CLIENTELA PARTICOLARE
By Ismaele
Quella visione non fece sicuramente piacere ad Antonio.
L’uomo segaligno vestito di scuro che sembrava uscito da un film di gangster anni trenta, lo fissava in modo del tutto innaturale, non gliela contava assolutamente giusta.
Primo, non l’aveva mai visto.
Secondo, parlava con una voce metallica che sembrava uscita da una feritoia dell’ultimo giocattolo elettronico in vendita ai grandi magazzini.
Terzo, stonava davvero con tutto.
Capelli posticci, scarpe più grandi di almeno tre numeri.
La testa lievemente appuntita e di un colorito che nessun ittero o cianosi avrebbe reso credibile.
Scongiurò tutti i diavoli che non fosse uno dei suoi soliti transfert, poi resosi conto dell’inutilità degli esorcismi sospirò con rassegnazione, aspettando l’inevitabile corso degli eventi.
* * *
La coscienza del suo stato di follia era subentrata un paio d’anni prima. Aveva sempre sognato ad occhi aperti, ma questo era considerato normale nell’ultima edizione del DSM XIV.
A lui però era capitato qualcosa di più di un semplice sogno ad occhi aperti.
Ormai le turbe psichiche erano state esplorate fino in fondo e la psichiatria diventata una scienza esatta. I farmaci avevano raggiunto un’efficacia tale che una psicosi era comunemente considerata alla stregua di un raffreddore.
Ad altri interrogativi si dedicavano le grandi menti della scienza medica all’alba del terzo millennio.
A chi toccava certificare il decesso di un androide?
Era lecito chiudere l’ambulatorio nei giorni prefestivi?
Quale tipo di compenso sarebbe mai spettato ad un sostituto?
Leggeva sui titoli della rivista telematica della sua congregazione.
Quella però, pensò sbuffando, era pura filosofia.
Un senso acuto di frustrazione, lo riportò a considerare la sua condizione mentale.
Rivide la prima manifestazione della malattia.
* * *
Una sera di ottobre, mentre stava raccogliendo le idee nell’ambulatorio semivuoto, lisciandosi quella pancia che aveva amorosamente coltivato nel corso degli ultimi anni, si era presentata una signora grassottella, nulla di più di una zitella petulante. Al primo impatto, a ripensarci, non sembrava affatto un’allucinazione.
Capelli azzurri, d’accordo, ma con la moda “pensionato- dell’- anno”, non si poteva mai dire.
Quell’essere, dunque, era entrato nello studio e con voce robotica gli aveva chiesto di darle un’occhiata alla gamba.
Sulla superficie della natica si osservavano due scaglie bluastre che al tocco si erano sbriciolate, per lasciare il posto a due nuove scaglie azzurrine nel giro di pochi secondi.
Lo stesso gluteo presentava una consistenza ossea e al suo tentativo di percussione aveva risposto con un suono cupo.
Si era passato più volte le mani nei capelli (grattatio capitis semper fugavit male, dicevano gli antichi maestri) e poi aveva proposto una consulenza dermatologica.
-No dottore, lei deve curare me.
Aveva detto la tipa, con un accento metallico.
-Ma, vede.... il quadro e’ molto complesso…
-No! Vecchio medico curava sempre con successo. Comune allergia a peli di Zorg, io penze.
Allora all’improvviso aveva cominciato a realizzare..
Non perdendosi d’animo, decise di fare un tentativo e aveva ribattuto:
-Ho capito, il suo Zorg ha appena avuto i piccoli?
-Esatto! Girano tutti e sedici per la casa!
-Bene!
Disse, accettando il copione e girandosi per prendere dallo scaffale una boccettina di antistaminici
-Utilizzi questo prodotto. Una compressa al giorno.
Lo sguardo della signora si era illuminato.
Antonio chiuse gli occhi e quando li riaprì la cliente era svanita.
* * *
Era decisamente folle. Aveva pensato allarmato.
Stava costruendo un sogno ad occhi aperti di III classe, adesso lo riconosceva. Il tessuto lo imbastiva il suo subconscio, chiari, ad esempio i riferimenti alla fantascienza, genere letterario di cui era stato ingordo consumatore per decenni.
L’evoluzione però, era imprevedibile.
Fissò sul tavolo il biglietto da cinquanta crediti, nuovo di zecca. Era la prova, assolutamente realistica dell’avvenuto consulto.
Naturalmente, si rendeva conto di aver sognato tutto, di essere stato preda di un raptus e si chiese dubbioso se dovesse consultare il suo amico Andrea, psichiatra del comportamento-generazionale-avanzato-interetnico.
Ma era successo di sera e finì per concludere che un buon sonno avrebbe cancellato tutto, destino cui spesso e volentieri vanno incontro le tristi considerazioni serali
Purtroppo le visioni non smisero, anzi si intensificarono, al ritmo di una alla settimana.
Così, aveva visitato esseri sempre più improbabili, come il sauropode di Capella, l’uccello implume di Tau, la gelatina senziente di Epsilon Eridani (rabbrividì al ricordo della esplorazione ginecologica che era stato costretto ad eseguire).
Erano entrati nel suo studio polipoidi, ursidi, cetaceiformi in tuta omeoplastica, insomma un delirio di creature che aveva dell’incredibile e lui sempre più sicuro.
Il fatto e’ che avendo dato per scontata la natura fantastica di quelle apparizioni, non si sentiva in difficoltà, anzi aveva sempre guidato il gioco, inventandosi competenze che non aveva, con un’aria gioviale e molta ribalderia.
Del resto nessuno si era presentato per reclamare o aveva preteso un controllo.
Sorrise al pensiero.
Pazzo, senza ombra di dubbio.
* * *
-Sei decisamente matto, sei sempre stato così e te ne accorgi solo adesso?
Disse Andrea, con un largo sorriso.
-Sempre distratto, sempre a fantasticare, dai tempi del liceo.
E’ semplicemente una fuga dalla vita reale, che evidentemente in questo periodo non deve piacerti affatto.
Certo se la cosa si strutturasse….. saresti un malato gravissimo, ma dopo tutto, conosci qualcuno che non lo sia ?
Aveva concluso ridendo.
Poi gli aveva consigliato di assumere una compressa di ssraifulmineus.
-Funziona praticamente sempre e per qualsiasi cosa!
Canticchiò, parafrasando il jingle che si poteva ascoltare tutte le volte che si apriva il giornale parrocchiale.
-Stasera tu e Joanna, venite da noi a cena? Dopo assisteremo al discorso a reti mondiali unificate di Silvio XVI!
Antonio rabbrividì schernendosi. Da quando era stato approvato l’emendamento che imponeva l’applauso-domiciliare-obbligatorio-controllato, non era più così entusiasta nell’ascoltare SS.
Era comunque saggio non far trapelare troppo tali sentimenti.
-Joanna ha problemi di salute- mentì- Un’altra volta senz’altro!
Lo aveva lasciato in fretta.
Così finalmente aveva provato quelle celebri capsule azzurre, e la cosa sembrava funzionare.
Per tre settimane, niente più allucinazioni.
Un po’ paradossalmente, quasi gli mancavano, anche perchè, la sua lucida follia gli aveva fatto sempre trovare, evidentemente preparate precedentemente dal suo alter ego, gli onorari sul tavolo, sempre e solo biglietti da cinquanta. Non era affatto male.
Si era fatto un nome non c’e che dire, pensò esplodendo in una risata.
Però, poichè da qualche mese non succedeva più, ormai si considerava guarito. Fino a quella mattina.
Fino a quel maledetto spaventapasseri che si ritrovava di fronte.
Di che si tratterà stavolta? Pensò. Un’ulcera del quarto stomaco? Una congiuntivite da cristalli dell’occhio nucale?
-Ich bin Radox ...
Esordì lo sconosciuto. Poi resosi conto che qualcosa non andava, armeggiò frettolosamente con un aggeggio a forma di stilografica. Criiiich.. truiiit... squitti’ la stilografica.
Antonio contò con moolta calma mentalmente fino a dieci.
- Sono Radox di Riegel. Disse infine la voce, in inglese.
Ovviamente! Pensò Antonio. Mi sentirà l’informatore del ssraifulmineus! Gli riservò mentalmente una serie di commenti sarcastici. Alzò gli occhi al soffitto.
- Sono venuto appena ho potuto. Problemi di sincretismo astrale.
- Sincretismo astrale?
- Temo che... ehm.. non capireste... ci vorrebbero decine di anni per spiegarle…disse con una saccenteria che non gli piacque affatto. Antonio tagliò corto:
- Mi dica, qual’e’ il suo problema?
- Non… non sono…
Altri serie di suoni impronunciabili dalla stilografica.
- .....ehm, un malato. Sono, ehm ehm…un funzionario.
-Mi dica, allora.
Lo esortò Antonio, divertito dalla novità.
-Sono venuto per farle un discorsetto. Lei, ehm... ha svolto una
Attività illegale, lo sa?
-Non mi dica che non ho emesso le fatture!
Esclamò rabbrividendo.
-Fatture?
- Credo che non capirebbe...
Disse Antonio, vendicandosi
- non riuscirei a spiegarglielo neanche in decine di anni….Ma torniamo a noi, scusi se insisto, qual’e’ il problema?
Sollevando il mento, Radox riprese:
- Mi riferisco al fatto che lei ha esercitato un’attività medica che non le competeva. Non mi fraintenda, la prego.
L’errore in fondo, e’ stato nostro. Per un meccanismo troppo complesso perchè lei possa comprendere (Antonio digrignò i denti), il suo pianeta e’ stato escluso dai rapporti con la congregazione dei pianeti ad ovest di Orione.
Non sareste dovuti proprio essere presenti nelle mappe stellari ufficiali.
Purtroppo...ehm, un disguido tecnico ha fatto in modo che una serie di viaggiatori si fermassero
Qui… sbagliando…per così dire….. ambulatorio.
- Interessante, pensò Antonio, - ma io come potevo saperlo?-
- Infatti, non poteva. Per questo non le saranno comminate sanzioni.
Radox fece una pausa. Si voltò in giro e vide il lavabo. Leccandosi le labbra chiese:
- Posso usarlo?
- Prego, prego, si serva
Radox si avviò in punta di piedi verso il lavabo e con aria lussuriosa aprì il rubinetto. Le mani gli tremavano. Rimase per qualche istante a fissare il getto d’acqua, rapito, infine ci tuffò letteralmente la testa, emettendo un mugolio.
Poi si scosse a malincuore si ricompose, prese un asciugamano di carta, si schiarì la voce e si rimise a sedere
-Mi scusi. L’acqua e’ così preziosa!
Antonio stava tamburellando nervosamente con i polpastrelli sulla scrivania.
-Stavo dicendo, lei ha fatto qualcosa di illegale. Senza preparazione specifica ha curato delle forme di vita di cui non conosceva assolutamente nulla. Fate così di solito sul vostro pianeta?
-Beh…quasi sempre.
Rispose Antonio bruscamente. Poi, a bruciapelo:
- Ma, mi dica, come e’ possibile che parlassimo tutti la stessa lingua?
- Non parlavate affatto la stessa lingua. C’era ovviamente un traduttore memo-psicotico modello universal
- Ah, sì, ovviamente.
Che idiota! Pensò, avrei dovuto saperlo.
- La cosa, le stavo dicendo, non si ripeterà più. E lei dovrà dimenticare. O lo farà di sua volontà oppure sarò costretto a procedere io.
Così dicendo, a mo’ di dimostrazione, appoggiò sul piano della scrivania un piccolo cubo, nero e opaco.
- Stia tranquillo..
Sospirò Antonio,
- E’ mio fermo desiderio non ricordare più nulla di quei momenti.
- Allora, d’accordo!
Disse Radox sollevato.
- Per me questo e’ sufficiente. Del resto non credo che le crederebbero qualora volesse rivelare al mondo i fatti successi.
-Mi tolga una curiosità, però..
Aggiunse l’alieno guardandolo per la prima volta con una punta di rispetto.
-Vede, la denuncia e’ partita da un gruppo di suoi uhm…colleghi galattici. Erano letteralmente imbestialiti. Perché ehm, deve sapere….i pazienti, fatto del tutto incredibile, guarivano! Come diamine ha fatto?
- Eh eh, segreto professionale!
Proclamò Antonio con una certa alterigia
-Ho utilizzato una tecnica antichissima, e molto, molto sviluppata sulla terra. Non credo che lei sia in grado di capire….Non credo nemmeno che il suo traduttore possa farcela....si chiama...
“facciatosta”.
Radox lo guardò con ammirazione, poi rimase per qualche minuto immerso in pensieri.
- Forse dopo tutto, il momento in cui i terrestri faranno parte della confederazione si sta avvicinando. Disse tra se e se, poi scrollò le spalle
Ripose il cubo nella tasca del gessato e si alzò, dirigendosi alla porta. All’ultimo momento però ebbe un sussulto, un’esitazione, e si voltò:
- Già che ci siamo....
Fece una pausa che ad Antonio sembrò di imbarazzo,
- Le dispiacerebbe darmi una controllata alle branchie? E’ gia da un po’ di tempo che…
- Ma certo!
Rispose Antonio rassegnato, alzandosi e brandendo la piletta.