POESIA COME PREGHIERA

Antonio Raimondi


Russia, inizi del 1900, stazione ferroviaria. In una sudicia, affumicata, gelida sala di aspetto di terza classe, una Madre, ormai vecchia negli anni ma ancora vigorosa nel fisico, scoperta dalle spie della polizia zarista, trova la forza di proclamare quella fede politica che ha condiviso con il figlio, operaio e socialista, e che l'ha liberata da una vita di schiavitù e di stenti. " Sapete perché hanno condannato mio figlio e tutti quelli che erano con lui?…Lo sapete?…Ve lo dirò io e voi crederete al cuore di una Madre ed ai suoi capelli bianchi. Ieri hanno condannato quegli Uomini perché hanno portato a tutti voi la Verità "…

Dal romanzo "La Madre " di Massimo Gor'kij


COME UNA VOLTA

Poche case soltanto
e un muro di giorni lacerati
fra me e le tue mani.
Saprei dove trovarti:
nel nodo più stretto del tuo vicolo
dove il silenzio è ombra lunga
che ha fermato il cuore degli orologi.
Verrei di sera
a perdermi in trame d'indifferenza
degli occhi vuoti di bambini scalzi
appollaiati sulle scale di pietra,
a chiedere al tuo specchio spezzato
se t'ha vista mai bambina, sposa, madre.
Ed invece ti cerco nei campi bruciati
dai respiri di estati senza tempo, nelle radici di un canto disperato
che ha pietrificato i giorni, nel cuore delle storie tradite,
nelle vene di ogni lacrima
che cade sulla terra assetata.
In un cupo cimitero di chitarre
è sepolto ormai il filo
che ha tessuto ghirlande alle stagioni,
legando i tuoi capelli ad uno ad uno.
E ti cerco dove so di non trovarti.
Ma altri venti verranno, ah, se verranno,
forse dall'est,forse dall'ovest
a portarti nel vicolo tenerezze di lune
e l'odore acre delle more
che raccoglievi lungo la pista dei muli.
Verrò a posare il capo sul tuo grembo
e sentirò nella tua carezza i fremiti
dei primi mattini del mondo.
Il suono di una fisarmonica
ubriaca di storie azzurre
ripercorrerà le vene dei secoli
per riportarci sulla grande aia,
dove balleremo e balleremo e balleremo.
Come una volta, madre dolcissima.

POESIA del mio amico Franco De Marco.
***


Ho letto la tua poesia .O forse sarebbe meglio chiamarla preghiera? L' hai composta per la tua vecchia madre, depositaria del dolore, della dedizione, del sorriso, della lontananza, della serenità, o della memoria collettiva ? Forse ti sei ispirato a tutte le madri, o addirittura alla Madre di tutte le madri. Ho immaginato che l'hai scritta al lume di quella stessa candela, che ti ha visto giovane studente chino su quei libri della vita che ancora non comprendevi. Di notte, in una di quelle notti di luna ,che tu, nei tuoi quadri, hai sempre appesa col filo ai tetti delle vecchie case del nostro paese.Ispirato e protetto dalle mura scrostate e macchiate di olio della casa natale, che ti hanno visto bambino scalzo tra i vicoli rincorrere i tuoi sogni. Hai guardato il suo volto sereno ed hai sognato…


- Dante

" Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio…"


- S. Francesco d'Assisi con il suo canto aurorale e rivoluzionario che è il Cantico delle creature;- le poesie-preghiere di Jacopone da Todi o infine la lunga invocazione a Maria (non è forse questo il nome di tua madre) che conclude il Canzoniere del Petrarca " Vergine bella ,che di sol vestita " …( una confessione come la tua ? ) tutta pudicamente intrisa di pentimento e di speranza.
Grazie di avermi fatto dono di questa poesia, che attraverso sentimenti eterni e valori universali ci fa ritrovare la strada maestra. Per una sera mi hai fatto dimenticare l'egoismo, la sete di danaro, la smania di potere, l'ambizione, l'invidia, l'ipocrisia, il sospetto, la gelosia, l'ira, la vendetta o ,peggio, la diffusa corruzione, che trionfano e dilagano nella completa indifferenza di una società che non si scandalizza più, che tutto accetta e permette. Il Flora definì la lettura dei poeti il più consolante riposo, mentre il padre David Maria Turoldo diceva che la poesia è un fatto di " religione". Io leggendoti mi permetto di affermare che poiché la poesia nasce dal profondo del nostro essere, è l'espressione più autentica della nostra spiritualità. Pindaro ,il più grande poeta della lirica corale greca, uomo di profonda ispirazione religiosa e di ricchezza di immagini diceva:

" Noi siam di un giorno…
sogno di un'ombra è l'uomo; ma dove
baglior divin gli piove,
dolce è la vita, e nella luce ei posa".

Mentre nel Magnificat papa Wojtyla: " Esalta, anima mia, la gloria del Signore,
Padre d'immensa poesia ". Non si può essere santi se non si è stati veramente uomini, non si può essere poeti se non si è dotati di una grande sensibilità. Bisogna conoscere le vicende del nostro vivere e soffrire quotidiano; conoscere la gioia, la tenerezza, il dolore per un affetto o un amore perduto, la sofferenza per una rinuncia, la stanchezza o l'insoddisfazione per il lavoro, l'ingiustizia e la violenza della sopraffazione. E' necessario esercitare la mente e il cuore.E' necessario piangere per saper veramente pregare, non solo per noi ma, soprattutto, per gli altri.E' necessario cioè immergerci nella poesia, dove potremo filtrare la nostra sensibilità, l'amore, il dolore, la gioia, la tenerezza, la malinconia, la delusione, la nostalgia, il rimpianto, il ricordo, la" Speranza." La poesia rileva, nel suo semplice ed armonico ritmo il mistero che è in noi, nonché il nostro desiderio di libertà e di infinito. E' la nostra confessione più vera, la nostra essenza fatta di incanti, di sogni della propria utopia, di desideri, di estasi allorché il verso arriva ad esprimere quel " Pensiero" che ti fa annegare nella visione mistica della vita. La poesia ti dà la capacità di capire un bisogno, di lenire uno sconforto, di alleviare un dolore profondo, di ravvivare una speranza, di restituire la fiducia, di farti accarezzare un sogno, sia pure in un mondo carico di dubbi, distaccato ed egoista. La poesia è sollievo della nostra solitudine umana, il bisogno d'infinito della nostra anima, il desiderio di pace per il nostro cuore ,la risposta alla nostra ragione spietata: la NOSTRA PREGHIERA INTIMA. Fu anche il sostegno del nostro conterraneo Tommaso Campanella quella poesia, espressione della sua liricità dura e forte come il suo bisogno di libertà, che lo confortò in tutto quel periodo di indicibili sofferenze: " Io nacqui a debellar tre mali estremi:
tirannide, sofismi, ipocrisia ". Certo che se la poesia passa dal creato (oh la pace che può dare un cielo stellato, il lume della luna, le ombre dei boschi, il silenzio del mare, un campo arato con fatica) al Creatore e la nostra parola diventa una preghiera, possiamo dire con David Maria Turoldo: " E' grande la fatica di amare e la fatica di vivere ,o Signore " . Come vedi,caro Franco, anche un solo verso può fare grande l'Universo, può essere l'espressione più autentica della sintesi tra l'umano ed il divino. Termino questo mio volo o elucubrazione mentale e mi congedo da questa tua poesia, che ha

" il profumo nel cuore, il profumo di un ramo di mirto,
e la rondine in volo segue il suo sogno
per volare lontano…in una musica di indicibile silenzio ".