Il vecchio Preside e il Dottore

Antonio Raimondi


" Cari lettori…perdonateci se esperimentiamo ancora una volta ciò che ogni cultore dell’antico conosce: quella quotidiana e ossessiva consuetudine col passato che incrina il nostro sentimento del tempo, ci fa ondeggiare e vacillare tra l’ieri e l’oggi, ci fa cittadini di tutti i tempi e di nessun tempo.Ma la colpa, se di colpa si tratta, è degli " amati libri " che attraggono gli animi delicati e non li lasciano più."

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"" Le prostate letterarie…Montaigne, Sainte-Beuve, Voltaire, Franklin, Rouseau, D’Alembert, Hugo,Benjamin...il famoso medico del XVIII secolo, Tronchin, poneva in guardia gli uomini di lettere contro un’esistenza passata alla scrivania , e aveva immaginato per loro un mobile che consentiva di leggere e scrivere stando in piedi (leggiio). Nonostante la servitù della prostata la vecchiaia è un’età senza confini dove il tempo si fa leggero.

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Quel giorno lo ricordo bene.Dalla bella e svettante cupola in stile bizantino della Chiesa-Madre si spandevano lunghi e lenti rintocchi di campane che suonavano a morto.Diffondevano il pianto e l’angoscia di una famiglia per la perdita di una giovane vita.Ognuno si segnava la fronte con il segno di croce e rivolgeva in cuor suo una preghiera di compassione.Fu dunque in quel giorno di silenzio e tristezza infinita che andai in soccorso dei "disturbi urinari " di un vecchio ma attivo preside in pensione, chiamato dalla solerzia di una moglie-custode dei suoi sentimenti e preoccupata della sua salute.Strano tipo per la gente, il preside Giovanni La Viola . Sempre sprofondato tra le sue " sudate carte", professore di letteratura, provato da eventi luttuosi, vive in meditazione nella sua traboccante biblioteca.La maggior parte di noi, lancia ai i propri libri occhi di diffidenza, lui con i suoi ci parla anche a tarda notte. Appartiene ad una classe d’età che ha avuto alle spalle una storia di ideali e sacrifici.Uomini, che hanno creduto alla purità e all’onestà, cultori del valore della verità, della morale e della coscienza .

Spirava da tutti i mobili,dai tappeti,dalle tende, dagli scaffali zeppi di libri quell’odore particolare delle case antiche, in cui la vita si era consumata tra studi e ricerche storiche: il respiro d’un altro tempo.Vive a tal punto di cultura e di studi,che trascura perfino i bisogni del suo corpo, compresa la sua salute.Accetta di farsi visitare da me, solo per avere l’occasione di parlarmi delle sue amate ricerche storiche. Quel giorno mi impedì di raccogliere l’ anamnesi.E mi raccontò di sé e di una nostra passeggiata. E io lo ascoltai affascinato, anche se a tratti intercalava con naturalezza una frase latina , una " arbresh" ed una lettura-recitazione dei suoi famosi epigrammi. Durante il breve viaggiò mi sottolineò

le condizioni tristissime dei nostri paesi dell’interno. Eccome , se me la ricordavo l’andata a Castroregio per incontrare un altro studioso di storia patria: il sig. Licursi.

Ci venne incontro sulla strada, ci abbracciò e scherzando ci indicò l’orizzonte ideale da dove eravamo partiti…Kat’ aùtas tas depinàs ànatolàs…Lì verso la collina di Broglio,sublime vedetta e sacrario dei nostri numi protettori.

Arrivammo giusto in tempo per sentire il dolce suono dei rintocchi dell’Avemaria della chiesetta, mentre il cielo, di un turchino intenso, si stava soffondendo di viola. E sotto, nella dolce campagna già raccolta nelle prime ombre della sera, spiccava tra i mandorli spogli e tristi una filiera di ispide agavi e di fichidindia che si affacciavano quasi a precipizio su un maestoso ciglione.

Non ha paura della morte, di quel limite assegnato alla vita umana, di quella "struttura" del tempo che avanza.Non gradiva tanto le medicine.Per tanti anni e tanto cammino aveva sfuggito l’assalto di questa nostra compagna invisibile ed era consapevole della tremenda necessità d’incontrala.

Parlammo della solitudine dei contadini e massari di quelle contrade sperdute, degli olivi saraceni, di quel maestoso pino ,il primo ad indorarsi al sole al mattino . Si stagliava maestoso sul ciglio dell’aia, con la punta rivolta all’azzurro tenue del cielo.Il preside,aveva allora come adesso, un’aria limpida del volto,una nobiltà gentile ed altera del portamento,una dolcezza mesta dello sguardo e del sorriso arricciato,quella soavità di voce che aveva insegnato a tanti giovani l’amore per lo studio.

"Sai" mi disse mentre lo visitavo, porterò sempre con me ,un giorno, quella malinconia profonda di quei sentieri percorsi. Quell’aria satura di fragranze, di prugnole,di mentastri, di salvie, di ginestre. La visione di quegli alberi antichi come i sorbi e i " ccùmmuri", i castagni, i " garrùpi" e le querce. Anche i corbezzoli selvaggi selvaggi , irti di polloni ,sognavano quella solitudine cosmica e quell’armonia della natura, condivisa da tempo immemore col popolo degli alberi amici (…un pezzo di musica ed un albero hanno qualcosa in comune…Cechov 1888).Tutto si accordava soavemente con i discorsi ed coi nostri animi, vagheggianti i versi immortali di Omero ,Virgilio, Dante e Manzoni.Sembrava li declamasse ad una immaginaria classe di alunni sui banchi di scuola!!

E , tra una " pollachiuria "ed una "nicturia" sofferta, mi partecipava di questi stati d’animo forti. Coglievo, nel contempo, sul suo volto di discendente di "Skanderberg" il trasognamento per quella terra calpestata e offesa dall’incuria di amministratori ottusi, la tristezza infinita per quegli alberi piantati dai loro padri ed ora abbandonati .Una riconoscenza per quegli "uomini-autori "antichi, assorti nel loro sogno perenne di sopravvivenza atavica alle fatiche della terra, da cui il vento, che dialogava col fumo delle loro case di pietra, cercava invano di scuoterli.E pensò alle sue creature pubblicate con affetto tenerissimo e profondo, come fedeli testimoni della sua memoria e delle sue idee. Ad esse avrebbe affidato la sua immortalità di studioso !.Da tempo lontano dalla vita degli uomini, chino sugli amati libri, riusciva meglio a percepire la voce dei venti e del mare vicino, lo sfavillio delle stelle lontane e le blande carezze lunari nelle sue notti insonni.

E’ tardi! Emozionato. Ma pronto a riprendere il discorso sulla sua vita di studioso dopo la conclusione del suo grande Dizionario italo-albanese dei Personaggi.Mi congeda dicendo: c’è una iscrizione in una tomba di un saggio latino che dice:" Evasi effugi. Spes et Fortuna, valete.Ludificate alios".Fammi sapere, la prossima volta, come renderesti quel "ludificate". Caro, vecchio preside…maestro d’ironia e di saggezza !!! Aveva preso ancora una volta in giro me e le mie medicine moderne!!

Capita a volte, cari lettori, di cadere addormentati in un sogno, quando un’ amicizia e la stima che ne consegue assume la densità dell’olio di prima spremitura, o del mosto prima che diventi vino. Una densità inusuale che ti fa cambiare la percezione del tempo, quando l’intensità delle emozioni di un dottore-" studente " e degli eventi vissuti con il " maestro", dilata le ore del nostro tempo quasi all’infinito.