche in gioventù , approfondito l’argomento .Lo aveva forse come “dono di natura” e lo utilizzava nei momenti che riteneva opportuno. Ciò lo aveva aiutato non poco a superare i momenti i che avevano attraversato, colpito,trafitto, toccato,sorvolato o sfiorato i ragazzi degli anni cinquanta nel corso della loro gioventù e le inevitabili situazioni conflittuali sentimentali, familiari,scolastiche,lavorative ,sociali e personali che segnano l’esistenza di ognuno di noi. Riuscì a trovare lo spazio di libera fuga e connessione parziale nel secondo  bagno di casa seduto sopra il coperchio del wc. In un momento di parziale connessione gli ritornò in mente  l’immagine del sorriso di Daniela che aveva interrotto di sorseggiare il caffè.  Era stato un  momento di svolta positivo di una giornata che si non si era presentata nei suoi aspetti migliori e forse, per questo motivo acquisiva un significato particolare

Nel rivederlo cogli occhi della memoria ,riandò col pensiero sia all’espressione che doveva avere assunto di fronte a lei mentre sentiva  la musica e le parole di “29 settembre” provenienti dall’interno del bar. Riflettendo bene, considerò il fatto che aveva parlato ad una persona stimata e ben voluta ma con cui non aveva tale confidenza di qualcosa di intimo e personale per la prima volta da quando la conosceva . Perché ? Come mai ?

Altra considerazione: come mai aveva , per così dire, copiato  l’espressione “cucciolone “ con cui si rivolgeva al marito? Nel darsi la risposta , giunse alla conclusione che ,forse ,  quel pomeriggio aveva guardato Daniela con occhi diversi dai giorni precedenti.

Non aveva trovato risposta al perché e al come mai, ma una spiegazione voleva darsela….(col tempo, s’intende).

Andò a dormire senza aver trovato risposta lasciando che scorressero intorno a lui i dialoghi tra Silvia e Lucio che in parte lo riguardavano .Aveva capito che forse era sarebbe stato meglio lasciarsi scorrere le vicende di casa addosso affrontandole nel modo più idoneo in tempi migliori. “Attendi senza combattere e vincerai” era il succo di uno dei 36 stratagemmi. Lui decise ,da quella sera, di metterlo in pratica.!

Al mattino successivo, nonostante avesse trascorso la notte sul divano letto del soggiorno (pena comminatagli da Silvia per bacetto a ex fiammetta di circa trent’anni prima ), si alzò  riposato e rilassato, preparò la colazione ai suoi familiari come se niente fosse accaduto (magister  diversionis ) e dopo averli salutati ,si avvio’ al lavoro,

Silvia e Lucio rimasero sorpresi dal comportamento del rispettivo marito e padre. In primo luogo era da tempo che non preparava la colazione ai suoi familiari. Il fatto poi di dormire lontano dal letto matrimoniale quale “espiazione” senza apparenti segni di sofferenza lasciò Silvia ancora più sorpresa (anche lei si faceva domande e non trovava risposte ,ma ciò le rendeva difficile alzare il livello dello “scontro). Intanto Mario recuperava energie e risorse!

Con sostenibile leggerezza nell’essere, Mario si recò al lavoro , saluto’ con un sorriso a trenta denti (gli mancavano due terzi molari delle arcate inferiori ,i cosiddetti denti del giudizio) quasi tutte le colleghe (escluse la racchiosa e pedante signorina Sfondrini) ed i colleghi (compreso il Dr. Meliconi fornito di occhiali da sole per avere più carisma  e sintomatico mistero).Si guardò intorno perché Daniela, contrariamente al solito , non era ancora arrivata,  Ne chiese notizia alle sue due colleghe Margherita  e Sonia (le vittime del giorno prima del tiro mancino della pallosa signorina Sfondrini) che gli riferirono che Daniela le aveva avvisate che sarebbe arrivata dopo le 9,00 causa incidente sulla linea del filobus 93 dalle parti di viale Argonne ,vicino all’abitazione di Daniela in via Giovanni Da Milano. Non aveva, apparentemente , mostrato alcun segnale esteriore che facesse presagire che qualcosa gli stava cambiando dentro nei confronti di una certa persona . Non era insolito il saluto cordiale a colleghi e colleghe, pur con eccezioni e variazioni,non era insolito il fatto che chiedesse perché qualcuno/a non fosse venuto/a  al lavoro (e questo valeva per tutte/i, senza eccezioni di sorta).

Interiormente era tutt’altro discorso. Era chiaro che quel sorriso in quel particolare momento era stato l’inizio di una serie di pensieri attraverso i quali aveva modificato la sua visione di Daniela, che (forse?/ senz’altro?) stava cominciando a diventare qualcosa di più di una collega di lavoro simpatica e gradevole . Forse lo stato nascente di un famoso libro di Alberoni in cui si parla di innamoramento ed amore?

Mario non riusciva a confessarselo ancora del tutto, aveva ancora qualche ostacolo o barriera  razionale che glielo impedivano.

Forse la cosa era dovuta allo stato di guerra fredda con Silvia?   

Cosa gli saltava in mente per iniziare a sbarellare per una donna che  comunque  non rivelava né in modo palese né occulto problemi di relazione e convivenza con la sua metà e che nel contempo non aveva dato adito col suo modo di fare e di comportarsi di un suo atteggiamento modificato nei confronti di Mario? Boh!

Il Mario razionale si diceva “-Cazzo, ma Daniela sorride spesso per indole e per modo di fare e io su di un sorriso sto costruendo il Taj Mahaal. Alla mia età mi faccio paranoie  di stampo adolescenziale? Devo darmi un pizzicotto, ho quarantacinque anni-”.

Il Mario irrazionale (o meno razionale ,se vogliamo) “- Ma ieri ha sorriso in modo diverso e il suo sorriso mi ha cambiato il corso della giornata e questo non è mai successo! Chissà come l’ho guardata dopo. Cosa avrà visto nel mio sguardo per farmelo notare? Vuoi vedere che…..-”.

Sta di fatto che quel giorno  Mario salutò Daniela al suo arrivo in ufficio modo particolarmente cordiale con tendenza all’affettuoso andante con brio,.

Daniela sulle prime parve sorpresa ,ma ricambiò il saluto del collega con l’immancabile sorriso reso (per Mario,naturalmente) ancora più luminoso da un particolare bagliore dei riflessi verdi dei suoi begli occhioni.

La giornata lavorativa mattutina trascorse senza particolari problemi, anzi Mario dovette nel corso della mattina svolgere,oltre al suo anche una parte del lavoro del Dr. Meliconi che si era dovuto recare alla sede centrale della banca per partecipare ad una riunione

Nello svolgimento del lavoro era affiancato da Daniela e quel giorno la circostanza gli faceva particolarmente piacere. I due si trovavano in sintonia quando capitava che dovessero lavorare insieme, vuoi per le modalità di approccio al lavoro (avevano la tendenza ad arrivare al cuore del problema cercando di risolverlo senza fronzoli, orpelli  o cascami burocratici non necessari) vuoi per il fatto che erano abituati a dialogare ed a scambiarsi vicendevolmente idee e suggerimenti. Per fortuna nessuno dei due si lasciava imprigionare  dal ruolo lavorativo. Qualcuno lo chiamerebbe approccio pragmatico, ma molto probabilmente non era solo ciò. Erano due persone che andavano d’accordo sul piano personale ed utilizzavano la circostanza in modo favorevole .

Alla fine della mattinata e dopo la pausa pranzo in una vicina pizzeria dalle parti di piazza Bottini, Daniela propose a Mario di prendere il caffè insieme..Mario accettò la proposta di buon grado (non era la prima volta che gli capitava di bere il caffè con Daniela) proponendole il locale del giorno prima.

Daniela disse -“Va bene”_. Presero il caffè seduti ad un tavolino all’esterno (l’azzurritudine del bel ciel di Lombardia continuava a persistere)

Questa volta Mario si sbilanciò un pochino prima della sigaretta finale (anche se cercava in tutti i modi di non darlo a vedere, a volte riuscendoci, era un po’timido) e parlando con Daniela le disse -“Oggi ti ho vista volentieri, anche se in ritardo e direi anche piu’ volentieri degli altri giorni. Sono stato contento che quel rompino del tuo capo fosse in riunione così ho potuto starti vicino qualche ora in più. -“ A queste parole Daniela, che era una donna dotata di grande intuizione e di  sensibilità non comune , accarezzò Mario sulla guancia, sfiorandogli le labbra con un bacio . Senza dire altre parole si avviarono sorridenti e tenendosi per mano al lavoro . Alla fine del pomeriggio lavorativo si salutarono ancora scambiandosi baci e carezze, dandosi l’arrivederci. Mario disse - “Mi dispiace che domani debba andare a Roma per colpa di un nostro cliente che ha fatto rientrare dei fondi da un paradiso fiscale ,ma per venerdì sarò di ritorno. Replica di Daniela : bacioni in serie e saluto “-Ciao cucciolone arrivederci-” Daniela si avviò alla fermata del 93 in via Pacini e Mario lungo via Valvassori Peroni diretto a casa. Era più leggero di una piuma di pulcino.

Qui trovò Silvia che lo salutò in modo “normale” . Non si rivolse a lui chiamandolo “Dongiovanni dell’Ortica,ma chiamandolo per nome. Gli chiese anche com’era andata sul lavoro (forse la fase fredda si stava attenuando,però…… ) Mario rispose “ Molto bene ,grazie (omise ovviamente qualche particolare …….) Il dialogo era di stampo burocratico-matrimoniale, ma su toni diversi dai giorni precedenti. Mario capì che Silvia stava iniziando ad” ammorbidirsi”., ma non vedeva l’ora di trovare un luogo in casa dove scaricare la piacevole tensione della giornata  e replicò “Scusami, ma domani devo andare a Roma per lavoro . Sarò di ritorno in serata.” Adesso vado in studio a leggere ancora qualche documento. Andò in studio, si mise davanti al computer, ma non degnò di uno sguardo i documenti che aveva in cartella. (li aveva già analizzati la mattina dopo che il capo filiale gli aveva comunicato della necessità che andasse a Roma). Nel frattempo arrivò anche Lucio che saluto’ i genitori senza accennare (strano) alla maglia. Mario rispose al saluto del figlio come se non avessero avuto un vivace diverbio la sera prima. Sembrava non fosse successo niente! Nel corso della serata la famigliola guardò un film in Tv dopo cena e si diedero reciprocamente la buona notte. Mario , dopo che il figlio si fu ritirato in camera 

Sua, andò a sistemare il divano letto in soggiorno. Silvia nel vederlo  gli disse “ Lascia stare, forse ho esagerato e ti chiedo scusa. Il tuo posto è accanto a me. Quella notte cercò di far la gattina , ma Mario non volle fare il micio-”. Disse “Scusami, ma sono stanco, buonanotte -“Accompagnò la buona notte con un fraterno bacino sulla fronte.  La mattina seguente Mario si alzò per andare a prendere l’aereo per Roma, salutò i familiari bevendo solo un caffè e si recò all’aeroporto. Purtroppo la faccenda non andò del tutto liscia ,in quanto la questione non si risolse nell’arco del giovedì . Si doveva fermare a Roma anche la mattina del venerdì con annessi problemi logistici che comunque risolse. Chiaramente avvisò la moglie dell’inconveniente nel tardo pomeriggio e Silvia gli rispose “Va bene, a domani. Niente di più e niente di meno.

Il venerdì mattina si alzò per recarsi ancora alla sede centrale della banca e …..

 

  

Capitolo secondo ( e finalino con quiz)

 

 

I versi finali di “ 29 settembre “ recitano “Oggi giornale radio del 30 settembre –voce fuori campo- Mi son svegliato e  sto pensando a te ricordo solo che che  ieri non eri con me.

Il buio ha cancellato tutto di colpo volo giù dal letto corro lì’ al telefono t’amo, t’amo tu,,,,,,, E Mario telefona a………..nella speranza che un giorno tutta la città corra intorno a loro.

 

 

Quiz finale

A chi ha telefonato Mario?

Risposta a – Silvia

Risposta b – Daniela

 

Risposta

La risposta esatta è Daniela . (esatta per Mario,naturalmente). Ognuno/a di noi può essere d’accordo o meno. Io personalmente sono d’accordo con Mario.